Il nostro Paese si colloca al 20esimo posto nella classifica della salute globale: è ciò che emerge da quanto pubblicato pochi giorni fa su Lancet[1]. Questo lavoro, mostrato online sulla prestigiosa rivista il 21 settembre 2016, ha infatti permesso di riorganizzare i dati del Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors (GBD) tra il 1990 e il 2015, in base a 33 indicatori sui 47 correlati alla salute degli Obiettivi Sostenibili del Millennio[2]. Lo studio mostra dunque una classifica globale, nella quale vengono confrontati tra loro i risultati ottenuti da ben 188 Paesi e che evidenziano i progressi di ogni nazione verso gli obiettivi socio-sanitari del 2030.
Gli indicatori a cui si fa riferimento sono molteplici: non solo malattie trasmissibili e non trasmissibili, ma anche fattori socio economici e ambientali fanno ora la loro comparsa in questo nuovo scenario internazionale. Epatite B, malaria, tubercolosi, fumo, sovrappeso e alcol vengono infatti affiancati dal peso della mortalità materna e infantile, dalla disoccupazione, dalla violenza domestica, dai disastri naturali e dalle guerre.
Al primo posto della classifica troviamo l’Islanda, seguita da Singapore (secondo posto) e Svezia (terzo posto). Andorra, Gran Bretagna, Finlandia, Spagna, Olanda, Canada e Australia occupano le successive posizioni, fino alla decima. Il nostro Paese si colloca più in basso, al 20esimo posto, dopo la Svizzera (19esima posizione), mentre Germania, Francia e USA si trovano rispettivamente al 15esimo, 24esimo, e 28esimo posto.
Osservando i risultati ottenuti per ogni indicatore, il cui punteggio viene espresso in centesimi (valore massimo 100/100), il nostro Paese risulta caratterizzato dal problema del sovrappeso dei bambini da 2 a 4 anni (punteggio 39/100), del fumo (punteggio 52/100), dell’HIV (punteggio 54/100) e dell’inquinamento da polveri sottili (punteggio 53/100). In Italia si fa inoltre sentire il peso dovuto ai disastri naturali (punteggio 61/100), agli incidenti stradali, all’alcol, che non raggiungono gli 80 punti, come indicato in figura (Fonte figura: Lancet [1]). Ricordiamo infine il punteggio di 66/100 dovuto alla violenza del partner, un risultato ancora troppo basso, visto che non sempre gli episodi che si consumano dentro le mura domestiche vengono denunciati.
Il punteggio totale del nostro Paese, pari a 78/100, appare dunque abbastanza distante dagli 85 punti dell’Islanda, ed i vari indicatori mostrati in figura evidenziano, a colpo d’occhio, quali sono le aree dove appare necessario concentrare maggiormente gli sforzi.
D’altra parte l’Italia ha totalizzato ben 100/100 per quanto riguarda la malaria, le malattie tropicali neglette, l’acqua, l’igiene, la guerra, i problemi di arresto della crescita nei bambini al di sotto dei 5 anni, il deperimento nei bambini al di sotto dei 5 anni, e l’inquinamento indoor nelle case.
Lo studio pubblicato su Lancet, che confronta il nostro Paese con altri 187, ci pone dunque in una posizione, la ventesima, che invita alla riflessione: se infatti da una parte ci collochiamo tra i primi posti a livello globale, dall’altra i dati mostrano la presenza di lacune in vari settori, invitandoci a migliorare in diverse aree che, forse, tendiamo a considerare meno importanti o scontate. Ricordiamo infine che, al contrario di ciò che avviene in tante altre nazioni, gli italiani possono fare affidamento su un Sistema Sanitario Nazionale che si prende cura di tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche di ognuno, fattore che sicuramente deve aver giocato un ruolo fondamentale in questi 78 centesimi.