Transizione ecologica, l’impegno delle banche centrali (e di Bankitalia) per la finanza sostenibile


Articolo
Michele Masulli
banca d'italia
Credit: Pixabay

Le imprese che non sapranno adattare prodotti e processi produttivi nella direzione della sostenibilità ambientale avranno sempre più difficoltà a rimanere sul mercato”. Ad affermarlo è stato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel corso delle sue Considerazioni finali in occasione della pubblicazione della Relazione annuale sul 2020. Gli effetti della transizione ecologica sull’industria finanziaria e i temi della finanza sostenibile (a cui I-Com ha dedicato di recente il VideoTalk “Finanziare la transizione. Gli strumenti della finanza verde nel percorso di decarbonizzazione”) hanno rappresentato parte non trascurabile dell’intervento del governatore.

Le politiche di sviluppo sostenibile vengono considerate innanzitutto un volano di opportunità per le imprese del settore, in grado di coniugare la riduzione delle emissioni inquinanti al miglioramento dei profili reddituali. L’emissione di green bond e il finanziamento di investimenti sostenibili possono favorire la crescita dei ricavi e, in prospettiva, una riduzione dei costi della provvista. Visco, inoltre, ha evidenziato come le banche possano beneficiare anche dello sviluppo di servizi di consulenza per le imprese che intendono raccogliere risorse per finanziare iniziative con impatto ambientale positivo oppure del collocamento di prodotti di risparmio gestito orientati a questo segmento di mercato.

D’altra parte, i cambiamenti climatici e la transizione ecologica presentano altresì rischi per gli intermediari finanziari, in particolare di natura creditizia. Per questi motivi, le istituzioni finanziarie internazionali stanno lavorando, e non da ora, per elaborare e favorire l’adozione di metodologie che consentano alle banche di misurare e valutare nella maniera corretta i rischi finanziari collegati a cause climatiche e ambientali. Tra le iniziative in questo senso, si segnala soprattutto il Network for Greening the Financial System (NGFS). Lanciata nel 2017, questa rete mette insieme 83 tra banche centrali e autorità di vigilanza sulla base della volontà di rafforzare il contributo del sistema finanziario al conseguimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi, a partire da un’adeguata gestione dei rischi e dalla mobilitazione di capitali per investimenti verdi e a basse emissioni. Questo implica colmare le lacune nella disponibilità dei dati e sviluppare metodologie di misura dei rischi climatici e ambientali sul lato sia della supervisione microprudenziale sia della stabilità macrofinanziaria.

A questo proposito, nel novembre scorso anche in seguito a una consultazione pubblica, la Banca centrale europea (Bce) aveva pubblicato la sua guida sui “climate-related and environmental risks”. Essa spiega come la Bce si aspetta che le banche gestiscano in maniera prudenziale e divulghino in modo trasparente tali rischi ai sensi delle regole vigenti. Allo stesso tempo, la Bce sta conducendo uno stress test di dimensioni imponenti, volto a verificare quale impatto si avrebbe sulle attività e sui bilanci delle banche da potenziali eventi futuri, in questo caso di carattere climatico. Il modello della banca centrale comprende dati climatici e finanziari per circa quattro milioni di aziende in tutto il mondo e 2.000 banche (quasi tutte le istituzioni finanziarie monetarie dell’Eurozona) e copre un periodo di 30 anni. Testando la resilienza di banche e società non finanziarie in una serie di scenari climatici, lo stress test valuta l’esposizione delle banche dell’area euro ai rischi considerati analizzando lo stato delle proprie controparti. Si tratta, pertanto, di un avanzamento importante per la comprensione e la quantificazione dell’impatto dei rischi climatici sulla stabilità economica e finanziaria dell’Eurozona.

La Bce, inoltre, sta dando sostegno anche al mercato delle obbligazioni verdi. Dal gennaio scorso, ad esempio, le obbligazioni con coupon legato a obiettivi di performance di sostenibilità vengono accettate come collaterale per le operazioni di credito dell’Eurosistema e per gli acquisti nell’ambito dei programmi APP e PEPP.

La Banca d’Italia, dal canto suo, dal 2020 ha esteso l’applicazione dei criteri di sostenibilità, già adottati per il comparto azionario italiano e dell’area dell’euro, agli investimenti in mercati azionari extra-europei e alla gestione delle obbligazioni societarie e ha avviato acquisti di green bonds di agenzie sovranazionali. Visco ha, inoltre, annunciato che i principi cui si ispira la gestione degli investimenti finanziari e le linee di azione che continueranno a irrobustire l’impegno della Banca d’Italia per la sostenibilità saranno sviluppati nella Carta degli investimenti sostenibili, di prossima pubblicazione.

Come per tutte le sfide di carattere globale, anche nel campo della finanza sostenibile è essenziale il coordinamento internazionale delle iniziative. A proposito, il ministero dell’Economia e delle Finanze e la Banca d’Italia sono impegnati nel coordinamento dei lavori del Finance Track, il filone finanziario del G20. Sotto l’egida del G20, Banca d’Italia ha lanciato, insieme con la Banca dei regolamenti internazionali, una gara internazionale (TechSprint) finalizzata a individuare i più promettenti progetti di tecnologia applicata alla finanza sostenibile.

La Conferenza sul clima organizzata dalla presidenza italiana a Venezia il prossimo 11 luglio costituirà senz’altro un appuntamento rilevante per la discussione sui temi della finanza sostenibile, anche in vista della COP26 di Glasgow di fine novembre, presieduta dal Regno Unito in partenariato con l’Italia.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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