“European enterprise survey on the use of technologies based on artificial intelligence”. E’ questo il titolo del primo studio quantitativo sull’adozione dell’intelligenza artificiale da parte delle imprese europee condotto da Ipsos per la Commissione europea e pubblicato lo scorso luglio.
Un ulteriore passo in avanti per la Commissione in materia di intelligenza artificiale. Si tratta di uno studio che ha avuto come scopo monitorare il livello di implementazione delle nuove tecnologie nei vari Stati membri e valutare le sfide (presenti e future) che le imprese dovranno affrontare.
Il rapporto da un lato evidenzia come l’uso dell’intelligenza artificiale sia in aumento in tutta Europa e dall’altro mette in luce l’esistenza di determinati ostacoli, comuni a tutte le realtà imprenditoriali, che tuttavia ne rallentano lo sviluppo.
In sintesi, l’indagine condotta tra gennaio e marzo 2020 su un campione di 9.640 imprese localizzate nell’UE-27, Norvegia, Islanda e Regno Unito, misura 5 Key Performance Indicators (KPIs): il livello di consapevolezza dell’intelligenza artificiale, quello di adozione, la modalità di acquisizione delle nuove tecnologie, gli ostacoli interni e quelli esterni alla loro adozione.
In particolare, dall’analisi emerge che il livello di consapevolezza dell’intelligenza artificiale è elevato in tutta Europa e si attesta attorno al 78%. Una grande maggioranza delle imprese, dunque, ha dichiarato di sapere di cosa si tratta. Contrariamente, solo il 7% ha affermato di non saperlo mentre il restante 15 è incerto.
Quanto al livello di adozione, il 42% delle aziende europee utilizza attualmente almeno una tecnologia dotata di intelligenza artificiale e un quarto di queste ne sfrutta almeno due. Sono soprattutto le grandi imprese con oltre 250 dipendenti a essere più inclini alla sua adozione e a guidarne la crescita. Circa il 40% di queste utilizza almeno due tecnologie di intelligenza artificiale mentre le micro e piccole imprese si fermano attorno al 20.
Tuttavia, il 40% dei partecipanti intervistati ancora non utilizza le nuove tecnologie e non è neppure intenzionato a farlo nel prossimo futuro. Poco meno di un’impresa su cinque (in pratica il 18%) invece non utilizza l’intelligenza artificiale ma prevede di farlo nell’arco dei prossimi due anni.
Relativamente alle modalità di acquisizione, l’indagine evidenzia che la maggior parte delle realtà che ha partecipato al sondaggio si affida all’outsourcing. Ben il 59% di esse ha acquistato software o sistemi pronti all’uso mentre il 38% ha assunto fornitori esterni per sviluppare applicazioni dotate di intelligenza artificiale. Solo una minoranza si è affidata completamente alle proprie risorse interne.
Infine, lo studio si sofferma sull’analisi delle barriere (esogene ed endogene) che ostacolano il pieno sviluppo e la piena adozione dell’intelligenza artificiale da parte delle imprese europee. Dall’analisi emerge che il 57% delle aziende ha difficoltà ad assumere nuovo personale con le giuste competenze mentre circa la metà afferma che gli elevati costi di adozione e adattamento dei processi operativi costituiscono un freno.
L’indagine, altresì, evidenzia come le imprese siano disincentivate a utilizzare l’intelligenza artificiale anche a causa dell’incertezza normativa che circonda queste tecnologie, sollevando questioni relative all’allocazione della responsabilità per potenziali danni (33% delle imprese), alla standardizzazione dei dati (33%) e in generale agli ostacoli normativi (29%).