Coronavirus e tecnologia. Il toolbox della Commissione per la gestione delle app anti-Covid


Articolo
Camilla Palla
toolbox

Dopo mesi di incertezza, sforzi economici e sanitari, tensioni internazionali, ecco che in Europa sembra avvicinarsi sempre di più il momento di passare alla “Fase 2”. Il momento in cui cioè sarà possibile un ritorno, seppur parziale e graduale, alla normalità. Ed ecco il punto. Come evitare che l’allentamento delle misure di quarantena e lockdown non determinino una recrudescenza della pandemia? Le soluzioni ipotizzate vanno dal prolungamento nell’uso di dispositivi di protezione personale, quali le mascherine, al favorire il contingentamento nell’accesso ai servizi a numeri limitati di persone. Ma tutto questo richiede uno sforzo in termini di controllo da parte delle autorità estremamente elevato e, allo stesso tempo, una capacità di reazione significativa da parte delle strutture sanitarie qualora si ripresentassero situazioni di emergenza.

Queste riflessioni sono state al centro del dibattito a livello europeo nelle ultime settimane, mosse dall’urgenza di ristabilire quanto prima lo status quo ante con l’obiettivo di minimizzare le conseguenze economiche e sociali della crisi in atto. Per questo motivo la Commissione europea, in collaborazione con le autorità nazionali, ha avviato un processo per identificare tutti gli strumenti che possano favorire questo processo. Tra questi lo sviluppo di app di contact tracing è uno dei temi più caldi del momento. Si tratta di applicazioni che offrono la possibilità di monitorare l’andamento del virus sul territorio e generare degli alert per i cittadini nel caso in cui fossero stati in stretta vicinanza con soggetti risultati positivi al Covid-19.

Tuttavia reperire e condividere tali informazioni si rende possibile soltanto attraverso la gestione di dati sanitari sensibili, localizzazione e monitoraggio degli spostamenti degli individui e altre categorie di dati che richiedono un uso proporzionato, trasparente, limitato nel tempo, mirato e, soprattutto, soggetto ad un alto livello di controllo. A ciò si lega inoltre la dimensione del consenso, presupponendo che venga effettivamente fornita una definizione chiara di consenso informato per intervenire sulla consapevolezza degli individui che decidono di ricorrere a tali applicazioni.

Per questo motivo, in linea con le indicazioni fornite dall’Edpb (European data protection board), la Commissione europea ha lanciato un toolbox volto a garantire che lo sviluppo e l’utilizzo delle app di contact tracing avvenga nel totale rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini e, allo stesso tempo, funga da valido strumento per i governi e le autorità sanitarie pubbliche competenti.

Il punto fondamentale è il principio dell’accountability, responsabilizzazione, tanto a livello di valutazione di impatto in una fase precedente alla diffusione delle app, quanto alla necessità di intervenire attraverso azioni di sensibilizzazione e consapevolezza nei confronti della collettività rispetto alle modalità attraverso le quali i dati condivisi verranno utilizzati.

In linea con i requisiti tecnici identificati dall’Enisa – l’Agenzia europea per la cybersicurezza – il toolbox presenta dunque i requisiti essenziali per far si che ogni app sviluppata sia funzionale alla gestione della situazione di crisi e compliant con il quadro fornito a livello nazionale ed europeo in materia di sicurezza e protezione della privacy. In primo luogo la natura volontaria della sottoscrizione, che risponda al perseguimento dell’interesse pubblico. Inoltre lo sviluppo e l’utilizzo di una determinata applicazione dovrà avvenire sotto il controllo delle autorità nazionali per la tutela dei dati e previa approvazione delle autorità sanitarie nazionali. Tali strumenti dovranno poi essere completamente in linea con la tutela della privacy e la sicurezza dei dati dei cittadini, nel rispetto dei principi di privacy by design e privacy by default previsti dall’articolo 25 Gdpr. Altro requisito fondamentale riguarda la possibilità di condividere tali dati a livello europeo, all’interoperabilità cioè dei vari sistemi anche a livello transnazionale, in modo da assicurare il più alto grado di cooperazione possibile per velocizzare e rendere più uniforme il processo di transizione verso la normalità. Un ultimo punto si riferisce al trattamento dei dati raccolti una volta conclusasi la situazione emergenziale: si dovrà procedere infatti alla cancellazione o anonimizzazione dei dati raccolti in via obbligatoria e definitiva.

Oltre ai requisiti essenziali, il toolbox delinea inoltre una serie di misure volte a garantire l’accessibilità e l’inclusività indirizzate tanto agli sviluppatori quanto alle autorità che poi saranno titolari della gestione del trattamento; la definizione del ruolo delle autorità sanitarie pubbliche per quanto riguarda l’approvazione delle app e il loro accesso ai dati generati; e infine le azioni di sostegno per la condivisione di informazioni epidemiologiche in cooperazione con l’Ecdc, nonché misure per monitorare l’efficacia e prevenire la proliferazione di applicazioni dannose o non conformi agli standard previsti dalle linee guida.

Nelle prossime settimane ci si attende dunque un’intensa attività di cooperazione tra istituzioni e Stati membri nel contesto del eHealth Network, anche in vista della presentazione dei report che verranno presentati dai governi nazionali e della relativa valutazione della Commissione sui progressi compiuti a livello europeo prevista per il prossimo giugno.

Nessun Articolo da visualizzare

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.