Un progetto di legge nazionale, l’istituzione di un registro dei lobbisti e la predisposizione di un sistema di sanzioni. Ma anche maggiori garanzie di trasparenza e la valutazione di impatto della regolamentazione anche dopo la sua approvazione. Sono queste alcune delle dieci proposte del paper presentato ieri dal Gruppo di lavoro Public affairs dell’American Chamber of Commerce in Italy (la versione integrale del report può essere visionata e scaricata a questo link). Scopo del documento è contribuire a una proposta di legge che possa regolare, in maniera efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale, quest’attività spesso bistrattata nel dibattito pubblico eppure così rilevante nella formazione delle decisioni e delle leggi.
LA PRESENTAZIONE DEL PAPER
L’evento di presentazione si è tenuto ieri, giovedì 30 gennaio, presso la sala Aldo Moro della Camera dei deputati. Dopo i saluti del consigliere delegato di AmCham Italy Simone Crolla, il coordinatore del Gruppo di lavoro Public affairs Vittorio Cino ha presentato il paper articolato in 10 proposte precise avanzate nei confronti del legislatore. Quindi è stata la volta del costituzionalista dell’Università degli Studi di Perugia Francesco Clementi al cui intervento ha fatto seguito il dibattito con i rappresentanti del mondo politico moderato dal direttore della Comunicazione dell’Istituto per la Competitività (I-Com) Andrea Picardi. Presenti in particolare i deputati Alessandro Cattaneo (Forza Italia), Silvia Fregolent (Italia Viva), Ylenja Lucaselli (Fratelli d’Italia) e Francesco Silvestri (Movimento 5 stelle). Parlamentari di maggioranza e di opposizione a conferma che il percorso può essere davvero condiviso a patto però che vi sia la convinzione politica di arrivare alla disciplina del tema. In conclusione, a rappresentare la posizione del governo, è intervenuto il viceministro dell’Economia e delle Finanze Antonio Misiani.
IL PROGETTO DI LEGGE NAZIONALE E IL REGISTRO PUBBLICO
La regolamentazione del fenomeno lobbistico in Italia – definita “strisciante ad andamento schizofrenico” dal professore della LUISS e grande esperto del tema Pierluigi Petrillo – è composta da una pluralità di norme sparse nell’ordinamento che spesso non vengono applicate proprio da chi le ha approvate. Secondo il gruppo di esperti che ha redatto il documento, sarebbe opportuno varare una legge nazionale volta a disciplinare l’attività professionale di rappresentanza degli interessi presso i decisori pubblici. E naturalmente dovrebbero adeguarsi anche le regioni. Accanto alla normativa, dallo studio emerge la necessità di istituire un registro obbligatorio centralizzato per i lobbisti. In questo modo l’identificazione dei soggetti, delle società per cui lavorano e degli interessi che rappresentano sarebbe immediata.
PAROLA D’ORDINE: TRASPARENZA
La trasparenza del processo legislativo rappresenta una delle questioni su cui ancora oggi è necessario uno sforzo maggiore. Una completa apertura al pubblico, anche nei casi di votazioni nominali, favorirebbe un’informazione più puntuale su quali interessi il decisore pubblico ha preferito seguire. Un criterio di trasparenza che si applicherebbe non solo al processo legislativo, ma anche all’attività di lobbying. Le misure specifiche – già previste a livello europeo – devono favorire l’accessibilità dei dati e prevedere che le parti redigano report dettagliati sugli incontri. Senza dimenticare di specificare l’argomento discusso e il luogo in cui si è tenuto l’incontro. Le regole sull’attività di lobbying devono anche favorire la partecipazione dei portatori di interessi al processo decisionale e legislativo. Un coinvolgimento che, secondo lo studio, dovrebbe essere sistematico anche durante la formazione degli atti normativi del governo.
REVOLVING DOORS E SANZIONI
Ma le proposte considerano anche eventuali conflitti di interesse: per chi abbia ricoperto cariche pubbliche elettive oppure sia stato un funzionario pubblico, lo svolgimento dell’attività di lobbying è precluso per un determinato periodo di tempo dalla fine dell’incarico. Si tratta del cosiddetto revolving doors, ossia lo scambio di ruoli tra l’attività di lobbista e quella di politico. Al fine di garantire il rispetto delle norme e l’esercizio di un’attività di rappresentanza trasparente, nel paper è prevista pure l’adozione di un quadro sanzionatorio, volto a colpire chi esercita l’attività fuori dal registro e i decisori pubblici che non registrano gli incontri. A vigilanza di questo sistema è stata proposta la creazione di un Comitato per il monitoraggio della rappresentanza di interessi, composto da membri con un mandato a termine.
CHI CONTROLLA I DECISORI PUBBLICI?
Se le regole per disciplinare l’attività dei lobbisti sono necessarie, allo stesso tempo risultano imprescindibili norme che regolino anche l’attività dei decisori pubblici e favoriscano la reciproca trasparenza tra le parti. Come ultima raccomandazione, la necessità di rafforzare la funzione dell’Analisi di impatto della regolamentazione (Air). Ma non solo. Viene anche suggerita la prassi, di derivazione inglese, di valutare l’impatto post-legislativo di un provvedimento. Questo genere di analisi permette di esaminare gli effetti di una legislazione già approvata e di raccomandare eventuali modifiche anche attraverso la facoltà dei portatori di interesse coinvolti di esprimere le proprie posizioni mediante memorie e report.