Il nuovo Rapporto I-Com su reti e servizi di nuova generazione, presentato al Convegno tenutosi lo scorso 11 novembre, fa il punto sulla situazione italiana relativamente alla diffusione della banda ultralarga, sia fissa che mobile. I risultati emersi da una survey condotta sui principali operatori di telecomunicazioni nostrani mostrano che, per quanto riguarda il mobile – come tradizionalmente in Italia – la copertura è piuttosto diffusa, e pari all’89,6% in media sul territorio nazionale, con una percentuale di popolazione raggiunta che supera l’80% (fino ad arrivare al 96% della Lombardia) in tutte le regioni, ad eccezione di Basilicata e Sardegna (71% e 79%, rispettivamente). Sulla rete fissa, non si rileva un dato altrettanto positivo: a giungo 2015 poco più di un terzo delle unità immobiliari esistenti risulta essere raggiunto dalla rete di ultima generazione, precisamente il 37,5%. Esiste, tuttavia, una certa variabilità all’interno del territorio nazionale, con regioni con un grado di copertura superiore anche di 20-30 p.p. rispetto alla media nazionale, come la figura sotto evidenzia. Il dato appare ancor più interessante se si fa caso ad un “dettaglio” che l’analisi mette in luce: il digital divide cosiddetto – che vedrebbe, in genere, le aree più ricche del Paese avvantaggiate rispetto a quelle più povere (le regioni meridionali, tipicamente) – mostra, in questo caso, di andare invece nella direzione opposta. Appartengono, infatti, al Mezzogiorno le due regioni (Calabria e Campania) col più elevato grado di copertura della banda ultralarga, seguite dal Lazio. Le regioni settentrionali sono, invece, più o meno il linea con la media nazionale o al di sotto di questa, come nel caso del Triveneto. Sono quattro le regioni – e due di queste, appunto, del Nord Italia – che appaiono in considerevole ritardo rispetto al resto d’Italia: si tratta di Val d’Aosta, Abruzzo, Sardegna e Trentino Alto Adige, dove meno di una unità immobiliare su cinque è raggiunta dalla banda ultralarga fissa.
Sotto il profilo concorrenziale, del 50% della popolazione che, secondo l’analisi svolta, risulta essere coperta dalla rete di nuova generazione[1] quasi i due terzi hanno la possibilità di scegliere tra almeno due operatori per la propria connessione in banda ultralarga. L’analisi regionale mostra che in quasi tutte le regioni – fanno eccezione solo Val d’Aosta e Molise – esiste una forma di duopolio; risultano 6 le regioni con una presenza – sebbene (più o meno) limitata a determinate aree – di 3 operatori[2].
Un plauso, dunque, merita l’Italia quantomeno sul piano dell’offerta che, grazie anche alla spinta statale, sembra essersi messa in moto e destinata a colmare soprattutto il gap esistente tra il nord e il sud del nostro Paese. Ancora tanto c’è da fare per colmare il ritardo maturato rispetto agli altri Paesi europei, ma per questo ci sarà bisogno di “smuovere” anche la domanda, aspetto che desta in questo momento le maggiori preoccupazioni e che, dipendendo principalmente da variabili socio-economiche strutturali, appare ancor più rigida e necessita, dunque, di un altrettanto deciso intervento pubblico.
[1] Va tenuto conto del fatto che, nei comuni raggiunti dalla rete, la copertura in genere non è mai totale ma limitata ad una percentuale compresa, in media, tra il 70% e l’80%. Ciò implica che il dato di copertura stimato nella presente analisi è certamente più elevato di quello reale
[2] Va, in questo caso, specificato che nell’analisi si tiene conto solo dei 3 principali operatori a livello nazionale: non si considera la presenza – in alcune città non poco rilevante – di Metroweb, il che rende – almeno per alcune regioni – la valutazione, qui discussa, del livello concorrenziale sul territorio una stima per difetto.