Start-up digitali, marzo è da record. Il rapporto del Mise

Sono ben 108 le start-up innovative nate a marzo 2018. Il mese scorso risulta essere in assoluto quello con il maggior numero di nuove imprese costituite e registrate attraverso la modalità digitale e gratuita. Sin dall’avvio della nuova procedura digitale non si era mai raggiunta una cifra così alta.

Lo riferisce il rapporto trimestrale di monitoraggio pubblicato dal ministero dello Sviluppo economico, in collaborazione con Unioncamere e Infocamere.

Le start-up innovative sono state introdotte nell’ordinamento giuridico italiano dal decreto legge numero 179 del 2012, anche chiamato “Decreto Crescita 2.0”. Si tratta di imprese di nuova costituzione e limitato valore della produzione (il valore annuo deve essere inferiore a 5 milioni di euro) che hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico. Il contenuto innovativo dell’impresa viene riconosciuto attraverso il possesso di almeno uno di tre requisiti. Innanzitutto se una quota pari al 15% del valore maggiore tra fatturato e costi annui è ascrivibile ad attività di ricerca e sviluppo. E, ancora, se la forza lavoro complessiva risulta costituita per almeno un terzo da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, altrimenti per almeno due terzi da soci o collaboratori in possesso di laurea magistrale. Infine, se l’impresa è titolare, depositaria o licenziataria di un brevetto registrato oppure titolare di programma per elaboratore originario registrato. Come detto, è sufficiente il possesso anche di uno solo di questi requisiti.

Per le start-up innovative è stata predisposta una serie di strumenti e misure di vantaggio, tra cui, dal 20 luglio 2016, la possibilità di essere costituite online ricorrendo a una modalità alternativa a quella tradizionale per atto pubblico.

In questo caso, si tratta di una procedura gratuita, perché non sono richiesti oneri di costituzione, e digitale, in quanto si basa sull’utilizzo di una piattaforma online, che mette a disposizione modelli standard personalizzabili dall’utente e che convalida il percorso di registrazione tramite firma digitale.

Al 31 marzo 2018 sono 1.381 le start-up innovative avviate attraverso questa nuova modalità. Quasi la metà del totale delle start-up innovative registrate nel primo trimestre del 2018 (il 45,1%) ha preferito ricorrere a questa opzione. Il rapporto del Mise evidenzia, quindi, un record mensile, accompagnato da un record trimestrale.

Nei primi mesi del 2018, infatti, sono 276 le start-up innovative fondate online. Un dato in crescita rispetto alle 246 dell’ultimo trimestre del 2017. Se si prende a confronto il 31 marzo 2017 – quando le start-up registrate online erano 404 – si evidenzia, inoltre, un incremento pari a 977 unità.

Il 24,4% delle 1.381 nuove imprese innovative ha sede in Lombardia, trainata dalla performance della provincia di Milano, che si rivela terreno fertile per questo fenomeno imprenditoriale. La provincia meneghina, da sola, ospita 233 start-up create online, seguita da Roma con 142. Occupano il terzo e quarto posto in graduatoria due province venete: Padova e Verona, rispettivamente con 59 e 39 start-up. In Veneto, inoltre, ha sede il 13,5% delle imprese innovative costituite online. A guardare la mappa della distribuzione delle start-up innovative attivate in forma digitale, spicca l’assenza di province importanti: Napoli e Torino, ad esempio, risultano essere quindicesima e sedicesima in graduatoria, mentre si qualificano quarta e terza se si considera il numero complessivo di start-up innovative.

Se si considera, invece, il capitale iniziale sottoscritto, si nota che per il 79,7% delle imprese prese in esame, è pari o inferiore ai 10.000 euro, normalmente previsti per le società a responsabilità limitata. Nello specifico, il 45% ha un capitale compreso tra i 5.000 e i 10.000 euro, mentre il 34,7% si posiziona nella fascia inferiore ai 5.000 euro. Solo il 4,4% supera la soglia dei 50.000 euro di capitale.

Un veloce sguardo al settore di attività delle start-up innovative ci permette di poter dire che il 78,6% è impegnato nei servizi alle imprese, mentre il 17,3% è un’impresa manifatturiera. In conclusione, è interessante constatare come, in riferimento ai tre attributi sopra menzionati utili a qualificarsi come start-up innovativa, il 62,7% delle imprese fondate online ha inserito come criterio di innovatività l’elevata spesa in R&S, il 27,6% è ricorso alle qualifiche accademiche e il 6,5% alla proprietà industriale.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.