Il 5G alla prova della sicurezza. L’allarme ENISA

Lo studio IDC “Worldwide Semiannual Internet of Things Spending Guide” indica per il 2018 una spesa in soluzioni Internet of Things (IoT) stimata in 772,5 miliardi di dollari, il 14,6% in più rispetto al 2017. Un’importante crescita che lo studio stima pari ad un tasso annuo del 14,4% per il periodo 2017-2021, che consentirebbe di ottenere un trend positivo così rilevante da arrivare nel 2021 a 1.100 miliardi di dollari di valore complessivo. A livello regionale, i mercati più dinamici saranno quello asiatico, che assorbirà investimenti in tecnologie IoT per 312 miliardi di dollari alla fine del 2018 (trainato dalla Cina che da sola investirà 209 miliardi di dollari), seguito dal Nord America (203 miliardi di dollari) e dall’Area Europa, Medio Oriente e Africa (171 miliardi di dollari). Il settore che vi destinerà le risorse più ingenti sarà l’industria manifatturiera (quasi 190 miliardi di dollari), seguita da quella dei trasporti (85 miliardi) e dell’energia (73 miliardi). Quanto, invece, al mercato consumer IoT, secondo le stime IDC potrebbe raggiungere il valore di 62 miliardi di dollari nel 2018, soprattutto per soluzioni smart home, home automation, smart security e smart appliance.

Ebbene, lo sviluppo crescente dell’IoT, unita ad una sempre più massiccia fruizione di contenuti sia da rete fissa che soprattutto in mobilità ed alla necessità di disporre di reti performanti in grado di supportare l’offerta e la fruizione di servizi digitali innovativi e particolarmente complessi (si pensi alle applicazioni in automotive oppure in sanità) accendono un riflettore sul 5G e sull’importanza del suo sviluppo in tutto il mondo. Si tratta di un progresso tecnologico non da poco che abiliterà servizi nuovi assicurando, secondo le previsioni di Ericsson, 1,3 trilioni di dollari di ricavi agli operatori ICT nel 2026, con in testa energia e utilities (19% del totale), manifatturiero (18%), pubblica sicurezza (13%) e salute (12%).

Le opportunità dunque sono enormi e di esse sono sempre più consapevoli le aziende e le istituzioni. Al contempo, però, l’attenzione si sta focalizzando anche sui rischi che tali reti dovranno affrontare in un contesto in cui la cybersecurity sta diventando sempre più un’emergenza. A tale riguardo l’ultimo report dell’ENISA (l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione), “Signalling Security in Telecom SS7/Diameter/5G”, evidenzia la sussistenza, con riferimento alle nuove connessioni mobili, di un rischio di cyberattacchi “medio-alto”. La preoccupazione, in particolare, discende dal fatto che  le reti mobili dipendono ancora da SS7 e Diameter, due protocolli per il controllo delle comunicazioni (chiamate e dati vocali di routing), che erano stati progettati per l’era 2G/3G con scarsa attenzione alla sicurezza. L’agenzia Ue della cybersecurity, in particolare, ha condotto un sondaggio su 39 telco europee ed il dato che è emerso è sì un minor numero di attacchi per la maggior parte degli operatori (il 61%), ma, al contempo, l’adozione da parte delle telco di misure di sicurezza insufficienti in vista del 5G.

Posto che i test sul 5G sono già stati intrapresi in Europa e che la nuova tecnologia dovrebbe essere commercialmente disponibile per il 2025 la sfida della sicurezza rappresenta una priorità da affrontare. Per raggiungere tale imprescindibile obiettivo, l’ENISA ha raccomandato alla Commissione l’adozione di linee guida che introducano regole di sicurezza severe ponendo all’attenzione la necessità di riflettere su forme di precauzione – da introdurre eventualmente anche ad opera delle autorità nazionali – in grado di difendere le reti da attacchi sempre più sofisticati.

Se si pensa al crescente numero di oggetti connessi e alla diffusione di device mobili – considerati insieme agli enormi progressi registrati nell’utilizzo delle intelligenze artificiali – è evidente che la mole di dati che viaggerà sulle nuove reti sarà enorme e rappresenterà senza dubbio un tesoro appetibile per i cybercriminali. Considerata la crucialità per la nostra società di tali tecnologie  non c’è dubbio che l’adozione di ogni misura idonea a garantire standard di sicurezza elevati ed uniformi a livello europeo e non solo rappresenta un’urgenza e una priorità non procrastinabile.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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