L’Italia guadagna un’altra medaglia. Sì, ma in negativo. Si attesta al 28,9 la percentuale di giovani che non studiano e non lavorano. Sono i cosiddetti Neet, acronimo di “neither in employment nor in education or training” o “not in education, employment or training”. Il triste primato italiano emerge dai dati relativi al 2018 diffusi dall’Eurostat che confermano la preoccupante situazione dell’occupazione giovanile nel nostro Paese: circa un italiano su quattro è inattivo. Si tratta di ragazzi di età compresa tra i 20 e i 34 anni che, concluso il loro percorso di studi, non riescono a entrare nel mondo del lavoro (qui ne abbiamo parlato con il professor Luciano Monti della Luiss che ha curato il rapporto della Fondazione Bruno Visentini sul divario occupazionale).
La situazione è in leggero miglioramento rispetto al 2017 quando la percentuale italiana si attestava al 29,5. Ma non basta a scalzare l’Italia dal primo posto in classifica per la peggiore performance. Soprattutto se si pensa alla media europea, da cui siamo molto distanti. Se consideriamo i Paesi dell’Eurozona, ad esempio, sono almeno dieci i punti percentuali di differenza (17,2%). E ancora più bassa è quella registrata nell’intera Unione europea: (solo) il 16,5% dei ragazzi e delle ragazze tra i 20 e i 34 anni appartengono alla categoria dei Neet. Al secondo e terzo posto della classifica si posizionano rispettivamente la Grecia con una percentuale del 26,8 e la Bulgaria con il 20,9% di inattivi. Al contrario, i più virtuosi sono la Svezia, i Paesi Bassi e il Lussemburgo. In base ai dati rilevati nell’indagine dell’istituto europeo la percentuali di Neet in questi Paesi è al di sotto della soglia del 10% (rispettivamente l’8%, l’8,4% e il 9,9%).
Secondo lo studio dell’Eurostat, l’inattività riguarda soprattutto le donne, sia in Europa che in Italia. Nel primo caso la percentuale di donne inattive si attesta quasi al 21% a fronte del 12,2 registrato per gli uomini. La differenza di genere colpisce anche il nostro Paese. Il numero di donne che appartengono alla categoria dei Neet supera il 34%. Dieci punti percentuali in più rispetto alla condizione maschile.
A confermare l’allarme sul lavoro dei più giovani anche l’Istat, che ha diffuso i dati di maggio sull’occupazione in Italia. Finalmente si è realizzato il tanto atteso calo della disoccupazione sotto la doppia cifra, con un tasso che si attesta al 9,9%. Miglioramenti significativi anche per l’occupazione, che ha raggiunto il livello più alto da quando sono disponibili le serie storiche dell’istituto (1977). Sono 67.000 le persone che hanno trovato un impiego. Di questi, poco più di 40.000 sono lavoratori autonomi mentre 26.000 sono le assunzioni a tempo indeterminato. Lo slancio occupazionale riguarda per lo più i lavoratori che hanno superato la soglia dei 50 anni e che, grazie alle riforme pensionistiche, rimangono occupati per un periodo più lungo. Le notizie non sono poi così positive invece per donne e giovani. Su 67.000 nuovi occupati solo 1.000 sono donne mentre i giovani disoccupati hanno raggiunto la soglia del 30,5%. Troppi (ancora) rispetto alla media europea.