L’energia utilizzata in ambito urbano ha un peso sui consumi globali sempre più importante: si pensi che nel 1990 nelle città veniva consumata meno della metà dell’energia prodotta; nel 2014, si trattava di circa i due terzi, un aumento, peraltro, solo parzialmente spiegato dal processo di urbanizzazione che ha ulteriormente preso piede nell’arco dei 24 anni intercorsi. È quanto ci ricorda l’IRENA – l’Agenzia Internazionale dell’Energia Rinnovabile – nel suo recente rapporto intitolato “Renewable Energy in Cities”.
Questa importante crescita, unitamente al fatto che le aree urbane contano per oltre la metà della popolazione urbana, circa il 65% della domanda di energia globale e il 70% delle emissioni di CO2, rende indispensabile una profonda comprensione dei sistemi energetici urbani per tutti coloro che sono chiamati a prendere decisioni in merito al futuro energetico e climatico.
Le città giocano dunque un ruolo certamente importante nella transizione del sistema energetico derivante dalle soluzioni rinnovabili. Naturalmente il loro potenziale varia considerevolmente a seconda delle caratteristiche di ciascuna città. Nelle città ad alto (o medio) reddito, ad esempio, buona parte dei consumi energetici è destinata ai trasporti ed al settore residenziale – circa l’80% in tutte le città rappresentate nella figura, ad eccezione di Singapore e Città del Messico, dove il peso dei due settori si aggira intorno al 60%. Mentre in città dell’Asia o America Latina, è preponderante il settore industriale – con un picco a Shanghai, dove oltre 80% dell’energia richiesta è consumata in ambito industriale.
Il rapporto si concentra, pertanto, sui due segmenti (trasporti e residenziale) in cui le città a medio-alto reddito hanno maggiori margini di intervento, identificando 3 aree di priorità:
- Le energie rinnovabili negli edifici – In quest’ambito (quello probabilmente a maggior potenziale di efficientamento al momento), le opzioni possibili spaziano da soluzioni decentralizzate, in cui l’energia rinnovabile viene prodotta nelle immediate vicinanze dell’edificio (sia esso residenziale, commerciale o pubblico), a soluzioni centralizzate, in cui l’energia viene prodotta in un luogo più o meno remoto e poi distribuita agli edifici per mezzo della rete. Appartengono alla prima tipologia i collettori solari termici, i pannelli fotovoltaici, le caldaie a biomasse e i fornelli alimentati a bioenergia.
- Opzioni sostenibili per i trasporti – In questo caso, le principali opzioni riguardano i veicoli elettrici – che appaiono sin da oggi particolarmente promettenti nell’ambito delle aree urbane – biocombustibili (per i quali si prevede un’incidenza del 10% sui consumi totali al 2030) e l’idrogeno – tecnologia, questa, ancora fondamentalmente “immatura” ma considerata molto promettente.
- Creazione di sistemi energetici urbani smart ed integrati – Sempre maggiore diventerà l’integrazione tra energia e trasporti, da un lato, e sistemi di riscaldamento, dall’altro. Questo processo di integrazione deve, naturalmente, accompagnarsi alla creazione di una rete elettrica sempre più smart, sempre cioè più capace di gestire l’energia variabile derivante da fonti rinnovabili e di integrare al suo interno le più avanzate soluzioni ICT, così da sviluppare una rete distributiva sempre più affidabile.
Trasformare il sistema energetico urbano richiede, dunque, la consapevolezza che la questione non è semplicemente sostituire una fonte di energia con un’altra, ma piuttosto ripensare completamente l’intero sistema energetico, in tutti suoi possibili impieghi e le sue possibili interazioni. Tutto questo implica altresì un cambiamento di mentalità che consideri l’energia come un fattore chiave per la sostenibilità economica ed ambientale nel panorama urbano.