Egitto, Messico e Norvegia. La strategia di Eni dopo la scoperta nel Mare del Nord


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Gaia Del Pup

Nell’area centrale del Mare del Nord è stata scoperta una nuova riserva a olio e gas, all’interno del prospetto esplorativo di Froskelår Main. L’annuncio di Eni, dato attraverso  la Vår Energi, una joint venture detenuta al 69,6% dalla stessa Eni e al 30,4 da HitecVision (compagnia norvegese che opera nel settore oil & gas), corona un altro importante successo per la multinazionale italiana, in seguito alle scoperte del pozzo di Zohr del 2015 e di quello di Nour del 2019, entrambi in Egitto.

IL NUOVO GIACIMENTO NEL MARE DEL NORD

Froskelår Main è situata a nord ovest del campo di Bøyla Field, a 225 km a ovest della costa di Stavanger e il pozzo si trova sotto acqua a 120 metri di profondità. La scoperta, come si legge nel comunicato di Eni, è stata effettuata con il pozzo 24/9-14S e un seguente side track 24/9-14A all’interno della licenza PL869, assegnata nell’Awards in Predefined Areas (APA) licensing round del 2016. Il giacimento è stato perforato con un mezzo Saipem, Scarabeo 8, fino a una profondità di 2097 metri, durante i quali sono stati rinvenuti vari livelli mineralizzati a olio e a gas. In relazione ai risultati ottenuti con l’acquisizione di dati e il campionamento dei fluidi, le stime preliminari indicano che la quantità di olio equivalente di riserve recuperabili corrisponde a una somma che oscilla dai 63 ai 132 milioni di barili. Parte del giacimento potrebbe estendersi in acque britanniche, inoltre, vista la prossimità all’area di Alvheim e la scoperta potrà essere collegata alle infrastrutture esistenti, in modo così da minimizzare i costi e velocizzare i tempi per rendere operativo il pozzo.

IL POZZO DI NOUR IN EGITTO

Il 14 marzo scorso, qualche giorno prima della scoperta nel Nord Europa, Eni ne ha annunciata un’altra a gas, ancora in corso di valutazione, nel prospetto esplorativo di Nour, nel Mar Mediterraneo, nell’ambito della Concessione Nour North Sinai. Il pozzo, localizzato 50 chilometri a nord della penisola del Sinai in Egitto, attraverso cui è stata effettuata la scoperta, è stato perforato a una profondità subacquea di 295 metri, raggiungendo il punto massimo a 5.914 metri sotto acqua. Nel comunicato di Eni si legge che il pozzo ancora non è stato testato ma sono state effettuate analisi e acquisiti dati. La concessione è in partecipazione con Egyptian Natural Gas Holding Company: Eni partecipa con una quota del 40%. Avviati gli studi di fattibilità per accelerare lo sfruttamento delle nuove risorse, l’obiettivo è arrivare a uno stadio operativo in tempi brevi, sfruttando le infrastrutture esistenti, per crescere ulteriormente durante il 2019 con il collegamento al plateau del giacimento di Zohr.

IL GIACIMENTO DI ZOHR IN EGITTO

Quella di Zohr del 2015 è stata la più grande scoperta di gas mai effettuata nel Mar Mediterraneo, con una riserva stimata in 850 miliardi di metri cubi. Il pozzo è entrato in produzione a tempi record a dicembre 2017, in anticipo di un anno rispetto al piano di sviluppo originale. Il giacimento ha raggiunto una produzione giornaliera di 2 miliardi di piedi cubi al giorno, pari a circa 365.000 barili di olio equivalente, 110.000 dei quali ricadono nella quota di Eni. A fine 2018 Saipem ha annunciato, tramite una lettera di intenti, l’installazione di una seconda pipeline per l’esportazione del gas, con un diametro di 30 pollici e le relative linee di interconnessione per potenziare ulteriormente l’operatività del giacimento. Il pozzo di Zohr contribuisce a sostenere il fabbisogno egiziano, limitando la dipendenza dell’Egitto dalle importazioni di gas naturale liquefatto e potrebbe rendere il Paese un esportatore, anche se al momento le estrazioni sono destinate a soddisfare la domanda interna.

IL PIANO STRATEGICO 2019-2022

Il piano strategico 2019-2022 è stato presentato qualche giorno fa dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi che ha fatto il punto sugli ultimi cinque anni, durante i quali l’azienda ha perseguito una strategia di trasformazione volta a rafforzare il modello di business, aumentare la produzione e differenziare la compagnia. In questo senso l’esplorazione rappresenta per Eni un motore fondamentale per la crescita dell’azienda e la spesa prevista per il prossimo triennio è di circa 3,5 miliardi di euro, con l’obiettivo di scoprire 2,5 miliardi di barili di nuove risorse, perforando 40 pozzi all’anno su oltre 460.000 chilometri quadrati. La produzione di idrocarburi dovrebbe avere una crescita di circa il 3,5% all’anno per il periodo 2019-2022 con l’avvio di nuovi progetti e l’espansione dei campi esistenti. La crescita della produzione di idrocarburi verrà sostenuta dalle recenti scoperte in Norvegia, Egitto e Messico, che contribuiranno anche alla diversificazione geografica dell’azienda.

Public Affairs e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nata a Venezia nel 1986, lavora come istruttrice di vela durante gli anni del liceo e dell’università. Si laurea in giurisprudenza all’Università di Bologna con una tesi in diritto della navigazione.

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