La fornitura di energia sicura, competitiva ed ambientamene sostenibile per tutti i cittadini europei continua ad essere un obiettivo primario della politica energetica dell’UE costituendo anche il primo pilastro dell’Energy Union. Tale approccio cooperativo vede il proprio fondamento nell’assunto che solo un completa integrazione tra politiche, risorse e mercati possa consentire di raggiungere obiettivi così sfidanti in maniera efficiente. Proprio la complessità di questi obiettivi ha ulteriormente allargato l’orizzonte di cooperazione oltre i confini politici dell’Unione verso l’area del Mediterraneo, per ovvi motivi di contiguità geografica e storico/culturale. Nonostante le differenze esistenti in termini di assetti politico-istituzionali, sociali ed economici, infatti, le ragioni che spingono verso una sempre maggiore cooperazione energetica tra le due sponde del Mediterraneo sembrano prevalere. Tralasciamo in questo contesto considerazioni di carattere geopolitico legate alla sicurezza ed ai flussi migratori che ulteriormente rafforzano ed estendono ad altri campi questa necessità di cooperazione. Da un punto di vista quantitativo l’area mediterranea ospita circa il 7% della popolazione globale, produce l’11% della ricchezza mondiale con consumi energetici pari al 6,6% della domanda primaria mondiale, ed emissioni di gas serra pari al 5,7%.
Evidentemente esiste una notevole disomogeneità nei pesi relativi e nelle dinamiche dei vari indicatori rispetto alle due sponde del Mediterraneo. Se attualmente infatti il peso della componente europea è prevalente in termini di consumi e produzione di ricchezza, le dinamiche sociali – prima tra tutte la componente demografica – ed economiche porteranno ad un riequilibrio di questa situazione nel medio periodo. Con conseguenti aumenti della domanda di risorse energetiche e relativi impatti ambientali, qualora non si dovessero adottare specifiche misure. Tali considerazioni aiutano a meglio inquadrare i possibili spazi di cooperazione energetica, posizionandoli in un orizzonte di priorità temporale. Il paradigma fino a poco tempo fa dominante nei rapporti energetici tra le due sponde del mediterraneo ha visto i flussi di energia prevalentemente orientarsi da sud verso nord. Lampante è il caso degli idrocarburi (il Nord Africa è uno dei principali fornitori di gas dell’Europa), così come di alcuni progetti di sviluppo delle rinnovabili, che prevedevano un massiccio export verso la sponda nord.
Le recenti dinamiche di domanda/offerta di energia hanno profondamente mutato tale impostazione: si pensi al diffuso deficit di capacità di generazione elettrica di molti Paesi della sponda Sud, in contrapposizione alla over-capacity di alcuni dei Paesi europei (vedi fig. 1 ) e alla situazione di Paesi storicamente esportatori di gas come l’Egitto che si trovano oggi in una situazione inversa a causa della prorompente crescita della domanda. Il potenziale in termini di risorse energetiche della sponda Sud rimane comunque di assoluto interesse, sia in termini di fonti rinnovabili che di idrocarburi, come testimoniano i ritrovamenti di ingenti risorse digas nel quadrante Sud-Est.
Fig. 1: Capacità installata pro capite di impianti di generazione elettrica nei paesi del Mediterraneo (Fonte: elaborazione I-Com su dati UN)
Il tema delle risorse richiama naturalmente il tema delle infrastrutture e degli investimenti. Ovvero di come mobilitare risorse per aumentare le dotazioni infrastrutturali dei Paesi (soprattutto sponda Sud) e aumentare le interconnessioni fisiche. In un contesto in cui l’incertezza sui prezzi dell’energia e delle dinamiche economiche rendono ardue le previsioni di sostenibilità economica di progetti complessi, l’instabilità politica dell’area aumenta il rischio di investimento e gli assetti di mercato complicano la possibilità di investimenti esteri. Per quanto riguarda il gas, lo sviluppo delle infrastrutture di interconnessione est-ovest può rappresentare un importante diversificazione per gli approvvigionamenti europei, anche in considerazione dei recenti citati ritrovamenti di ingenti riserve nell’ off-shore di Cipro Egitto e Israele. Evidentemente questo potenziale sviluppo andrà reso coerente e compatibile con la vertiginosa crescita dei consumi interni di gas naturale dei paesi non-UE. Di particolare rilevo anche il tema delle interconnessioni transfrontaliere elettriche. Le reti di trasmissione presentano già un certo grado di interconnessione (Algeria, Marocco e Tunisia; Giordania ed Egitto che formano il così detto Sud-Est Pool). Per quanto riguarda le interconnessioni Nord/Sud Spagna e Marocco sono collegate, mentre è in avanzato stato di elaborazione il progetto di interconnessione Italia-Tunisia.
E’ evidente, in ogni caso, che lo sviluppo delle interconnessione fisiche non possa prescindere da una armonizzazione della regolazione tecnica di funzionamento delle reti, sul modello europeo ENTSO-E, e su una armonizzazione delle regole di mercato. Evidente il divario tra il mercato liberalizzato dell’area Nord e i mercati nazionali nell’area sud – generalmente ancora ispirati a modelli monopolistici verticalmente integrati. Estremamente interessante, in questa prospettiva il processo di integrazione dei mercati elettrici dei 6 Paesi dell’Sud-Est Europa (il così detto gruppo WB6) intrapreso con il processo di Berlino. Sullo sfondo di tutto il complesso e delicato tema dei sussidi all’energia, imponenti in molti dei Paesi sponda sud (fig. 2)
Fig. 2: prezzi medi dell’energia elettrica nei paesi del Mediterraneo (dati 2016; media paesi EU=100. Fonte: elaborazione I-Com su dati Eurostat e varie fonti nazionali)
Il tema della progressiva liberalizzazione dei mercati energetici è chiaramente cruciale rispetto al tema dell’attrazione degli investimenti, e quindi all’adeguamento delle infrastrutture energetiche. Il tutto andrà poi armonizzato con gli impegni di decarbonizzazione sottoscritti nell’ambito dell’accordo di Parigi. Grande spazio avrà quindi lo sviluppo delle rinnovabili e la diffusione di tecnologie di efficienza energetica, ambito in cui la cooperazione tra le due sponde del mediterraneo potrò essere estremamente proficua. Evidenti – al pari delle opportunità- le sfide del dialogo sui temi energetico/ambientali tra le due sponde. Prima tra tutte la mancanza di unitarietà nei Paesi sponda Sud, che impone all’Europa un più complesso approccio multi-bilaterale alla cooperazione. Uno degli obiettivi a medio termine delle attività di cooperazione dovrebbe essere orientata a creare un sistema di governance del settore energetico coerente con il quadro europeo e orientato alla liberalizzazione e integrazione dei mercati. Molto interessanti da questo punto di vista le iniziative di networking tra istituzioni (es. la rete dei regolatori dell’energia MEDREG) e tra organismi tecnici (es. la rete dei TSO MEDTSO e delle agenzie energetiche MEDENER), in cui l’Italia ha rivestito un ruolo propulsivo di primissimo piano. Proprio la grande eterogeneità dei paesi della sponda sud suggerirebbe approcci multi-bilaterali o sub-regionali per accelerare i processi lì dove le condizioni sono più favorevoli.
Cruciale sarà anche il tema del finanziamento dell’infrastrutturazione sia dei vari Paesi della Sponda Sud, sia per rafforzare le interconnessioni tra questi ultimi e tra le due sponde del Mediterraneo. Anche in questo ambito l’Europa può svolgere un importante ruolo, come si può intravedere dalle proposte della Commissione per il nuovo piano di investimenti verso i Paesi Terzi (così detto Piano Junker per l’Africa). L’Italia deve rimanere, per posizione geografica, storica e vocazionale, un player centrale in questi processi di dialogo e integrazione euro-mediterranea. Non solo continuando e, se possibile, ulteriormente potenziando, il ruolo da protagonista nella cooperazione inter-istituzionale e con la società civile, ma rafforzando anche il proprio posizionamento nelle interconnessioni transfrontaliere sia nel settore gas che nel settore elettrico. Proprio la strategicità di questi fattori dovrebbe trovare una specifica trattazione nella SEN di prossima elaborazione.