La relazione inversa tra prezzo del petrolio e investimenti in rinnovabili

blogNon basta il continuo e persistente crollo del prezzo del petrolio ad arrestare l’ascesa delle rinnovabili. È quello che ci si aspettava: che la maggiore convenienza dei combustibili fossili, unitamente al contenimento degli incentivi alle rinnovabili, spostasse l’asse verso investimenti di altra natura. E, invece, nonostante altri fattori contrari – quali la ripresa del dollaro, il rallentamento dell’economia europea e la riduzione dei costi del fotovoltaico, che fa diminuire i valore investito a parità di capacità installata – nel 2015, appena conclusosi, gli investimenti in fonti rinnovabili hanno segnato il record, raggiungendo – come risulta dai dati diffusi da Bloomberg New Energy Finance nel suo ultimo report pubblicato qualche giorno fa – un valore di 329 miliardi di dollari (il 4% in più rispetto all’anno prima), una cifra cresciuta ad un CAGR di oltre il 17% dal 2004 ad oggi.

Di questi investimenti l’area EMEA copre poco più di un quinto, incidenza che è andata via via diminuendo negli anni (era il 53% nel 2004): nell’ultimo quadriennio, anche in termini assoluti, i Paesi EMEA hanno destinato minori risorse, quasi dimezzando l’importo complessivamente investito – che è passato dai 135 miliardi di dollari del 2011 ai 72 miliardi di dollari del 2015. Ciò a dispetto di quanto avvenuto nei Paesi dell’area asiatica, dove gli investimenti – inizialmente più contenuti – hanno conosciuto una costante e sempre maggiore crescita, registrando un CAGR del 27% (8,3% e 17% per EMEA e Americhe, rispettivamente).

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Più nello specifico – fa presente il rapporto – il più grande investitore è di gran lunga la Cina (da cui proviene ben un terzo degli investimenti totali), dove c’è stata una forte spinta da parte del governo allo sviluppo di solare ed eolico per far fronte alla domanda di energia elettrica contenendo, al tempo stesso, le conseguenze per l’ambiente. Seguono gli Stati Uniti, che hanno investito nel solo 2015 circa 56 miliardi di dollari (circa la metà rispetto alla Cina). Per quanto riguarda l’Europa, in testa è sicuramente il Regno Unito, che ha investito 23,4 miliardi di dollari, ben più di Germania (10,6 mld $) e Francia (2,9 mld $).

Con riguardo alla destinazione d’uso, solare ed eolico la fanno decisamente da padrone: con una capacità installata di 121 GW (64 di solare e 57 di eolico) hanno rappresentato circa la metà della nuova potenza elettrica installata complessivamente nel 2015, inclusa la capacità da fonti fossili, nucleari e rinnovabili. La gran parte degli investimenti complessivi (circa il 60%) è stata destinata a grandi progetti utility-scale come parchi eolici e fotovoltaici, impianti a biomassa e piccole centrali idroelettriche, i più grandi dei quali nel Mare del Nord e sulle coste della Cina. In seconda battuta, troviamo il solare sul tetto e altri progetti di piccola scala, che hanno cubato per oltre 67 miliardi di dollari.

 

 

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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