Ecco come stanno cambiando le imprese artigiane italiane. I mestieri in ascesa (e quelli in crisi)


Articolo
Giulia Palocci
artigiane

Non un terremoto ma qualcosa che gli assomiglia molto. In soli 5 anni in Italia hanno chiuso i battenti 100.000 piccole e medie imprese artigiane, pari al 7% del totale. Ne rimangono attualmente un milione e 300.000 con una vocazione produttiva che peraltro è in rapidissimo cambiamento. Certo, l’artigianato rimane una delle forze indiscusse dell’economia italiana ma negli ultimi anni le difficoltà sono state numerose come emerge dal recente studio condotto da Unioncamere e InfoCamere. E stanno anche determinando una vera e propria metamorfosi del settore.

I DATI DELLO STUDIO

La fotografia scattata dallo studio si concentra sulle numerose sfide che gli operatori economici e commerciali si trovano ad affrontare ed evidenzia il drastico calo subito dal settore che sta davvero cambiando pelle. Dai dati del rapporto emergono due questioni fondamentali: se da un lato la riduzione del numero di imprese è innegabile, dall’altro i tradizionali mestieri che hanno da sempre caratterizzato questo settore (costruzioni, riparazioni, falegnameria ed altri) stanno cedendo il passo ad attività già esistenti, ma in forte crescita. Come, ad esempio, le imprese di pulizia, quelle che si occupano di piercing e tatuaggi, le agenzie per il disbrigo delle pratiche, le sartorie e le attività di giardinaggio.

IL CALO DEL NUMERO DI IMPRESE

Dunque, le tradizionali attività legate al mondo dell’artigianato stanno man mano lasciando il posto a nuovi mestieri. Quelle in deciso calo appartengono al settore delle costruzioni (quasi 24.000 imprese in meno rispetto al 2013), dei trasporti (-13.031) e della falegnameria (-4.581). Seguono i servizi di lavanderia (con una riduzione in termini percentuali del 17,5%), i piastrellisti (-15,5%), gli imbianchini (-14%) e i fabbri (-13,4%). Infine, si riducono anche le imprese che operano nel settore della meccanica generale (-11,8%).

IL RINNOVAMENTO DEL MONDO DELL’ARTIGIANATO

Nonostante il calo rispetto ai cinque anni precedenti, il settore sta subendo un forte rinnovamento legato alla comparsa di nuovi mestieri che si impongono nel tessuto economico italiano a scapito dei più tradizionali. A trainare questa fase di cambiamento sono le imprese che si occupano dei servizi di pulizia in uffici o aree commerciali. Sono 18.264 quelle che operano in questo settore, con una crescita in termini percentuali che supera il 45%. Seguono con cifre positive le attività che coinvolgono i tatuatori (ce ne sono oltre 4.000 in più) e le imprese artigiane di giardinieri che oggi sono 3.554 in più rispetto al 2013. Una crescita più modesta ha interessato invece le attività di disbrigo pratiche (che oggi sfiorano quota 2 000) insieme alle aziende che operano nel comparto estetico, nello specifico parrucchieri ed estetisti.

IN QUALE DIREZIONE SI STANNO MUOVENDO LE IMPRESE ARTIGIANE?

Lo studio di Unioncamere e InfoCamere analizza inoltre lo spostamento delle diverse categorie produttive all’interno del complesso e variegato mondo delle piccole e medie imprese italiane. Le tendenze che si stanno delineando sono tre. Prima di tutto, la classe imprenditoriale giovanile si focalizza nel settore dei tattoo, del giardinaggio, delle imprese di pulizie, delle attività di ristorazione mobile (il cosiddetto street food) e, infine, nel comparto del designer di moda e per il settore industriale. In secondo luogo, aumentano tra le imprese artigianali straniere quelle che si occupano del confezionamento di articoli di abbigliamento, del disbrigo di pratiche e delle attività legate al settore calzaturiero. Da ultimo, lo studio evidenzia come vi sia una maggiore concentrazione di donne nei settori legati al benessere e alla cura del fisico: attività di personal trainer, parrucchiere, estetica e nelle lavanderie.

Ufficio stampa e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Roma nel 1992, Giulia Palocci si è laureata con il voto di 110 e lode in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’università Luiss Guido Carli con una tesi sul contrasto al finanziamento del terrorismo nei Paesi del Sud-est asiatico.

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