Nuovi dati riguardanti la mortalità Covid: l’età media decessi scende a 81 anni rispetto al picco di 85 anni a luglio. Ma solo l’1,1% dei morti aveva meno di 50 anni. Confermato che la stragrande maggioranza dei decessi (97%) riguarda persone che avevano una o più malattie pregresse all’infezione. Questi i principali dati emersi dall’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore Sanità (Iss) prodotto dal Gruppo della Sorveglianza SARS-CoV-2 sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione.
Questo report, basato sui dati aggiornati al 30 marzo 2021, fornisce informazioni a proposito della mortalità, della distribuzione geografica dei decessi, delle caratteristiche demografiche della popolazione interessata, della presenza di altre malattie preesistenti, delle scelte terapeutiche nel corso del ricovero e sui tempi intercorsi tra infezione e ricovero e infezione e decesso.
Il rapporto Iss suddivide l’ultimo anno in 3 diversi archi temporali: marzo-maggio 2020, giugno-settembre 2020 e ottobre 2020-marzo 2021.
Tra le prime informazioni che saltano all’occhio troviamo il fatto che la stragrande maggioranza dei decessi avviene tra persone con una o più malattie pregresse (nel 97% dei casi) e che a morire sono soprattutto le persone anziane con un’età mediana sul totale degli oltre 106.000 morti registrati al 30 marzo di 81 anni.
Nell’intero arco temporale della pandemia (da marzo 2020 a marzo 2021) preso in considerazione, aumenta la mortalità di persone con 3 o più patologie preesistenti e diminuiscono quelli con meno patologie o nessuna: ciò sembra indicare che nel secondo e nel terzo periodo i decessi riguardano persone con una condizione di salute preesistente peggiore rispetto ai decessi relativi al primo trimestre.
Un altro indice interessante ai fini della comprensione dei cambiamenti nella mortalità Covid è l’andamento dell’età media dei pazienti. Come possiamo osservare nel grafico, l’età media delle morti settimanali è andata sostanzialmente aumentando fino agli 85 anni nella prima settimana di luglio, per poi calare leggermente. Un’ulteriore riduzione dell’età media dei decessi è stata rilevata a partire dalla seconda settimana di febbraio 2021. Risulta innegabile il trend discendente dell’età media nelle ultime settimane, ed è ragionevole associarlo agli effetti della campagna vaccinale, che è stata indirizzata prioritariamente alle persone anziani e fragili.

L’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età mediane: pazienti deceduti 82 anni – pazienti con infezione 47 anni).
Al 30 marzo 2021 sono 1.188, delle 106.789 (1,1%), le morti di pazienti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 282 di questi avevano meno di 40 anni (172 uomini e 110 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Di quelli tra i 40 e i 50 anni, 164 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 38 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.
Rimanendo sulle caratteristiche demografiche della popolazione colpita, le donne decedute dopo aver contratto l’infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 86 anni – uomini 80 anni). Le morti femminili sono state 46.852 (43,9%).
Per quanto riguarda i dati regionali sulla mortalità bisogna sempre tenere conto che i tempi di notifica, controllo, verifica e aggiornamento variano da Regione a Regione e da periodo a periodo: questo può implicare variazioni o differenze sia con i dati già pubblicati nei report precedenti, sia con le pubblicazioni della Protezione Civile.
Secondo il rapporto in analisi, più di un quarto dei decessi è avvenuto in Lombardia dove, dall’inizio della pandemia, sono morte 30.341 persone pari al 28,4% del totale nazionale. A seguire Emilia-Romagna con 11.792 morti (11% del totale) e Veneto con 10.481 pari al 9,8% del totale.
Tra le informazioni a proposito della distribuzione delle principali patologie preesistenti nei diversi periodi, la prevalenza di fibrillazione atriale, ictus, demenza, cancro, insufficienza renale e obesità risulta significativamente variabile nei tre periodi. Queste patologie sono più frequentemente diagnosticate nei deceduti del secondo e terzo periodo rispetto a quelli del primo. Inoltre, è evidente la prevalenza dell’ipertensione arteriosa, presente tra il 60 e il 70% dei casi in tutti e tre i periodi.

L’Iss ha poi analizzato i dati di un campione di 6.992 pazienti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,6 (3,8 nelle donne e 3,5 per gli uomini).
Osservando le complicanze più comuni, l’insufficienza respiratoria è stata la più comunemente riportata nel campione per cui sono state analizzate le cartelle cliniche (93,6%), seguita da danno renale acuto (24,5%), sovrainfezione (19,8%) e danno miocardico acuto (10,7%).
Sempre nel campione di pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi per cui sono state analizzate le cartelle cliniche, i tempi mediani tra la data dell’insorgenza dei sintomi e la data del decesso sono stati di 13 giorni. Tra la data dell’insorgenza dei sintomi e quella del ricovero in ospedale di 5 giorni. Tra la data del ricovero in ospedale e quella del decesso di 8 giorni. Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso era di 5 giorni più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti.
Estremamente diverso nei tre periodi è anche l’uso di farmaci, con una netta riduzione nell’utilizzo degli antivirali e un aumento nell’uso degli steroidi nel secondo e terzo periodo, probabilmente dovuti all’affinamento e l’ampliamento delle conoscenze cliniche e scientifiche in materia SARS-CoV-2.
Qui il Report Iss completo.