Di fronte all’evolversi della situazione in tutta Europa per la crescente diffusione del coronavirus, a partire dalla scorsa settimana il governo belga ha deciso di introdurre misure più stringenti di controllo che riprendono quelle già intraprese nelle ultime settimane e giorni in Italia, Spagna e nel resto d’Europa.
Il Consiglio per la sicurezza nazionale del Belgio si è riunito lo scorso giovedì e ha deciso di avviare la fase di gestione federale della crisi, anche di fronte al crescente numero di casi registratisi nei giorni precedenti. Scuole chiuse, quindi, ma anche bar, ristoranti e locali notturni. Così come le attività commerciali ritenute non essenziali, che hanno ricevuto istruzione di fermarsi fino al prossimo 3 aprile. Mentre quelle che assicurano servizi necessari potranno restare aperte durante la settimana ma a orari ridotti.
Nonostante le linee guida del governo fossero già in atto dalle settimane precedenti, non sono mancati casi di comportamenti a rischio, primo fra tutti il fenomeno dei Lock-down parties, occasione in cui in molti si sono riuniti per festeggiare un’ultima sera prima della chiusura dei locali prevista a partire dalla giornata di sabato.
Gli aggiornamenti, rilasciati quotidianamente dal sito della sanità pubblica belga, vedono un aumento deciso dei casi nelle ultime 48 ore: con un tasso di crescita dei contagi che si attesta intorno al 120%, solo nella giornata di lunedì sono stati registrati 172 nuovi casi, portando il totale a 1.085. Il numero dei decessi è tuttavia ancora molto contenuto, cinque fino a questa mattina. Al momento, la regione più colpita è quella delle Fiandre mentre la Vallonia e la regione di Bruxelles Capitale sono quelle che hanno registrato una diffusione più bassa.
Parallelamente alla situazione belga, da Bruxelles la risposta delle istituzioni europee si è fatta più decisa negli ultimi giorni. La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha ribadito come la gestione della crisi debba essere portata avanti in piena coordinazione tra gli Stati membri, cercando di condividere il più possibile best practices, con l’obiettivo di proteggere la salute di tutti i cittadini. Ha poi sottolineato, però, l’importanza di garantire l’integrità del mercato interno.
Nel frattempo, i commissari Ue alla Salute e alla Sicurezza alimentare Stella Kyriakides e agli Affari interni Ylva Johansson hanno presentato le proprie linee guida ai ministri degli Stati membri per impostare una serie di principi che garantiscano un approccio integrato e omogeneo a livello europeo.
Nella pratica, già dalla scorsa settimana i lavori delle istituzioni hanno visto un radicale mutamento. Il numero di riunioni e missioni è stato drasticamente ridotto e tutti i funzionari che non ricoprono funzioni ritenute essenziali sono stati autorizzati a lavorare da casa. Una misura, quest’ultima, che riguarda tutte le istituzioni europee.
Facendo seguito alle misure intraprese già dai primi giorni di marzo, il Parlamento europeo si è riunito la scorsa settimana in una sessione Plenaria in versione ridotta, tenutasi a Bruxelles invece che a Strasburgo, modalità che si ripeterà anche per la prossima plenaria prevista per la fine di marzo.
Nonostante la chiusura delle istituzioni – per ora prevista per una settimana – i lavori continuano a procedere a Bruxelles: il focus riguarda le iniziative da intraprendere a livello europeo per sostenere gli Stati membri nella loro lotta alla diffusione del virus. In queste ore, la Commissione sta lavorando insieme al Consiglio dell’Unione europea e all’Europarlamento per sviluppare misure che sostengano il mercato interno, le imprese e la ricerca, parallelamente alla continua attenzione riservata ai bisogni dei sistemi sanitari di tutti gli Stati.
In tal senso, un primo punto di discussione nelle prossime settimane riguarderà la revisione del bilancio europeo per il 2020, con l’obiettivo di sbloccare i 25 miliardi che la Commissione ha deciso di stanziare per far fronte all’emergenza Covid-19 sul fronte economico e sociale. Le istituzioni si stanno muovendo per accelerare il più possibile l’iter decisionale: la deadline è prevista per il 25 marzo, con l’obiettivo di poter mettere a disposizione il prima possibile nuove risorse per gli Stati membri e per i cittadini.