I disturbi del comportamento alimentare sono complesse malattie mentali che portano, chi ne è affetto, a vivere con l’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine corporea. Il peso, tuttavia, non è un marcatore clinico imprescindibile di disturbi del comportamento alimentare, perché anche persone di peso corporeo normale possono essere affette dalla patologia[1].
Tali disturbi insorgono, prevalentemente, durante l’età adolescenziale e colpiscono soprattutto il sesso femminile. Attualmente, gli studiosi sono concordi nel ritenere che il modello causale multifattoriale sia il più adatto a spiegare l’insorgenza di tali condizioni patologiche, ossia che esiste una concomitanza di fattori – e non, quindi, una sola causa scatenante – che possono variamente e diversamente interagire tra loro e favorire la comparsa e il perpetuarsi del disturbo alimentare. I fattori principali si riconducono sostanzialmente a tre categorie, che sono tra loro strettamente correlate: fattori predisponenti (genetici, psicologici, ambientali), fattori precipitanti o scatenanti e fattori di mantenimento[2].
I fattori predisponenti includono, ad esempio, la bassa autostima, le difficoltà interpersonali, l’insoddisfazione corporea: tutte condizioni che, non di rado, caratterizzano l’adolescenza, fase in cui si è fragili e vulnerabili e in cui si vivono trasformazioni fisiche e psicologiche rilevanti.
Il progressivo aumento della prevalenza di giovani in sovrappeso o che sviluppano disturbi del comportamento alimentare ha caratterizzato l’ultimo decennio. Secondo l’American Academy of Pediatrics – che ha recentemente pubblicato le linee guida “Preventing Obesity and Eating Disorders in Adolescents” – i disturbi alimentari costituiscono la terza più comune condizione cronica negli adolescenti, dopo l’obesità e l’asma.
Le linee guida illustrano cinque strategie evidence-based per aiutare i giovani a prevenire l’obesità e i disturbi del comportamento alimentare. In primis, è fondamentale scoraggiare le diete o l’uso di pillole dimagranti; inoltre, distogliere l’attenzione dall’argomento “peso” e focalizzarla sugli stili di vita sani. Evitare di fare confronti o di prendere in giro i ragazzi con chili di troppo, al fine di non innescare comportamenti errati per dimagrire nel modo più celere possibile e che possono scatenare conseguenze molto serie, come le aritmie cardiache.
Inoltre, vi sono altre due raccomandazioni che non vertono sulle azioni da evitare bensì sui comportamenti che i genitori dovrebbero adottare: pranzare in famiglia consumando cibi sani e dando, dunque, il buon esempio; promuovere la corretta alimentazione e la pratica dello sport, incoraggiando i propri figli ad avere un adeguato rapporto con l’immagine del proprio corpo.
L’American Academy of Pediatrics sostiene, dunque, che i medici e i genitori, attraverso comportamenti esemplari e una migliore comunicazione, possono scongiurare malattie come anoressia e bulimia, che interessano tutti gli adolescenti e non solo chi ha problemi di peso.
Le nuove linee guida sono state redatte per fronteggiare una situazione che sta diventando sempre più pericolosa ed impegnativa, non solo negli Stati Uniti ma anche in altri Paesi e si spera che con il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei genitori e dei medici si possa riuscire ad aiutare i giovani ad evitare il pericolo di sviluppare disturbi del comportamento alimentare in una fase particolarmente critica della loro vita.