CREA Sanità (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università di Tor Vergata ha selezionato e interrogato 100 stakeholder del mondo dei servizi sanitari per arrivare a una valutazione collettiva degli stessi. Si tratta di 12 rappresentanti degli utenti, 15 componenti delle istituzioni, 17 esponenti dell’industria medicale, 27 del management aziendale e 29 delle professioni sanitarie, che sono stati invitati a dare i voti ai sistemi sanitari delle regioni italiane.
Ne è scaturita la VI edizione del rapporto dal titolo “La valutazione del livello di tutela della salute a livello regionale. La misura della Performance dei SSR” che fotografa le performance che i servizi sanitari regionali raggiungono sia in ambito pubblico che nel privato. Una pubblicazione che mira a dare una valutazione dei livelli complessivi di tutela della salute realizzati a livello regionale.
Secondo i risultati dell’indice sintetico di performance, rientrano nell’area eccellenza, le province autonome di Trento e Bolzano, la Toscana, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna e il Veneto. Invece figura nell’area critica quasi tutto il Sud Italia, e cioè la Sicilia, il Molise, la Puglia, la Basilicata, la Campania, la Calabria e la Sardegna. Le regioni restanti, la Valle d’Aosta, le Marche, la Liguria, l’Umbria, il Piemonte, il Lazio, l’Abruzzo si collocano in un’area di performance intermedia.
Tuttavia, i livelli di soddisfazione risultano relativamente bassi. Infatti, soprattutto da parte degli utenti e delle istituzioni, anche le performance delle regioni meglio posizionate sono lontani da risultati ottimali. Il valore massimo dell’indice complessivo di performance, registrato per la pubblica amministrazione di Trento, si ferma al 51% (vd. Figura). Il peggiore è quello della Sardegna (19%). Se guardiamo ai 3 gruppi di regioni summenzionati, invece, notiamo che alle 7 regioni dell’area eccellenza è associato un indice compreso tra il 38% e il 51%. Si può parlare, quindi di un’eccellenza relativa alle altre regioni, più che assoluta. Le regioni dell’area intermedia si distribuiscono, inoltre, nel range 25%-37%. Quelle dell’area critica presentano risultati declinanti fino, appunto, a un valore del 19%.
Ma cosa rappresenta l’indice? Esso è la sintesi di un set di 15 indicatori, suddivisi in 5 dimensioni, selezionati dal panel di esperti per la loro rilevanza e attendibilità, a partire da un database contenente 200 indicatori. Le 5 dimensioni considerate sono: sociale, esiti, appropriatezza, innovazione ed economico-finanziaria.
Per la dimensione sociale, ci si è basati sugli indicatori: quota di famiglie impoverite a causa di spese sanitarie Out of pocket, quota di persone che rinuncia a sostenere spese sanitarie per motivi economici e quota di famiglie con spese sanitarie Out of Pocket catastrofiche, cioè pari a una quota rilevante, almeno il 40%, del livello complessivo di consumo.
Per la dimensione esiti sono stati proposti gli indicatori: prevalenza di persone senza disabilità, aspettativa di vita in buona salute e quota di persone molto soddisfatte dall’assistenza medica e infermieristica ospedaliera.
A riguardo della dimensione appropriatezza, si sono considerati: la quota di pazienti con infarto miocardico acuto trattati con Ptca (acronimo di “Angioplastica Coronarica Percutanea Transluminale”) entro 2 giorni, la quota di pazienti over 75 dimessi non al domicilio e la quota ricoveri ospedalieri ordinari in acuzie differenti a DRG potenzialmente inappropriati.
Per l’innovazione, invece ci si è basati su: consumo pro-capite annuo per farmaci approvati da European Medicine Agency negli ultimi 3 anni ed ammessi alla rimborsabilità, numero di Pdta (acronimo di “Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale”) redatti negli ultimi 5 anni e quota di aziende sanitarie che alimentano il Fascicolo sanitario elettronico (Fse).
Infine, per quanto concerne la dimensione economico-finanziaria, si è pensato a: spesa sanitaria totale pro-capite standardizzata, disavanzo pro-capite e incidenza della spesa sanitaria totale standardizzata sul prodotto interno lordo.