L’Italia in digitale: dal DESI al PNRR, ecco le iniziative per modernizzare la P.A.


Articolo
Silvia Compagnucci
Italia

L’ITALIA NEL DESI TRA LUCI ED OMBRE

Dal 2014 il Digital Economy and Society Index (DESI) fotografa la performance digitale dei paesi UE. Al fine di rendere tale indice funzionale alla verifica del raggiungimento degli obiettivi indicati nel dispositivo per la ripresa e la resilienza e nella bussola per il decennio digitale, nell’edizione 2021 il DESI è stato ripensato per tener conto di 4 capitoli: capitale umano, connettività, integrazione tecnologie digitali e servizi pubblici digitali. L’edizione 2021 del DESI ha visto l’Italia al 20esimo posto fra i 27 Stati membri, in risalita dal 25esimo posto assegnato nell’edizione precedente. In considerazione delle pregresse performance che vedevano l’Italia occupare le ultime posizioni nel ranking europeo e dei progressi nel frattempo compiuti anche dagli altri paesi, impegnati, come l’Italia nel processo di digitalizzazione e nel raggiungimento degli obiettivi fissati dalle istituzioni europee, si tratta certamente di un’ottima notizia. Rispetto ai singoli capitoli che compongono il DESI, quello sul capitale umano registra i risultati decisamente peggiori: ed infatti, l’Italia, con un punteggio di 35,1 a fronte di una media EU di 47,1, si colloca in terzultima posizione (n.25) nella classifica. Solo il 42% delle persone fra i 16 e i 74 ha competenze digitali almeno di base solo il 22% dispone di competenze digitali superiori (31% nell’Ue).

Di poco superiore, al n. 23, il posizionamento italiano rispetto alla connettività. Si tratta di un dato non entusiasmante ove si consideri che nell’edizione precedente, merito in gran parte della rapidità con cui sono state condotte le gare per l’assegnazione delle frequenze 5G, ci vedeva collocati al 17° posto. Si tratta certamente di un dato che rispecchia le difficoltà registrate nel dispiegamento e nella diffusione delle reti fisse e mobili. Vedendo i numeri, il 61% delle famiglie risultava abbonato alla banda larga fissa, a fronte di una media Ue del 77% mentre continuava a crescere la percentuale di famiglie che disponevano di una velocità di almeno 100 Mbps, passando dal 22% nel 2019 al 28% nel 2020, leggermente al di sotto della media UE del 34 %. Il 3,6 % delle famiglie disponeva di una velocità di almeno 1 Gbps nel 2020.

In materia di copertura della rete fissa ad altissima capacità, nel 2020 la percentuale di famiglie coperte era del 34%, un aumento di quattro punti percentuali rispetto al 2019, ma ancora troppo distante dalla media Ue del 59%. La copertura Fttp riguardava invece il 33,7% delle famiglie (in aumento rispetto al 30% del 2019). Mentre rispetto al 5G, che pure ci aveva visto partire in maniera spedita ed anticipata rispetto anche alle realtà nazionali più avanzate digitalmente, il report della Commissione quantificava nell’8% le zone abitate contro la media Ue del 14%.

Decisamente positivo, invece, il dato relativo all’integrazione delle tecnologie digitali che ha visto l’Italia al 10º posto nell’UE, con il 69% delle PMI italiane che registrano un livello di intensità digitale almeno di base, al di sopra della media UE del 60%. Ottima performance delle imprese italiane rispetto alla fatturazione elettronica, utilizzata dal 95% di esse. Più che raddoppiata dal 2018 al 2020 la percentuale di imprese che utilizzano servizi cloud che è passata dal 15% al 38%. Ancora contenute ed inferiori invece rispetto alla media europea, le percentuali di utilizzo dei big data (9% delle imprese italiane contro una media Ue del 14%) e di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale (18% vs 25%).

Con riguardo, infine, ai servizi pubblici digitali, l’indice DESI 2021 ha collocato l’Italia al 18º posto rilevando progressi limitati ed assolutamente inidonei a recuperare il gap rispetto alla media UE. Ed infatti, nonostante la percentuale di utenti online italiani che ricorre a servizi di e-government sia passata dal 30% nel 2019 al 36% nel 2020, si tratta di un dato ancora lontanissimo dalla media europea che si attestava al 64%. L’Italia ha ottenuto risultati migliori rispetto all’UE per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici digitali per le imprese e gli Open Data mentre ancora al di sotto della media UE si è posizionata in termini di offerta di servizi pubblici digitali per i cittadini e disponibilità di moduli precompilati.

Lo stesso report ha rilevato nel 2020 e 2021 una forte accelerazione nell’adozione di importanti piattaforme abilitanti per i servizi pubblici digitali da parte delle pubbliche amministrazioni.

LE MISURE DEL PNRR PER LA DIGITALIZZAZIONE DELLA P.A.

In un contesto che vede l’Italia nella necessità di accelerare il proprio processo di digitalizzazione nel tentativo di risalire la classifica europea, si innestano le misure ed i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza(PNRR) che, come noto, si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale) e si articola in sei Missioni (e 16 Componenti), la prima delle quali, rubricata “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo”, è fortemente concentrata sulla digitalizzazione, mirando ad accompagnare la transizione digitale del Paese attraverso lo stanziamento di ingenti risorse per la modernizzazione della P.A. (€6,1 miliardi), delle infrastrutture di comunicazione (€6,7 miliardi) e del sistema produttivo (€13,4 miliardi). Nonostante la forte focalizzazione della Missione 1, il tema della digitalizzazione percorre orizzontalmente tutte le missioni che vi destinano risorse ed iniziative specifiche trattandosi, evidentemente, di una condizione indispensabile per l’evoluzione e la competitività di tutti i settori.

Il PNRR, in particolare, va ad incidere su tutti i capitoli di cui si compone il DESI proponendo una serie molto articolata di misure ed una roadmap serrata che negli auspici dovrebbe consentire all’Italia di fare il salto di cui ha bisogno. Rispetto alla P.A., che un ruolo cruciale è chiamata a svolgere nell’offrire servizi pubblici digitali ed incentivarne l’uso da parte di cittadini ed imprese, il PNRR individua misure tese da un lato a favorire l’adozione di soluzioni tecnologiche digitali e l’incremento dell’offerta di servizi digitali e, dall’altro, ad incentivare l’acquisizione di competenze digitali. Nello specifico, il PNRR sostiene un approccio “cloud first”, orientato alla migrazione dei dati e degli applicativi informatici delle singole amministrazioni verso un ambiente cloud le amministrazioni centrali consentendo alle amministrazioni di migrare sul Polo Strategico Nazionale – PSN, una nuova infrastruttura dedicata cloud (completamente “privata” o “ibrida”), localizzata sul territorio nazionale e all’avanguardia in prestazioni e sicurezza, oppure sui servizi di cloud “pubblico” (ovvero di mercato) che abbiano ricevuto l’apposita certificazione (prima di AgID, ora dell’Agenzia per la Cybersicurezza). Ebbene, il 28 gennaio scorso è stato pubblicato il bando per la realizzazione del Polo Strategico Nazionale (PSN). La procedura, affidata a Difesa Servizi S.p.a. in qualità di centrale di committenza, prevede un investimento di €723 mln ed accoglie un modello di partenariato pubblico privato per la realizzazione e gestione di un’infrastruttura ad alta affidabilità, localizzata sul territorio nazionale e idonea ad ospitare dati e servizi pubblici considerati critici o strategici, garantendo massima sicurezza, continuità e affidabilità. Tale Polo sarà distribuito geograficamente sul territorio nazionale presso siti opportunamente identificati ed ospiterà i dati ed i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane, comuni con più di 250 mila abitanti). Con l’insediamento a maggio della Commissione giudicatrice è entrata nel vivo la gara per l’affidamento che dovrebbe concludersi, secondo quanto dichiarato dalle autorità competenti entro il 2022.

In ossequio al principio “once only” e in una logica di semplificazione e garanzia dell’interoperabilità dei dati, lo stesso Piano prevede la creazione di una “Piattaforma Nazionale Dati” che offrirà alle amministrazioni un catalogo centrale di “connettori automatici” (le cosiddette “API” – Application Programming Interface) consultabili e accessibili tramite un servizio dedicato, in un contesto integralmente conforme alle leggi europee sulla privacy, evitando così al cittadino di dover fornire più volte la stessa informazione a diverse amministrazioni. A tale fine, nell’ottobre scorso AgID ha adottato le linee guida sull’interoperabilità tecnica delle Pubbliche Amministrazioni e le Linee guida Tecnologie e standard per la sicurezza dell’interoperabilità tramite API dei sistemi informatici che tutte le pubbliche amministrazioni devono adottare al fine di garantire l’interoperabilità dei propri sistemi con quelli di altri soggetti e favorire l’implementazione complessiva del Sistema informativo della P.A..

Il PNRR mira inoltre a rafforzare la cybersecurity investendo in strumenti tecnologici e strutture operative (€ 623 milioni), come un “Centro operativo nazionale di iper-sicurezza (SOC)” e la creazione della nuova Agenzia nazionale per la cybersecurity. Quest’ultima, è stata istituita con il D.L. n. 82/2021 e nell’esercizio della proprie competenze, il 25 maggio scorso ha presentato la strategia nazionale di cybersicurezza.

Nella logica di migliorare i servizi digitali offerti ai cittadini, invece, viene disposto il rafforzamento dell’adozione delle piattaforme nazionali di servizio digitale, incrementando la diffusione di PagoPA, dell’app “IO” e del sistema di identità digitale, partendo da quelle esistenti (SPID e CIE), ma convergendo verso una soluzione integrata e sempre più semplice per gli utenti. Sul punto, si rileva come le identità Spid erogate siano quasi raddoppiate nell’ultimo anno e mezzo, passando da 16,7 milioni nel gennaio 2021 a 30,6 milioni nel maggio 2022. Anche il numero di cittadini registrati all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) è in costante crescita, essendo passato da circa 56 milioni a 61,7 milioni nello stesso periodo considerato, un aumento del 10,37%.

Infine, si prevede anche un intervento organico per migliorare la user experience dei servizi digitali e la loro l’accessibilità “per tutti”, armonizzando le pratiche di tutte le pubbliche amministrazioni verso standard comuni di qualità (ad es. funzionalità e navigabilità dei siti web e di altri canali digitali).

Rispetto all’introduzione di nuovi servizi, molto rilevante è la piattaforma unica di notifiche digitali, strumento che consentirà di inviare notifiche con valore legale in modo interamente digitale, rendendo le notifiche più sicure e meno costose, spostando sui canali digitali il maggior volume possibile di interazioni. In attuazione di quanto previsto dal PNRR, sulla Gazzetta Ufficiale n. 130 del 6 giugno 2022 è stato pubblicato il decreto n. 58 dell’8 febbraio 2022 emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento per la trasformazione digitale, relativo al Regolamento recante piattaforma per la notificazione degli atti della pubblica amministrazione, entrato in vigore lo scorso 21 giugno. La realizzazione della piattaforma digitale per le notifiche, deve avvalersi, in tutto o in parte, del fornitore del servizio universale di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, anche attraverso il riuso dell’infrastruttura tecnologica esistente di proprietà del suddetto fornitore. Il sistema, che almeno nella prima fase si presenta come ad adesione volontaria per le amministrazioni, sarà pienamente operativo una volta ultimati i test ed il monitoraggio sul funzionamento, per il quale è stato istituito un tavolo presso il dipartimento  per la Trasformazione  digitale  della presidenza del Consiglio dei ministri, al quale partecipano rappresentanti delle amministrazioni centrali, della Conferenza delle regioni e delle province autonome, dell’Anci dell’Upi e del gestore della piattaforma.

Il PNRR ha inoltre previsto il lancio di una nuova piattaforma digitale per il reclutamento del personale da parte della P.A.. Ebbene, anche tale iniziativa ha visto la luce con il D.L. n. 80/2021 (convertito con la legge n. 113 del 6 agosto 2021). Si tratta del Portale Nazionale del reclutamento che mira a supportare le Pubbliche Amministrazioni italiane nella gestione delle procedure concorsuali e nel reclutamento di professionisti sulla base del fabbisogno interno e, al contempo, i cittadini e professionisti che desiderano partecipare a concorsi pubblici ed entrare all’interno del network di reclutamento, semplificando e digitalizzando i processi organizzativi delle procedure di reclutamento del personale nelle pubbliche amministrazioni per ridurne i costi economici e sociali.

Rispetto alle competenze e capacità amministrative, invece, il PNRR prevede, da un lato, l’impiego di professionalità più specializzate per l’utilizzo dei nuovi strumenti (es. data scientists) e, dall’altro, un’ampia offerta di corsi online per il reskilling e l’upskilling del capitale umano, cui si aggiunge l’istituzione di “comunità di competenze” (Community of Practice) per sviluppare e contaminare best practice all’interno della P.A. con l’ambizione di attivare circa 20 di queste community tematiche (ad es. su human capital, digital transformation, green transformation, ecc.) trasversali alle amministrazioni.

CONCLUSIONI

Il PNRR prevede una tabella di marcia ambiziosa, con riforme e investimenti che vanno ad incidere su tutte le componenti di cui l’indice DESI tiene conto per stilare la tradizionale classifica europea. Sono molte le note dolenti su cui agire, una delle più rilevanti e più complesse è senza dubbio la digitalizzazione della P.A., chiamata a ripensare la propria organizzazione, le proprie competenze e gli strumenti di lavoro tradizionalmente utilizzati. Il set di iniziative da traguardare è decisamente molto ambizioso, la roadmap tracciata è stringente e certamente dovrà affrontare le difficoltà connesse alle differenze che ancora sussistono tra le varie amministrazioni operanti sul territorio che dispongono di risorse, capacità e strutture organizzative molto variegate. È certo però che al di là dell’esigenza, evidentemente primaria, di rispettare i termini e gli impegni assunti a livello europeo per accedere ai fondi destinati all’Italia, ci troviamo di fronte ad un momento di potenziale svolta per il nostro paese, all’opportunità di recuperare il ritardo accumulato negli anni ed affiancarci ai paesi europei più avanzati digitalmente. Nel processo di digitalizzazione che ancora fatica a compiersi nel nostro paese, la P.A. potrebbe davvero fare la differenza, traghettando nell’era digitale, attraverso un incremento della qualità e quantità dei servizi pubblici offerti, anche quelle fasce di popolazione più refrattarie ed anche le imprese meno consapevoli dei benefici connessi alla digitalizzazione.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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