A settembre 2010 il Comitato Regionale dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità per l’Europa aveva fissato al 2015 il termine ultimo per l’eliminazione del morbillo e della rosolia e per la riduzione dei casi di rosolia congenita. In particolare, gli obiettivi generali che dovevano essere raggiunti entro il 2015 erano:
– Eliminare il morbillo endemico (incidenza <1 caso di morbillo/1.000.000 popolazione).
– Eliminare la rosolia endemica (incidenza <1 caso di rosolia/1.000.000 popolazione).
– Ridurre l’incidenza della rosolia congenita a meno di 1 caso per 100.000 nati vivi.
Sono passati tre anni e l’obiettivo di eradicazione del morbillo sembra essere, purtroppo, ancora una chimera.
I dati dell’ultimo bollettino ufficiale dell’Istituto superiore di sanità (Iss), realizzato in collaborazione con il ministero della Salute, segnalano 411 casi di morbillo in Italia dal 1 gennaio al 28 febbraio 2018. Ben sedici regioni hanno segnalato casi ma oltre l’80% si è verificato solo in quattro regioni: Sicilia (177), Lazio (108), Calabria (36), e Toscana (20). La Sicilia ha riportato l’incidenza più elevata (21 casi/ 100.000 abitanti), seguita dalla Calabria e dal Lazio. Circa il 43% dei casi ha riportato almeno una complicanza mentre il 60% è stato ricoverato.
Dal bollettino risulta che in 9 casi su 10 al momento del contagio non era stato fatto il vaccino. Ed è proprio la mancanza di coperture vaccinali adeguate a far registrare ogni anno, nel nostro Paese, numerosi casi di morbillo. Contrariamente se il vaccino venisse utilizzato in maniera estesa farebbe letteralmente scomparire la malattia, che causa moltissime complicanze – alcune delle quali particolarmente serie (come la polmonite e l’insufficienza respiratoria) – ed in certi casi anche la morte.
È, infatti, di pochi giorni fa la notizia della morte di una ragazza siciliana di 25 anni mentre nel mese di gennaio 2018 sono stati segnalati altri due decessi: due persone adulte rispettivamente di 38 e 41 anni, entrambe non vaccinate al momento del contagio e morto a causa di un’insufficienza respiratoria.
I casi registrati nei primi due mesi dell’anno in corso sono inferiori se confrontati con gennaio e febbraio 2017, in cui si segnalarono 780 casi. Si ricorda che il 2017 è stato un anno di picchi, come quello registrato a marzo (976), con un bilancio annuale complessivo di circa 5.400 casi: il peggiore registrato a partire dal 2013, quando è stata istituita la sorveglianza integrata morbillo-rosolia.