#StrategiaCloud, quale ricetta per un’Italia più competitiva e sicura? I numeri e le proposte I-Com


Articolo
Giusy Massaro
Strategia

La trasformazione digitale è in grado di portare concreti benefici all’attività economica aziendale, con risparmi significativi sulle spese operative, e di migliorare in modo concreto efficienza, affidabilità, sicurezza e sostenibilità. È bene chiarire che quando si parla di trasformazione digitale si intende un processo più complesso della mera adozione di tecnologie più o meno avanzate: sarebbe più corretto parlare dell’adozione di processi, prodotti e strumenti che si servono di tecnologie digitali per adeguarsi ai nuovi comportamenti dei clienti o utenti.

Le organizzazioni che intraprendono il percorso di cambiamento rendono la struttura dei propri costi più efficiente, migliorano i processi interni e rendono la propria organizzazione sempre più flessibile e adattabile alle richieste del mercato. In particolare, il cloud sta cambiando profondamente i modelli di business, rendendo l’azienda sempre più agile nell’adattarsi alla veloce trasformazione del mercato e degli obiettivi aziendali. Molti costi, relativi ad esempio all’acquisto di hardware, software, backup dei dati, ma anche di manutenzione e spesa IT tendono a ridursi fortemente grazie al cloud. Anche la mobilità dei lavoratori ne trae beneficio, tanto quanto la loro produttività. E in effetti il grado di adozione di tale tecnologia, tra le imprese italiane, è quasi triplicato negli ultimi 4 anni, passando dal 21% del 2016 a ben il 59% del 2020.

Ma i benefici non sono solo per le imprese. Nella pubblica amministrazione la trasformazione digitale si traduce in un sistema più efficiente, minore distanza con gli utenti e maggiore e più facile accesso ai servizi. Il cloud computing, poi, permette di fare cose altrimenti impossibili: fornire servizi in aree remote (elemento cruciale per salute e scuola), creare nuove applicazioni e sviluppare modelli di gestione più efficienti e flessibili. Ancora maggiori i vantaggi per le PA di piccole dimensioni, che vedono drasticamente abbattuti i costi di realizzazione e manutenzione delle infrastrutture IT.

Lo studio dell’Istituto per la Competitività (I-Com), presentato in occasione del webinar dal titolo “Una strategia cloud per un’Italia più competitiva e sicura” e organizzato insieme a Open Gate Italia, stima l’impatto economico che può essere sprigionato nel nostro Paese grazie a un pieno utilizzo delle tecnologie cloud. Si parla di un risparmio, per le PA, di almeno 1 miliardo di euro derivante da un uso più efficiente delle spese per il personale e almeno 140 milioni di euro in termini di risparmio sulle spese di energia.

Per le imprese, invece, si è stimato che, nell’ipotesi ideale che tutte le aziende che non ne fanno ancora uso comincino a sfruttare le potenzialità del cloud, il fatturato complessivo delle imprese italiane possa aumentare di 620 miliardi di euro, di cui oltre la metà a beneficio di quelle piccole e medie. E, in effetti, il cloud computing ha assunto una particolare valenza strategica sia per il vasto utilizzo da parte di realtà produttive, PA e cittadini europei dei servizi cloud, sia perché questa tecnologia costituisce una piattaforma abilitante essenziale per la trasformazione digitale. Per questa ragione, negli ultimi mesi il cloud è finito al centro del crescente dibattito sulla sovranità tecnologica. Se da un lato è importante, per l’Italia come per l’Europa, riguadagnare posizioni nel digitale, dall’altro posizioni sovraniste di chiusura non sembrano coerenti con l’idea di creare una leadership digitale che a livello di Paese possa fare tesoro delle migliori competenze e risorse disponibili. Ed il cloud, insieme ai dati, è un elemento chiave di questo dibattito.

Lo studio offre, quindi, alcuni spunti utili al policy maker nell’intento di ottimizzare il rapporto tra la regolamentazione dei vari ambiti connessi al passaggio verso il nuovo paradigma del cloud computing e la massimizzazione dell’impatto positivo verso il sistema-Paese. Innanzitutto, si suggerisce di assicurare un’elevata competitività nel mercato del cloud con la partecipazione di tutti i cloud service provider nazionali e internazionali, in modo da favorire maggiori investimenti, italiani ed esteri, in innovazione, infrastrutture e tecnologie sul territorio nazionale, innalzando al contempo il livello di sviluppo e di conoscenze interno.

Importante appare, inoltre, completare la rete di accesso ad alta velocità distribuita su tutto il territorio nazionale e implementare appositi programmi per rafforzare le competenze digitali dei lavoratori pubblici e privati, degli studenti e dei cittadini, così da garantire una reale ed efficace diffusione della tecnologia.

Imprescindibile risulta anche incoraggiare l’interoperabilità dei servizi cloud e la portabilità di dati e applicazioni, l’utilizzo di standard aperti. Questo aiuterebbe a favorire la partecipazione, l’integrazione e la flessibilità e, di conseguenza, aumentare il livello di innovazione del Paese e la condivisione di tecnologie e best practice capaci di migliorare il livello complessivo di innovatività del sistema. Lo studio ha, infatti, evidenziato come vincolare la fornitura di tecnologie a un numero limitato di fornitori produrrebbe una riduzione nella libertà di scelta, e questa a sua volta priverebbe le amministrazioni pubbliche, le imprese e i cittadini italiani ed europei di innovazioni tecnologiche e digitali potenzialmente importanti, risultando il ventaglio di servizi (talvolta costruiti ad hoc sulle singole esigenze) sensibilmente ridotto. Il risultato sarebbe un contesto con meno concorrenza e un accesso all’innovazione nettamente inferiore.

L’apertura e interoperabilità dell’ecosistema non deve, naturalmente, mettere in discussione la sicurezza dei dati, che richiederà una loro classificazione e asset strategici per valutare quali sono quelli che necessitano di un particolare livello di protezione così da garantire il migliore trade-off tra sicurezza e competitività.

In conclusione, il documento avanza la proposta della creazione di un tavolo permanente di confronto tra operatori e Governo, volto a favorire consapevolezza e convergenza sulle priorità da indirizzare, unitamente all’adozione di un approccio di policy condiviso per una strategia cloud di livello paese integrata e sinergica, lungo due direttrici fondamentali: da un lato integrazione e armonizzazione e dall’altro innovazione e competitività.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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