Il 2020 segnerà una tappa fondamentale per l’Unione Europea: è, infatti, l’anno in cui gli Stati Membri saranno chiamati a fare il punto sul cambiamento climatico e gli impegni assunti sul piano energetico. E l’energia eolica sta facendo il suo: il 2017, in particolare, secondo le previsioni, dovrebbe essere un anno record per nuove installazioni, con circa 14 GW. Complessivamente, nel quadriennio 2017-2020, le attese parlano di 50 GW di nuove installazioni, pari a circa la metà di tutta la nuova capacità installata e, dunque ben al di sopra di fotovoltaico, bioenergia o idroelettrico. Sono questi i dati, in sintesi, che ci fornisce il Wind Energy Outlook 2017, pubblicato il mese scorso da Wind Europe.
Complessivamente, dunque, entro il 2020 avremo, a livello europeo, oltre 200 GW di capacità eolica. L’energia eolica diventerà, così, la principale delle fonti rinnovabili e sarà in grado di soddisfare il 16,5% del fabbisogno energetico europeo, percentuale ben più elevata in alcuni Paesi, quali Danimarca e Germania, dove oltre la metà della domanda, nella prima, e quasi il 30%, nella seconda, potrà attingere da questa fonte.
Il mercato rimarrà, in effetti, piuttosto concentrato: i maggiori investimenti in nuova capacità avverranno in particolare in Germania – che da sola rappresenta un terzo della nuova capacità installata – seguita da Regno Unito (con installazioni prevalentemente offshore), Francia, Spagna e Paesi Bassi.
Nella prima metà dell’anno in corso sono stati infatti annunciati, in 11 Paesi UE, investimenti per una capacità installata pari a complessivi 6,1 GW– di cui quasi l’80% onshore – e per un totale di oltre 8 miliardi di euro investiti. La Germania è sicuramente il maggior investitore, con circa la metà dei fondi investiti ed un terzo della capacità installata, ma anche Svezia, Regno Unito e Spagna continuano ad essere mercati importanti.
Tuttavia, se fino al 2020 queste nuove installazioni rimarranno piuttosto forti, poco chiaro è cosa accadrà dopo, data la sostanziale incertezza (soprattutto regolatoria) relativamente al tema energia e clima in gran parte degli Stati Membri. Per uno sviluppo adeguato del settore e per dare certezza agli investimenti, dunque, sarà importante che i Paesi Membri presentino quanto prima i loro piani nazionali al 2030, prevedendo un orizzontale temporale di almeno tre anni nella programmazione delle aste, così come peraltro suggerito dalla Commissione Europea.