La spesa farmaceutica per acquisti diretti è ancora in rosso. Tutti i numeri


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Eleonora Mazzoni
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Sono solo Val d’Aosta, Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano le quattro regioni italiane che nel periodo che va da gennaio a novembre 2019 hanno rispettato i tetti di spesa imposti in percentuale del fabbisogno sanitario nazionale. A rivelarlo è l’ultimo monitoraggio della spesa farmaceutica pubblicato dall’Agenzia italiana del farmaco lo scorso 24 marzo.

La spesa complessiva nel periodo preso in considerazione si è attestata a 17.313,1 milioni di euro, scostandosi rispetto alle risorse complessive stanziate a valere sul livello del FSN del 14,85% (7,96% per la spesa convenzionata, 0,20% per gas medicinali e 6,69% per la spesa per acquisti diretti) per un importo di 1.817,7 milioni, il 16,6%. Lo sforamento rispetto al tetto complessivo di spesa proviene esclusivamente da quella farmaceutica per acquisti diretti. La verifica del tetto della spesa farmaceutica convenzionata al netto dei pay-back vigenti evidenzia un avanzo pari a circa 821 milioni di euro e a livello regionale sono solo quattro le regioni che sforano rispetto al tetto previsto (Campania, Abruzzo, Calabria e Puglia). Senza sorpresa, la spesa per acquisti diretti genera invece uno sforamento di circa 2,6 miliardi di euro e l’incidenza percentuale è maggiore della soglia di spesa prevista per ogni singola Regione (1). Nel 2018 lo scostamento dal tetto programmato della spesa farmaceutica per acquisti diretti aveva generato un disavanzo rispetto a quella programmata di 2,2 miliardi di euro, di cui 39 milioni riferiti alla spesa per farmaci innovativi oncologici e non oncologici non coperta dai rispettivi fondi.

In evidenza di un maggior incremento negli ultimi anni della spesa per gli acquisiti diretti  dovuto soprattutto ai medicinali a uso ospedaliero, aveva già iniziato a ritenersi necessario un intervento di rimodulazione dei tetti della spesa farmaceutica pubblica. Nel mese di febbraio era stato predisposto dal governo un emendamento al decreto milleproroghe (decreto legge numero 162 del 30 dicembre 2019, poi convertito con modificazioni della legge numero 8 del 28 febbraio 2020) che puntava a intervenire inizialmente solo per il 2020 con una rideterminazione in aumento del tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti, che sarebbe passato dal 6,69 (al netto dello 0,20% per i gas medicinali) al 7,13%, e in riduzione del tetto per la spesa farmaceutica convenzionata, che sarebbe passato, invece, dal 7,96 al 7,52%. La rimodulazione dei tetti sarebbe cioè avvenuta a parità di risorse stanziate, senza generare oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Questo primo passo avrebbe dovuto portare a una riflessione di più lungo periodo sui tetti di spesa relativi al settore farmaceutico al fine di una possibile rimodulazione nel rispetto dei vincoli di bilancio.

La proposta prevedeva che a partire dal 2021 fossero individuati con decreto del ministero della Salute e su proposta dell’Aifa, i criteri utili per la rideterminazione dei tetti della spesa farmaceutica, tenendo anche in considerazione gli effetti conseguenti alla revisione del prontuario farmaceutico. La proposta era stata accolta positivamente anche dall’industria farmaceutica, che già in occasione della discussione della legge di Bilancio aveva espresso la sua preoccupazione tanto riguardo alla mancata previsione di rimodulazione dei tetti quanto in merito all’eventualità che questa avvenisse a parità di risorse finanziarie stanziate, ritenute insufficienti. La governance della spesa farmaceutica rivela già da anni profili di criticità legati a diverse dimensioni, prima tra tutte l’aumento della domanda effettiva di salute legato al rapido invecchiamento della popolazione e al crescente grado di innovatività dei farmaci ospedalieri.

Nel tempo sono intervenute numerose disposizioni in materia di contenimento della spesa farmaceutica e di appropriatezza nell’uso dei farmaci ma, d’altra parte, resta ancora aperta la strada di una revisione complessiva della governance. Che deve avvenire compatibilmente e unitamente alla definizione di politiche pubbliche per la salute. La stessa mission letter che il presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha indirizzato al nuovo commissario Ue per la Salute, Stella Kyriakides, ha individuato tra gli obiettivi con pari dignità quello di garantire ai pazienti europei l’accesso ai medicinali a prezzi accessibili e allo stesso tempo di sostenere l’industria farmaceutica europea, per far sì che mantenga il proprio ruolo di innovatore e leader mondiale.

Alla prova del Covid-19, l’industria farmaceutica europea sta dimostrando al mondo intero l’importanza e la rilevanza dei suoi investimenti in ricerca e sviluppo, della sua connessione con il mondo scientifico e accademico e del suo contributo ai sistemi sanitari nazionali. Nell’emergenza non solo è costante la garanzia di continuità nella produzione, nella distribuzione e nell’accesso ai farmaci, ma unitamente alle attività di ricerca per vaccini e farmaci efficaci, sono pari a 9,4 milioni di euro le donazioni in farmaci avvenute alle strutture sanitarie impegnate nella lotta al virus. A questi si sommano quelli forniti gratuitamente al Servizio sanitario nazionale in uso compassionevole e per gli studi clinici necessari a trovare nel breve periodo terapie efficaci per curare il Covid-19.

Anche in questo caso, non c’è più tempo per rimandare. Guardando oltre l’emergenza, sia il governo che l’Aifa saranno chiamati a intervenire per ragionare davvero su come recuperare le aree di inefficienza tanto a livello gestionale quanto organizzativo per ciò che riguarda il finanziamento e la gestione della spesa farmaceutica. Mai come oggi è evidente l’importanza di creare ambienti favorevoli agli investimenti di un comparto che non può considerarsi “altro” rispetto al sistema salute nel suo complesso. Fare sistema. Superare i silos. Implementare un approccio olistico. Ridefinire, riallocare, rimodulare. Efficientare. Frasi da anni sulle nostre labbra, nelle nostre letture, nelle riflessioni del mondo accademico, scientifico e politico che, finalmente, sembrano prendere corpo e forma nel corso dell’emergenza. Possiamo ora lavorare affinché questa crisi lasci la sua traccia in una evoluzione significativa, e positiva, dell’intero sistema.

(1) I dati analizzati si riferiscono all’acquisto di medicinali da parte delle strutture sanitarie pubbliche e sono quindi relativi alla fornitura di medicinali da parte delle aziende farmaceutiche alle strutture sanitarie pubbliche che, successivamente, vengono utilizzati all’interno delle strutture stesse o dispensati direttamente al paziente per una loro utilizzazione anche al di fuori delle strutture sanitarie.

Direttore Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia Politica presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza, con una tesi sperimentale sulla scomposizione statistica del differenziale salariale tra cittadini stranieri ed italiani.

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