L’innovazione in ambito energetico non riguarda solo le imprese e i mercati, e neanche solo i consumatori; anche le Istituzioni, infatti, possono valorizzare un grande potenziale innovativo per rinnovare e rendere più efficaci le politiche pubbliche. Un campo di sperimentazione in questo senso è dato dalle politiche di contrasto alla povertà energetica, come si spiega nel Rapporto I-Com sull’innovazione energetica – presentato lo scorso 14 giugno a Roma.
In Italia esse si sostanziano principalmente nell’erogazione del “bonus sociale”, introdotto con il decreto legge 185/2008, convertito nella legge 2/2009. Esso consiste in un sussidio erogato attraverso la bolletta dell’energia elettrica e del gas ai consumatori intestatari dei rispettivi contratti di fornitura che appartengono a un nucleo familiare che mostri un indicatore ISEE non superiore a 8.107,5 euro. Per i nuclei familiari con più di 3 figli a carico, la soglia ISEE si alza a 20 mila euro. Inoltre, se è presente in casa, una persona che, affetta da gravi condizioni di salute, è costretta a fare ricorso a specifiche apparecchiature elettromedicali, è possibile richiedere il bonus per disagio fisico, cumulabile con il bonus per difficoltà economiche.
Per l’anno 2014, questa misura è stata finanziata con 87 milioni di euro per il bonus elettrico e 110 milioni per il bonus gas; tuttavia, sempre nello stesso anno, su 3 milioni circa di aventi diritto al bonus per la fornitura elettrica e 2,5 milioni aventi diritto al bonus per il gas naturale, soltanto 933 mila hanno beneficiato della prima misura e 625 mila della seconda. Come si può vedere, quindi, pur essendo un strumento valido di contrasto alla povertà energetica, il bonus presenta evidenti limiti di efficacia. È necessario considerare, inoltre, che, mentre per la fornitura di elettricità il bonus copre tutte le fonti di approvvigionamento, a riguardo della fornitura di calore esso non ha dimensione universale; infatti, tra le varie modalità di riscaldamento, viene contemplato solo il gas naturale.
Possiamo individuare diverse cause di sottoutilizzo del sussidio. Tra queste, sicuramente la scarsa conoscenza della misura da parte dei consumatori, così come la sua complessità. Possono influire, altresì, preoccupazioni legate alla privacy: l’avente diritto, invero, dovrebbe dichiarare uno stato di indigenza o comunque una difficoltà economica che, soprattutto nei piccoli centri abitati, potrebbe generare ritrosie ed imbarazzi. Non è da trascurare, poi, che altri potrebbero rinunciare al bonus volutamente, al fine di evitare controlli fiscali incrociati. In ogni caso, si presuppone un comportamento proattivo da parte del potenziale beneficiario: egli è tenuto a presentare domanda presso il Comune di residenza o altro ente designato, fornendo alcuni documenti ed informazioni. Questi dati confluiranno nel Sistema di Gestione delle Agevolazioni sulle Tariffe Energetiche (SGAte), un sistema informatico a cui si collegano i comuni e i distributori di energia elettrica e gas naturale, che, dopo aver verificato i dati anagrafici e i codici POD e PDR, comunicano ai fornitori di energia chi sono i soggetti beneficiari del bonus.
Su questo meccanismo si può innestare favorevolmente un percorso di innovazione. Il sistema di erogazione del bonus è oggi, per quanto detto, informatizzato, ma non automatico: non può essere attivato, cioè, se il potenziale percettore è inerte. Sarebbe possibile, invece, governare il processo di gestione del bonus attraverso il Sistema Informativo Integrato (SII), istituto presso Acquirente Unico, che di recente ha dimostrato efficacia ed economicità nel passaggio alla riscossione del canone Rai tramite la bolletta elettrica. Attraverso il SII, che è dotato di una banca dati dei punti di prelievo e dei dati identificativi dell’intero universo dei consumatori, e dopo aver acquisito dall’INPS l’elenco dei potenziali beneficiari per soglia di ISEE, sarebbe molto facile identificare i corrispondenti dati di fornitura e predisporre l’erogazione automatica alla platea degli aventi diritto, senza che essi siano tenuti a presentare alcuna domanda specifica (oltre alla Dichiarazione Sostitutiva Unica che andrebbe comunque compilata ai fini dell’attestazione ISEE per poter godere di qualsiasi prestazione sociale agevolata).
Così facendo, si supererebbero i problemi legati alla scarsa conoscenza da parte dei consumatori o a esigenze di privacy e sarebbe possibile rilevare comportamenti opportunistici o di evasione fiscale, nel momento in cui si riscontrassero livelli di consumo di energia non compatibili con la situazione economica descritta dall’ISEE.
È questo solo un esempio utile di innovazione da parte delle Istituzioni, che fa leva su una grande disponibilità di dati e meccanismi informatizzati al fine di modernizzare le iniziative di policy.