Il 5G e le sfide tecnologiche del futuro

5GL’instaurazione di una vera e propria società dell’informazione sta determinando la migrazione in rete di moltissime delle tradizionali attività facendo sì che quest’ultima stia diventando il luogo privilegiato in cui cittadini ed imprese entrano in contatto, interagiscono e concludono transazioni ed in cui gli individui si conoscono e scambiano le proprie esperienze. In questo contesto di profondo cambiamento, favorito, senza dubbio, dall’enorme progresso tecnologico in atto, stiamo assistendo al proliferare di sensori e dispositivi in grado di misurare praticamente ogni aspetto del nostro vivere quotidiano.

Si tratta, in particolare, della rivoluzione dell’“Internet of Things”, espressione con la quale si fa riferimento proprio alla crescente diffusione di dispositivi e sensori tra loro interconnessi e collegati alla rete. Ci troviamo di fronte ad un paradigma nuovo dalle potenzialità – e criticità – ancora in fase di comprensione ma che porta con sé il germe di un profondo cambiamento in grado di ridisegnare le tradizionali tecniche produttive industriali, introdurre nuovi servizi, favorire l’entrata sul mercato di nuovi operatori e l’individuazione di nuovi modelli di business, agevolare uno sviluppo sostenibile ed offrire ai cittadini/consumatori, alle imprese – ed alla P.A. – straordinarie opportunità in termini di semplificazione, sicurezza e risparmio. L’IoT si presenta, infatti, come un’innovazione multisettoriale di cui beneficiano – e sempre più beneficeranno – tutti i settori economici ed ogni categoria di utente. Si pensi ad esempio, alle opportunità connesse alla diffusione dei wearable devices nell’ambito della salute che consentono enormi guadagni di efficienza oltre ad un più puntuale monitoraggio dei parametri vitali dei pazienti, alle possibilità di risparmio offerte dalla disponibilità di reti elettriche intelligenti ovvero agli enormi benefici in termini di sicurezza realizzabili nell’automotive grazie alla disponibilità di tali sofisticatissime tecnologie.

Si tratta, evidentemente, di servizi diversi che richiedono, evidentemente, requisiti di connettività significativamente differenti. Ed infatti, mentre da un lato esistono servizi che comportano, ad es., la trasmissione di segnali video ed esigono, dunque, una capacità trasmissiva sufficientemente elevata, esistono, al contrario, casi – come quello dello smart metering – in cui la capacità trasmissiva non riveste particolare rilevanza, sussistendo invece criticità diverse da affrontare come ad es. quella legata alla gestione di un elevato numero di dispositivi da connettere, alla loro localizzazione ed alla necessità di contenere i consumi energetici, essendo prevista l’alimentazione a pile.

Premesso che la connettività al M2M può essere realizzata attraverso le tecnologie di rete fissa (rame, fibra) o radio (2G/3G/4G) ad oggi continuano ad essere largamente commercializzati dispositivi M2M basati su moduli 2G – a causa del basso costo dei moduli che la rende economicamente preferibile al 3G e 4G (un modulo 2G costa meno di $10, uno 3G circa $20, uno 4G circa $30) – che portano con sé, però, il rischio di generare fenomeni di congestione della rete in ragione della capacità di segnalazione massima. Ed infatti, nel caso di servizi SIM based, il dimensionamento delle reti 2G/3G è stato originariamente definito per supportare un numero di terminali per persona residente relativamente ridotto (56) rispetto alle decine di unità connesse per persona che si possono – e si potranno certamente – raggiungere con lo sviluppo dell’IoT. Ne discende, pertanto, che una rete tradizionale, chiaramente non calibrata sulle esigenze dell’M2M e dell’IoT si presenta, soprattutto in una prospettiva di medio-lungo periodo, come tecnicamente inadeguata a far fronte agli sviluppi del futuro che vedranno sicuramente nascere servizi ancora più sofisticati di quelli esistenti e, dunque, bisognosi di reti sempre più performanti.

In questo contesto in continua evoluzione l’implementazione del 5G potrebbe rappresentare la vera svolta. Dal punto di vista tecnico il 5G si presenta come una tecnologia a dir poco rivoluzionaria, in grado di soddisfare praticamente tutte le esigenze poste dall’M2M e dall’IoT. Si tratta, infatti, di una rete che assicura una velocità di trasferimento dei dati fino a 100 volte più veloce, riduce fortemente la latenza avvicinandola allo zero, assicura un volume di dati mobili mille volte superiore ai livelli attuali, consente di gestire un milione di dispositivi in 1 kmq, assicura una maggiore durata della batteria dei dispositivi e consente di utilizzare diverse frequenze da 400 Mhz a 100 Ghz. Siamo dunque di fronte ad una tecnologia in grado non solo di assicurare un evidente miglioramento delle performance ad oggi garantite dalle tecnologie tradizionali – anche da quella ad oggi più evoluta, ossia il 4G – ma anche di favorire lo sviluppo di una serie di servizi che saranno in grado di rivoluzionare la vita dei cittadini/consumatori e delle imprese e che con le tecnologie attualmente disponibili farebbero fatica – o non riuscirebbero proprio – a trovare applicazione.

Dell’importanza di sviluppare il 5G sono ben consapevoli le Istituzioni europee ed in particolare la Commissione che il 14 settembre 2016 ha diffuso il documento “5G for Europe: an Action Plan” accompagnato dal working document “5G Global Developments” in cui, dopo aver evidenziato i benefici economici connessi alla diffusione del 5G nei diversi settori industriali ed aver descritto i progressi compiuti a livello globale dai diversi Paesi, in accoglimento di molti dei rilievi e suggerimenti forniti nei documenti sottoscritti dal mondo dell’industria, ha tracciato una roadmap precisa per lo sviluppo del 5G nell’Unione ed una serie di azioni tese a favorire l’armonizzazione dell’uso dello spettro, l’interoperabilità e la creazione di sinergie tra i vari stakeholders interessati. Anche a livello nazionale l’attenzione sul tema è alta: l’AGCom, infatti, consapevole dell’importanza del 5G per il futuro dell’IoT, ha avviato un’indagine conoscitiva sullo sviluppo dei sistemi mobili 5G e sull’utilizzo di nuove porzioni di spettro al di sopra dei 6 GHz, per indagare le prospettive di sviluppo dei sistemi wireless e mobili verso la quinta generazione (5G) a livello nazionale analizzando l’evoluzione delle architetture di rete, valutando lo sviluppo delle principali applicazioni previste per le nuove reti, i piani di sviluppo sull’uso dello spettro e il grado di interesse del mercato per le bande di frequenza candidate per il 5G.

Non c’è dubbio quindi che i tempi siano maturi per implementare tale nuovo standard tecnologico e che intorno alla capacità di svilupparlo efficacemente ed in tempi rapidi si gioca il futuro dell’Unione e del nostro Paese. L’Italia, infatti, nell’implementazione delle tecnologie mobili ha sempre ricoperto un ruolo da leader in Europa; la sfida da affrontare e da vincere è dunque quella di assumere ancora una volta la posizione di Paese guida, sfruttare al massimo le opportunità di crescita che il 5G offre e recuperare quella competitività indispensabile ad agevolare una reale e duratura ripresa economica.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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