Grazie alla presentazione del Green new deal europeo (qui un articolo del ricercatore I-Com Michele Masulli sul tema), in questi giorni si è parlato molto di sviluppo sostenibile. Di questo ambito fa parte anche il settore eolico, essenziale per aumentare la produzione di energia rinnovabile. E’ di particolare interesse il progetto europeo WinWind, che ha come scopo promuovere lo sviluppo di un mercato dell’energia eolica sostenibile e socialmente inclusivo. Il progetto si concentra su alcune regioni di sei Paesi europei (Italia, Germania, Lettonia, Norvegia, Polonia e Spagna), dove la produzione di energia dal vento è relativamente poco diffusa. Finanziato da Horizon 2020, che tra il 2014 e il 2020 ha messo a disposizione circa 80 miliardi di euro, il programma è coordinato dall’Environmental Policy Research Centre (FFU) dell’Università di Berlino, durerà 30 mesi e terminerà nel marzo 2020.
In Italia, WinWind si avvale del coordinamento di Enea – l’ente pubblico di ricerca italiano vigilato dal ministero dello Sviluppo economico che opera nei settori dell’energia, dell’ambiente e delle nuove tecnologie a supporto delle politiche di competitività e di sviluppo sostenibile – e della società Ecoazioni, con il coinvolgimento delle regioni Lazio e Abruzzo. Oltre al nostro Paese, sono coinvolte la Turingia e la Sassonia (Germania), tutta la Lettonia, la parte centrale della Norvegia, il Voivodato della Varmia-Masuria (Polonia) e le isole Baleari (Spagna).
Il progetto ha analizzato le specificità socio-economiche e ambientali delle regioni partecipanti al fine di sviluppare soluzioni su misura per accelerare lo sviluppo del mercato dell’eolico, anche dove sussistono barriere che ne ostacolano l’accettabilità sociale. Tra i fattori di accettazione riscontrati nelle buone pratiche che WinWind ha esaminato, quelli a maggiore impatto sono connessi a tre elementi chiave: il processo decisionale, i benefici economici e la fiducia nei soggetti coinvolti. Dopo aver comparato dieci best practice europee, ne sono state testate alcune per poi trasferirle in contesti locali, regionali e nazionali differenti rispetto a quelli in cui hanno prodotto risultati incoraggianti. Inoltre, sono state individuate policy lessons con validità in tutta Europa e formulate le raccomandazioni. In ognuno dei sei Paesi considerati, le fasi operative del progetto sono gestite da attori nazionali e regionali, dagli attori di mercato e da altri portatori d’interesse.
Tra le best practice analizzate figura il repowering in Abruzzo, ovvero il rinnovo dei parchi eolici esistenti, con alti tassi di recupero e riutilizzo delle infrastrutture e riduzione dell’impatto visivo. Per migliorare la situazione italiana, si ritiene essenziale rafforzare il rapporto tra istituzioni locali e cittadini, che dovrebbero essere coinvolti nei singoli progetti e invitati a partecipare a eventi di interesse per avviare una campagna di consapevolezza sull’importanza della questione. Inoltre, è stata suggerita la possibilità di avviare cooperative nel settore energetico, anche se rimane centrale la necessità di avere buoni incentivi e una regolamentazione che favorisca la creazione di sinergie tra le parti coinvolte. A questo riguardo è interessante quanto dichiarato dall’analista Enea Tania Giuffrida: “L’impegno attivo dei cittadini, così come la creazione delle comunità energetiche rappresentano importanti fattori per la diffusione di un eolico socialmente inclusivo. Le buone pratiche consentono di ricavare denominatori comuni per supportare il raggiungimento degli obiettivi di accettabilità sociale dell’energia dal vento nei diversi contesti locali’” (qui l’articolo completo).
Secondo quanto riportato da Quotidiano Energia, nel 2018 l’eolico ha rappresentato la prima fonte energetica europea per investimenti, con un totale di 65 miliardi di euro spesi (+26,9% rispetto all’anno precedente), di cui 26,7 per impianti nuovi. Il maggiore investitore è stato il Regno Unito con 5,9 miliardi di euro, seguito dalla Svezia con 3,7. Questo è quanto emerso dal rapporto di WindEurope dal titolo “Financing and investment trends“. L’Italia non è andata oltre il dodicesimo posto con circa 800 milioni di euro spesi per realizzare 500 Megawatt (Mw). In notevole aumento a partire dal 2007, la maggior parte degli impianti eolici italiani si trova nel Mezzogiorno, dove le aree sono maggiormente ventose, con un grande sviluppo soprattutto in Basilicata. L’approvazione del decreto Fer 1 la scorsa estate e del Fer 2 che dovrebbe arrivare a febbraio, il costo di produzione dell’energia e quello degli impianti in calo sembra ormai aver spianato la strada per lo sviluppo sostenibile del settore eolico.