Il mondo dell’energia sta cambiando velocemente ed i processi di innovazione nei territori sono sempre più incentrati sullo sviluppo delle rinnovabili. L’Italia – che, con i suoi 850mila impianti spalmati su tutto il territorio nazionale, dalle aree interne alle grandi città, ha visto crescere il contributo delle rinnovabili ai consumi dal 15% al 35,5% in dieci anni – è al centro di questi cambiamenti. È quanto afferma il nuovo rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente, realizzato col contributo di Enel Green Power e presentato qualche settimana fa presso la sede del GSE.
È una fotografia originale quella che viene presentata, proprio perché mette al centro dell’analisi il territorio. È sorprendente la crescita nel numero di Comuni italiani in cui sia installato almeno un impianto da fonti rinnovabili, passato dai soli 356 Comuni del 2005 agli 8.047 del 2015, praticamente la totalità dei Comuni italiani.
La crescita è stata particolarmente forte nei primi cinque anni del decennio considerato – ma comunque positiva e costante anche negli ultimi anni – e specialmente accentuata nel solare – fotovoltaico in primis, ma anche il termico tiene il passo. Ormai in ogni Comune italiano, infatti, è presente almeno un impianto fotovoltaico, ed in quasi uno su cinque l’energia prodotta grazie a questa tecnologia è superiore al fabbisogno delle famiglie residenti. Malgrado il rallentamento delle installazioni negli ultimi anni, infatti, l’Italia è oggi il primo Paese al mondo per incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici e possiede alcune esperienze di innovazione più interessanti a livello mondiale che vedono protagonisti proprio comunità, enti ed imprese locali.
Fonte: Elaborazione I-Com su dati Legambiente
Più di un Comune su tre possiede almeno un impianto a biomasse, mentre sono 1.275 i Comuni con almeno un impianto idroelettrico (fino a 3 MW). Resta più contenuta la diffusione, a livello territoriale, di impianti eolici e geotermici – con 850 e 535 Comuni rispettivamente – che complessivamente sono stati comunque in grado di produrre, nel 2015, 20,3 TWh di energia elettrica, ossia il fabbisogno di oltre 7,5 milioni di famiglie italiane.
Il rapporto intende dare ulteriore prova di quanto importante possa rivelarsi promuovere politiche con nuove strategie nello sviluppo degli impianti solari, eolici, da biomasse, geotermici ed idroelettrici nel territorio italiano, per poter sfruttare al meglio i vantaggi legati allo sviluppo di queste tecnologie, che vanno dalla riduzione della produzione da termoelettrico e dunque delle emissioni di CO2 – con i benefici che ne derivano per il Pianeta, in termini sia climatici che economici – alla minore dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di fonti fossili, alla riduzione del costo dell’energia nel mercato elettrico e, da ultimo (ma non per importanza), all’aumento dell’occupazione nel settore. Le opportunità da cogliere – proprio con riguardo a quest’ultimo aspetto – sono molto: basti pensare che in Germania gli occupati nelle rinnovabili sono 400mila – grazie alle certezze che il Governo, attraverso le sue scelte politiche, ha dato e continua a dare alle imprese – mentre in Italia, nel 2014, sono stati 82mila gli occupati nel settore, il 35% in meno rispetto al 2011, grazie al taglio degli incentivi e all’assenza di una prospettiva di investimento per il futuro.