Giunge alla seconda edizione il Future Health Index 2017, lo studio internazionale commissionato da Philips per analizzare percezioni, esigenze e comportamenti di pazienti e professionisti sanitari in tutto il mondo. La ricerca – che si sofferma su tematiche cruciali nell’ambito dell’healthcare come l’accesso alla sanità, l’integrazione del sistema sanitario e l’adozione di tecnologie e sistemi per le cure connesse, la cosiddetta Connected Care – anche quest’anno dedica un approfondimento al nostro Paese.
L’Italia appare complessivamente in “buona salute” e particolarmente propensa ad accogliere la rivoluzione digitale della sanità, ma altrettanto consapevole che – seppur molto è già stato fatto – i margini di miglioramento sono ancora ampi. È necessario un cambiamento di rotta che vada nella direzione delle cure connesse, che consentano al sistema di favorire l’accesso e garantire risultati clinici ottimali, migliorando l’esperienza dei pazienti e dei medici e, a allo stesso tempo, riducendo i costi.
È, dunque, arrivato il momento di semplificare i processi per migliorare la produttività e fornire un’assistenza senza interruzioni, senza barriere, in grado di connettere persone, dati e tecnologia dall’ospedale fino a casa, attraverso il continuum of care.
Dall’indagine di Philips risulta che professionisti e cittadini sono pronti ad abbracciare la rivoluzione digitale, certi che porterà dei vantaggi concreti relativamente alla gestione e al miglioramento della salute e nutrono forte attesa per la Connected care.
Una diagnosi più veloce e precisa e la capacità di individuare in anticipo situazioni di emergenza sono i benefici attesi dai cittadini. Secondo, infatti, il 63% dei cittadini intervistati, i vantaggi legati alla Connected care si avranno soprattutto nell’ambito della diagnosi. I professionisti sanitari si augurano, invece, di poter meglio gestire le problematiche mediche di lungo termine oltre che migliorare l’accesso. Inoltre, il 67% si aspetta benefici soprattutto nell’area dell’assistenza domiciliare – che risulta essere sicuramente uno degli ambiti in cui la Connected Care è vista come il maggior fattore di innovazione – mentre il 56% nell’area del trattamento.
Un altro aspetto interessante che emerge dallo studio è che una buona parte di cittadini è già propensa ad utilizzare strumenti di intelligenza artificiale a patto che forniscano indicazioni e consigli personalizzati. L’intelligenza artificiale è considerata sempre più come un fattore di miglioramento nell’assistenza sanitaria e non di sostituzione dell’intervento umano.
Con tali propositi, non resta, dunque, che superare le barriere all’interno del Servizio sanitario nazionale per consentire il concreto e pieno sviluppo della sanità digitale, ottimizzando i percorsi di cura e offrendo prestazioni sostenibili e di qualità attraverso solide partnership tra centri erogatori delle cure e partner tecnologi.