Italia, maglia nera per l’obsolescenza delle apparecchiature elettromedicali

downloadNegli ultimi anni, l’innovazione nei sistemi di risonanza magnetica, tomografia computerizzata e di radiologia ha fatto passi da gigante, garantendo un’elevata qualità dell’imaging, riducendo le dosi di radiazioni emesse ed ottimizzando l’efficienza dei processi clinici.

Le apparecchiature elettromedicali giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella diagnosi di alcune patologie. Si viene, spesso, esortati a sottoporsi con regolarità ad esami di screening, soprattutto con mammografi, ecografi e TC perché questi consentono di scoprire in tempo l’insorgere della malattia e di conseguenza aumentare la possibilità di guarigione.

Purtroppo però, il parco tecnologico presente nelle strutture sanitarie italiane versa in uno stato di grave obsolescenza: nel nostro paese la maggior parte delle apparecchiature elettromedicali ha superato la soglia di adeguatezza tecnologica. In particolare – come ha recentemente denunciato Marco Campione, Presidente dell’Associazione Elettromedicali di Assobiomedica –  oltre 1.300 mammografi, 15.000 ecografi e 400 TC hanno abbondantemente superato la soglia di adeguatezza tecnologica. Ben 1.200 mammografi convenzionali hanno più di 13 anni e il 20% ne ha addirittura più di 20.

Gli ultimi dati pubblicati da Cocir  (European Coordination Committee of the Radiological, Electromedical and Healthcare IT Industry) attribuiscono al nostro Paese il 25% delle apparecchiature di diagnostica per immagini da sostituire, classificandolo tra i peggiori Paesi europei dietro Romania (18%), Repubblica Ceca (12%), Slovacchia (10%), Bulgaria (9%) e Ungheria (6%).

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La maglia nera assegnata all’Italia per l’obsolescenza delle apparecchiature elettromedicali conferma ciò che Assobiomedica segnala da tempo: il progressivo peggioramento del parco tecnologico che non consente ai cittadini di poter beneficiare di apparecchiature adeguate.

È chiaro, dunque, che l’elevato stato di vetustà del parco tecnologico, conseguenza della spending review degli ultimi anni,  può incidere in modo negativo sulla qualità e attendibilità delle indagini a cui si sottopongono i pazienti e sui programmi di prevenzione.

È quindi urgente investire in innovazione di qualità e procedere alla dismissione delle tecnologie ormai superate perché al contrario di come si pensa – precisa Campione – un processo di sostituzione sistematico e progressivo nel tempo delle tecnologie più obsolete porterebbe, invece, ad un’ottimizzazione dei costi in grado di avere un ritorno sull’investimento già nel breve periodo.

Infine, oltre al progressivo invecchiamento delle apparecchiature elettromedicali si registra un ulteriore problema – su cui I-Com ha focalizzato l’attenzione nel corso della roundtable del 10 febbraio 2016ovvero la riduzione delle risorse destinate alla gestione e manutenzione che compromette il corretto funzionamento delle apparecchiature, ancora una volta a discapito dei pazienti. 

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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