Il finanziamento a debito delle spese mediche: un’ulteriore distorsione nell’accesso alle cure?

Da più parti è stata ormai espressa la preoccupazione che l’aumento della componente privata della spesa sanitaria, in particolar modo di quella out–of–pocket, possa generare dei meccanismi regressivi nell’accesso alle cure. In sintesi, la possibilità di curarsi potrebbe venire a dipendere strettamente dalla distribuzione del reddito della popolazione. Il Servizio Sanitario Nazionale sostiene una quota pari al 77 % della spesa totale (2014), circa il 6,7 % del PIL, lasciando alla spesa privata il finanziamento del restante 23 %. La maggior parte della spesa privata è coperta dai pagamenti diretti delle famiglie, mentre è minima la quota veicolata da polizze assicurative e organizzazioni mutualistiche. Inoltre, parte della spesa privata è finanziata per indebitamento. Nel tentativo di limitare il fenomeno della rinuncia alle cure, laddove non si riesca ad accedere al servizio pubblico e non sia possibile sostenere individualmente la spesa, si rischia però di introdurre elementi aggiuntivi di discriminazione nell’accesso alle cure. Da un’indagine campionaria sulle richieste di finanziamento condotta dal comparatore Facile.it, in collaborazione con Prestiti.it,  risulta  che nel secondo semestre del 2015 il 4% delle richieste di prestito presentate avesse come finalità, dichiarata al momento della richiesta, la copertura di spese mediche. Nel periodo sono stati stati erogati circa 28.000 prestiti a sostegno di pratiche sanitarie, per un volume complessivo di più di 340.000 euro. La richiesta di finanziamento per questo tipo di spese fa parte del credito al consumo: si tratta del finanziamento della spesa corrente di persone fisiche o famiglie che permette di rimandare o rateizzare i pagamenti. Le garanzie che vengono chieste al consumatore sono limitate ma il tasso di interesse applicato a questa tipologia di prestiti è molto più elevato rispetto, ad esempio, a quello sui mutui. Secondo lo studio l’importo medio del prestito richiesto per le spese mediche è pari a 6.600 euro, da rifondere nell’arco di quasi cinque anni, e viene richiesto per trattamenti di vario tipo: dagli impianti per l’ortodonzia alla gestione delle terapie di lunga durata. L’età media al momento della domanda di finanziamento è di 44 anni e lo stipendio medio di 1.500 euro. Già nell’entità del finanziamento emergono le prime diseguaglianze: le donne, che rappresentano il 39% del campione, richiedono finanziamenti inferiori di 800 euro rispetto agli uomini (6.100 euro contro 6.900 euro), che rappresentano il restante 75% del campione. A determinare questa differenza è il reddito da lavoro su cui possono, in media, contare per rimborsare il finanziamento: 1.200 euro le donne, 1.700 gli uomini. Andando oltre il tema delle differenze di genere, che richiederebbe in altra sede una riflessione più approfondita, è chiaro che sia il reddito individuale a determinare tanto la concessione del credito quanto l’entità dello stesso e, quindi, la possibilità di finanziamento delle spese mediche per cui viene richiesto. Il grado di diseguaglianza della distribuzione dei redditi disponibili in Italia (misurato tramite l’indice di Gini), seppur non allarmante, è uno dei più elevati tra i paesi dell’OCSE: il rischio di osservare crescenti distorsioni nella capacità di accesso alle cure è, se non scientificamente provata, almeno da tenere in considerazione.innovazione_

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