Il GSE fa il punto sull’ETS in Italia. È stato, infatti, pubblicato lo scorso 15 febbraio sul portale del GSE il Rapporto sulle aste di quote europee di emissione, allo scopo di potenziare l’azione informativa a livello nazionale, a fronte dell’interesse dei referenti istituzionali e degli operatori italiani.
Dal rapporto l’Italia risulta aver collocato 69 milioni di EU Allowance (EUA) per il periodo 2013-2020, che le sono valse 527 milioni di euro di proventi: l’Italia è così terza per introiti ricavati, dopo Germania e Regno Unito. E’ quarta invece per la collocazione di EU Allowance Aviation (EUA A): davanti vi è anche la Spagna, che occupa la seconda posizione in classifica, e registra proventi per oltre 16 milioni di euro, circa il 13% in più rispetto all’Italia. Il dato è spiegato anche dal fatto che le emissioni del settore aereo di competenza nazionale pesano meno delle emissioni legate alla produzione industriale ed energetica italiane in proporzione a quelle degli altri Stati membri.
Guardando all’andamento temporale dei proventi d’asta per l’Italia, tralasciando il 2012 – anno di avvio, pertanto non interamente interessato – tra il 2013 ed il 2015 i ricavi risultano aumentati del 36%, risultato reso possibile non dall’aumento dei volumi di quote collocate, quanto piuttosto dall’aumento del prezzo medio (+ 25% rispetto al 2014 e + 68% rispetto al 2013), passato dai 4,39 euro del 2013 ai 7,37 euro medi del 2015 – con un picco di 8,38 euro nel quarto trimestre. Il mercato europeo del carbonio ha insomma registrato i valori massimi degli ultimi tre anni, probabilmente come conseguenza di una maggiore fiducia nel framework regolatorio (backloading, Riserva di Stabilità del Mercato, revisione della 4° fase dell’EU ETS).
Per l’anno in corso è previsto il collocamento di oltre 77 milioni di EUA – il 10,5% del totale messo all’asta – e di 749mila EUA A – il 12,5% delle quote EUA A totali previste per l’anno – con proventi attesi variabili tra i 600 e i 750 milioni di euro.