Lo scorso 11 dicembre Marta Cartabia è stata eletta all’unanimità presidente della Corte costituzionale. Anche se il suo mandato sarà breve, 9 mesi con scadenza il 13 settembre 2020, la sua elezione rappresenta la prima volta nella storia in cui una donna giunge a ricoprire la quinta carica più alta dello Stato. “Si è rotto un vetro di cristallo” ha dichiarato a questo proposito Cartabia in riferimento al cosiddetto glass ceiling effect. Si tratta di un fenomeno socio-economico noto come “soffitto di cristallo” che consiste nell’impossibilità per le donne di raggiungere posizioni di vertice nel proprio ambito lavorativo. Il problema della segregazione verticale determina la concentrazione di un solo genere in posizioni di comando nella gerarchia lavorativa e crea disparità di trattamento. Molti studi accademici a livello internazionale dimostrano come, soprattutto in alcuni Paesi, siano ancora gli uomini ad avere maggiore possibilità di accesso alle posizioni apicali con conseguente aumento di remunerazione e prestigio, mentre le donne risultano prevalentemente impiegate in ruoli inferiori e con minore possibilità di carriera. La figura del soffitto di cristallo è il caso estremo di questo fenomeno e comporta la totale preclusione di accesso a una professione per le donne e le confina a un livello gerarchico medio-basso. In Italia questo termine ha fatto per la prima volta la sua comparsa nel 1993, nel rapporto del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel) intitolato “Evoluzione delle organizzazioni del lavoro e percorsi emergenti per le donne”.
L’Economist, attraverso l’elaborazione dei dati dello European Institute for Gender Equality, dell’Eurostat, dell’International Labour Organization e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, pubblica ogni anno un indicatore – il cosiddetto glass ceiling index – che esprime il grado di intensità del fenomeno nella maggior parte dei Paesi del mondo. La costruzione dell’indice si basa sulla performance legata a dieci sotto-indicatori, tra cui livello di istruzione, partecipazione al mercato del lavoro, retribuzione e percentuale di lavoratori in posizioni apicali.
Il Paese con l’ambiente lavorativo migliore per le donne e dunque la minore rilevanza dell’effetto soffitto di cristallo ha un indicatore pari a 100. Nell’edizione del 2019 lo Stato con la migliore performance risulta essere la Svezia con un punteggio superiore a 80. L’Italia, al dodicesimo posto su 29 paesi considerati, con un punteggio di poco superiore a 60, ottiene risultati migliori rispetto a Germania e Regno Unito. Anche l’Eurostat mette a disposizione il Gender equality index basato su un consistente gruppo di sotto-indicatori, per valutare il grado complessivo di uguaglianza di genere per ciascun Paese. Questo indice non comprende solo caratteristiche legate al mercato del lavoro ma considera anche lo stato di salute e la partecipazione a percorsi di formazione. Dalla sua lettura è interessante notare come, sebbene il grado complessivo di uguaglianza di genere sia da valutare positivamente (con un valore dell’indice pari a 63 su 100), i sotto indicatori che pesano negativamente sul suo valore sono proprio quelli legati al mondo del lavoro e della partecipazione sociale. Il parametro legato all’uguaglianza di genere per il potere economico è pari solo a 53 su 100, quello al potere politico si assesta a 48 su 100 e quello legato al potere sociale a 42 su 100.
Anche se nel tempo gli interventi del legislatore con l’obiettivo di agevolare l’equità di genere sono stati numerosi resta molto da fare soprattutto a livello culturale in Italia, in Europa e in buona parte del mondo. Vogliamo cogliere questa occasione per porgere il nostro più caloroso in bocca al lupo alla Presidente Marta Cartabia che insieme al suo collegio di elettori ha contribuito e contribuirà, almeno fino a settembre 2020, a rompere il nostro soffitto di cristallo.