Il pacchetto copyright UE: un difficile crinale tra tutela dei diritti e accesso ai contenuti

Lo scorso 14settembre la Commissione UE ha presentato l’atteso pacchetto di proposte per la modernizzazione delle norme che regolano il diritto d’autore nel nuovo mondo digitale.

Un mondo in cui le tecnologie stanno cambiando il modo in cui la musica, i film, la televisione, la radio, i libri e la stampa vengono prodotti e distribuiti e in cui divengono accessibili. Nuovi servizi on-line, quali la musica in streaming, le piattaforme di video on demand e gli aggregatori di notizie, sono diventati molto popolari, mentre i consumatori si aspettano sempre più frequentemente di accedere a contenuti culturali mentre si spostano e attraversano le frontiere. Secondo le intenzioni di Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione responsabile per il Mercato unico digitale,  obiettivo principale è aumentare la diversità culturale in Europa e facilitare la disponibilità e l’accesso ai contenuti online, oltre a introdurre norme più chiare per tutti gli utenti online. Le proposte, come noto, fanno parte della strategia per il Mercato Unico Digitale  varata nel maggio 2015 e puntano ad offrire maggiori possibilità di scelta e migliore accesso ai contenuti online e transfrontalieri; a migliorare le opportunità nei campi dell’istruzione, della ricerca e del patrimonio culturale e più in generale a creare un mercato più equo e sostenibile per i creatori, le industrie creative e la stampa.

Secondo l’analisi di impatto condotta dagli uffici della DG Connect, già oggi quasi la metà degli utenti internet dell’Ue ascolta musica, guarda serie televisive e film o fa uso di giochi online; tuttavia, le emittenti e gli altri operatori hanno difficoltà ad assolvere i diritti per i propri servizi online o digitali quando vogliono renderli disponibili in altri paesi dell’Ue. Analogamente, i settori importanti dal punto di vista socioeconomico, quali l’istruzione, la ricerca e il patrimonio culturale, troppo spesso sono soggetti a restrizioni o a incertezze del diritto che ne ostacolano l’innovazione digitale quando utilizzano contenuti protetti dal diritto d’autore, anche oltre frontiera. Infine, gli autori, gli altri titolari di diritti e gli editori a stampa spesso non sono in grado di negoziare le condizioni né i pagamenti per l’utilizzo online delle proprie opere ed esecuzioni.

 Ma vediamo in sintesi quali sono le priorità del pacchetto varato dalla Commissione e che ha già destato reazioni negative soprattutto sul fronte dei produttori di contenuti.

Riguardo alle maggiori possibilità di scelta e ad un migliore accesso ai contenuti online e transfrontalieri, la Commissione introduce un meccanismo giuridico per consentire ai broadcaster di ottenere più facilmente le autorizzazioni dei titolari dei diritti di cui hanno bisogno per trasmettere programmi online in altri Stati membri dell’Ue allargando il ventaglio di scelta per i consumatori. Si tratta di programmi che le emittenti trasmettono online contemporaneamente alle loro trasmissioni televisive nonché ai servizi di catch up che desiderano mettere a disposizione online in altri Stati membri (la Commissione cita come esempi MyTF1 in Francia, ZDF Mediathek in Germania, TV3 Play in Danimarca, Svezia e negli Stati baltici e AtresPlayer in Spagna).

Le nuove norme dovrebbero rendere più facile per gli operatori che offrono pacchetti di canali televisivi (come Proximus TV in Belgio, Movistar + in Spagna, Deutsche Telekom’s IPTV Entertain in Germania) ottenere le autorizzazioni di cui hanno bisogno: invece di dover negoziare individualmente con ciascun titolare di diritti al fine di poter offrire tali pacchetti di canali provenienti da altri Stati membri dell’Ue, saranno in grado di ottenere le licenze tramite organismi di gestione collettiva che rappresentano i titolari dei diritti.

Per contribuire allo sviluppo delle offerte di video on demand (VoD) in Europa, la Commissione chiede agli Stati membri di istituire organismi di negoziazione per raggiungere accordi in materia di concessione di licenze, comprese quelle per i servizi transfrontalieri, tra i titolari di diritti audiovisivi e le piattaforme VoD. Un dialogo con il settore audiovisivo sulle licenze e l’uso di strumenti innovativi come le piattaforme per la concessione di licenze completerà questo meccanismo. Proprio questo è uno degli aspetti maggiormente contestato dal Coordinamento europeo dei Produttori Indipendenti (dove siede anche l’associazione italiana APT): in particolare a destare preoccupazione sono le proposte di regolamentazione Sat/Cab che estendono il principio di territorialità sull’online (IPTV) e Catch-Up TV. Si teme che con queste proposte si vogliano limitare le vendite produttore/broadcaster paese per paese a favore di accordi per licenze pan-europee che renderebbero svantaggiose le negoziazioni per i produttori, in particolare per i catch-up online.

Di grande rilevanza anche le misure volte ad aiutare i musei, gli archivi e le altre istituzioni a digitalizzare e rendere disponibile a livello transfrontaliero opere fuori commercio, come libri o film protetti da diritti d’autore ma non più disponibili al pubblico. Quanto al miglioramento delle norme sul diritto d’autore per la ricerca, l’istruzione e l’inclusione delle persone con disabilità, le nuove disposizioni proposte dalla Commissione dovrebbero ridurre le attuali restrizioni per studenti ed insegnanti quando desiderano utilizzare materiali e tecnologie di apprendimento digitali: oggi quasi un educatore su quattro si trova di fronte a restrizioni relative ai diritti d’autore nella propria attività di insegnamento digitale. La Commissione introduce una nuova eccezione per consentire agli istituti educativi di utilizzare materiali per illustrare l’insegnamento grazie a strumenti digitali e corsi online attraverso le frontiere. La direttiva proposta contribuirà inoltre a rendere più facile per i ricercatori in tutta l’Ue l’uso delle tecnologie di text and data mining (Tdm) per l’analisi di grandi insiemi di dati con ripercussioni positivi in materia di innovazione, considerando che attualmente quasi tutte le pubblicazioni scientifiche sono digitali e il loro volume complessivo è in aumento dell’8-9% ogni anno in tutto il mondo. La Commissione propone inoltre una nuova eccezione obbligatoria che consenta alle istituzioni che gestiscono il patrimonio culturale di preservare le opere in formato digitale, fondamentali per la sopravvivenza del patrimonio culturale e per l’accesso dei cittadini a lungo termine. L’obiettivo di creare un mercato più equo e sostenibile per i creatori e la stampa dovrebbe passare attraverso il rafforzamento della posizione dei titolari dei diritti nella negoziazione e nella percezione di una remunerazione per lo sfruttamento online dei contenuti su piattaforme per la condivisione di video quali Youtube o Dailymotion. Tali piattaforme, infatti, avranno l’obbligo di utilizzare strumenti efficaci, come tecnologie per individuare automaticamente canzoni o opere audiovisive che i titolari dei diritti hanno identificato e la cui autorizzazione o eliminazione è stata concordata con le piattaforme. La Commissione propone di introdurre un nuovo diritto connesso per gli editori, analogo a quello già esistente nel diritto dell’Unione per i produttori di film, i produttori discografici (di fonogrammi) e altri operatori delle industrie creative come le emittenti. Il nuovo diritto riconosce l’importante ruolo svolto dagli editori a stampa nell’investire in contenuti giornalistici di qualità e nel crearli, che è essenziale per l’accesso dei cittadini alla conoscenza nelle nostre società democratiche. Poiché saranno giuridicamente riconosciuti per la prima volta come titolari dei diritti, si troveranno in una posizione migliore quando dovranno negoziare con i servizi online l’uso dei propri contenuti o l’accesso ad essi e saranno maggiormente in grado di combattere la pirateria.

Tali disposizioni hanno trovato una accoglienza positiva in Italia da parte della FIEG (che proprio qualche mese fa ha sottoscritto un importante accordo strategico con Google), perché forniranno a tutti gli operatori un quadro giuridico chiaro per la concessione di licenze per contenuti ad uso digitale e dovrebbero condurre a colmare quel “value gap” dando maggior ossigeno a giornali e riviste in una logica di maggiore collaborazione con social media sociali ed aggregatori di notizie, rendendo la concessione di licenze e il rispetto dei diritti delle pubblicazioni più agevole.

Il negoziato a BXL si annuncia difficile e complesso, come del resto lo è quello sulla revisione della Direttiva Servizi Media Audiovisivi. Va trovato in tempi rapidi un equilibrio tra le posizioni in campo e che si può riassumere nelle parole di Ansip: “Il contenuto creativo dell’Europa non deve essere inaccessibile, ma deve anche essere rigorosamente protetto, in particolare per migliorare le possibilità di remunerazione dei nostri creatori“…”Senza un mercato unico digitale efficiente perderemo creatività, crescita e occupazione”.