Emissioni Co2 che crescono poco per il terzo anno consecutivo. È quanto emerge dal rapporto Global Carbon Budget 2016: un tasso di crescita che, dal 2014, si mantiene al di sotto dell’1%. La prevista crescita di solo lo 0,2% nel 2016 sarebbe “merito” soprattutto di Cina e Stati Uniti che – ricordiamo – sono di gran lunga i principali responsabili delle emissioni di CO2, contando complessivamente per il 45% del totale mondiale. La Cina, ad esempio, ha registrato una riduzione dello 0,7% nel 2015, dopo una crescita media annua di circa il 5% nel decennio precedente. Meglio ancora gli Stati Uniti, con una diminuzione nel 2015 pari al 2,6% – avvenuta grazie soprattutto al minor impiego di carbone – che dovrebbe proseguire nel 2017 con un’ulteriore riduzione dell’1,7%, almeno secondo le stime. Certo, le recenti dichiarazioni del neo-presidente Trump sulle intenzioni di riaprire le miniere di carbone e togliere ogni freno alle industrie energetiche inquinanti sollevano non poche perplessità in merito al raggiungimento di un simile risultato.
Non si possono commentare risultati altrettanto positivi per Unione Europea ed India: l’UE, il terzo più grande emettitore con circa il 10% delle emissioni globali, chiude il 2015 con un aumento dei gas serra emessi dell’1,4% – a dispetto delle riduzioni registrate a partire dal 2010 – mentre l’India, del tutto controcorrente, fa segnare addirittura un + 5,2%.
L’altro aspetto interessante che emerge è il disaccoppiamento (“decoupling”) tra crescita economica internazionale – superiore al 3% – e andamento delle emissioni di gas serra – al di sotto dell’1%. La Cina, principale responsabile di questo risultato come sopra descritto, registra infatti un enorme calo nell’intensità di emissioni, dai quasi 3 kg di CO2 annui per dollaro di PIL negli ultimi anni ’70 ai 0,65 del 2015, che resta pur tuttavia il valore più elevato e quasi doppio rispetto alla media mondiale (0,39).
Se il disaccoppiamento sembra cosa fatta – ed è sicuramente un importante aiuto nell’affrontare il cambiamento climatico – una crescita quasi zero è, tuttavia, cosa ben diversa dal declino delle emissioni, quello che è invece necessario per la lotta al cambiamento climatico al di sotto dell’aumento delle temperature globali di 2°C. II tempo che resta oramai prima del punto di non ritorno è poco: secondo stime recenti, il carbon budget a nostra disposizione è di circa 800 miliardi di tonnellate da emettere nell’atmosfera e, ad un ritmo di 36 miliardi di tonnellate l’anno come quello attuale, non ci restano più di un paio di decenni.