È stato di recente presentato il Medium-Term Gas Market Report 2016, il rapporto con cui ogni anno la IEA – Agenzia Internazionale Energia – fornisce una dettagliata analisi del mercato del gas per il successivo quinquennio, individuando gli elementi principali che probabilmente ridisegneranno l’industria globale del gas nei prossimi anni.
Ciò che appare evidente è l’esistenza di un contesto in rapida evoluzione che pone sfide importanti sia all’industria che ai policy maker. La domanda è certamente aspetto trainante in questa evoluzione: dopo una fase di stasi – con tassi di crescita annui pari all’1%, contro il 2,2% medio annuo del decennio precedente – le stime al 2021 parlano di un aumento complessivo pari a 3.900 miliardi di metri cubi, corrispondente ad una crescita annua dell’1,5%.
Sono la più lenta domanda di energia primaria, da un lato, e la riduzione dell’intensità energetica, dall’altro, a provocare questa minor crescita nella domanda di combustibili fossili, gas incluso: neanche i prezzi bassi del petrolio (e delle fonti fossili in generale) sono riusciti ad invertire la tendenza. Questo venir meno della relazione prezzo-domanda mette in luce l’importante ruolo che altri fattori stanno evidentemente giocando, primi tra tutti la disponibilità di carbone a costi molto contenuti e i costi sempre decrescenti e l’indiscusso sostegno pubblico di cui beneficiano le fonti rinnovabili.
Questa crescita contenuta nella domanda di gas è trainata principalmente dal rallentamento nella domanda asiatica (in particolare, cinese), già cominciato nel 2014 ed intensificatosi nel 2015, quando il tasso di crescita è stato pari a solo il 4%, molto inferiore rispetto al tasso annuo medio del 15% registrato nel quinquennio precedente.
Ne deriva una produzione che anche stenta a decollare, con il gas utilizzato proporzionalmente sempre meno nella generazione elettrica. La timida crescita della domanda non basterà a bilanciare il mercato, almeno nel prossimo futuro: gli impianti continueranno quindi a lavorare al di sotto della propria capacità e, secondo la IEA, solo verso la fine del periodo considerato – dunque, l’inizio de prossimo decennio – i tassi di impiego si risolleveranno, anche se difficilmente raggiungeranno nuovamente i livelli che hanno caratterizzato il biennio 2011-2012.
La presenza di over supply non rassicura, tuttavia, rispetto ai problemi di sicurezza delle forniture, essendo solo il lascito di decisioni di investimento passate, fatte sulla base di tutt’altri prezzi e tutt’altre previsioni sulla domanda. Le previsioni sugli investimenti futuri, infatti, sono tutt’altro che rosee: se già nel 2015 gli investimenti hanno subito una battuta d’arresto, è dal 2016 che si cominceranno a vedere davvero gli effetti dei prezzi decrescenti. Siamo a metà anno, in effetti, e non risultano essere stati approvati nuovi progetti sinora. E finché la domanda non riprenderà a crescere ed i prezzi a salire – conferma la IEA – sarà difficile veder aumentare le scelte di investimento. D’altra parte, le previsioni dell’Agenzia parlano di prezzi che continueranno a subire forti pressioni: negli ultimi due anni, infatti, i prezzi del petrolio hanno determinato non solo un calo altrettanto consistente nei prezzi del gas ma anche una forte convergenza tra i benchmark regionali. E così, nei primi cinque mesi del 2016, il differenziale tra i prezzi spot del GNL asiatico e quelli statunitensi – una volta pari a circa 11 dollari per MBtu – è risultato pari a solo 2,5 dollari per MBtu.
Gli operatori del mercato intanto si chiedono se questa situazione sia qualcosa di temporaneo o se si tratti piuttosto dell’inizio di un cambiamento strutturale per l’industria del gas. E qualcosa lascia propendere per questa seconda ipotesi.