L’Organizzazione mondiale della sanità definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplice assenza di malattia o infermità.
Eppure, quando si sente l’espressione “stare bene e in salute” si tende a pensare al solo benessere fisico, tralasciando quello mentale che, invece, nel mantenimento della qualità della vita è altrettanto importante.
Dunque, la salute mentale e quella fisica devono avere uguale peso e riconoscimento nella vita di una persona anche perché, sostanzialmente, non ci può essere l’una senza l’altra. I disturbi mentali in Italia colpiscono prevalentemente i giovani e le donne. Queste ultime vivono intensi cambiamenti fisiologici ed emotivi, che possono accentuarsi in periodi particolari della loro vita, come durante la gravidanza o il periodo post-partum. Questi momenti, noti anche come periodo perinatale, costituiscono una fase di enormi cambiamenti fisiologici, psicologici e sociali nella vita delle donne, e le rendono molto vulnerabili ed è frequente che manifestino disturbi come depressione e ansia. La promozione della salute mentale perinatale e il riconoscimento e la presa in carico di un disagio o di un disturbo psicopatologico nella madre (talvolta anche nel padre) è oggi riconosciuta come una priorità di salute pubblica a livello internazionale.
LA GIORNATA MONDIALE SULLA SALUTE MENTALE
Lo scorso 10 ottobre, come ogni anno dal 1992, si è celebrata la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Una ricorrenza riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si pone l’obiettivo di sensibilizzare le persone e promuovere, attraverso molteplici iniziative, la consapevolezza e la difesa della salute mentale di ciascun individuo.
Si tratta, inoltre, di un’occasione preziosa per incoraggiare la società a lavorare insieme per aiutare le tante persone che soffrono di disturbi mentali e per spingere i Governi ad implementare azioni concrete .
LA PERCEZIONE DELLA SALUTE MENTALE A LIVELLO INTERNAZIONALE
Secondo l’Ipsos Health Service Report 2024 la salute mentale è considerata, a livello internazionale, la preoccupazione più importante tra i problemi sanitari. Sei anni fa, il 27% delle persone intervistate sceglieva la salute mentale come uno dei maggiori problemi di salute, mettendola al terzo posto; oggi la cifra è salita al 45% in media in 31 paesi, collocando i disturbi mentali al primo posto avanti anche al cancro.
Quest’ultimo resta la preoccupazione più diffusa in Italia. Tuttavia, è interessante notare come nel nostro Paese la preoccupazione per il cancro, nonostante sia molto elevata, sia diminuita di 19 punti percentuali rispetto al 2018. Al contrario, la preoccupazione per le malattie mentali è aumentata di ben 17 punti percentuali nello stesso periodo arrivando a raggiungere il 35% nel 2024.
COSA PENSANO GLI ITALIANI DELLA SALUTE MENTALE E COME GIUDICANO L’IMPEGNO DEL SISTEMA SANITARIO?
In Italia, l’importanza della salute mentale è percepita ampiamente dalla popolazione. Infatti, il 77% degli intervistati nell’ambito del World Mental Health Day Report di Ipsos sostiene che salute mentale e fisica abbiano la stessa rilevanza, mentre solo l’11% ritiene che la salute mentale sia più importante di quella fisica e il 7% che, al contrario, la salute fisica sia prioritaria rispetto a quella mentale.
Tuttavia, molti italiani ritengono che l’impegno del sistema sanitario nazionale non sia equamente distribuito tra la salute mentale e quella fisica. A tal proposito, solo il 32% degli italiani (in calo di 7 punti percentuali rispetto allo scorso anno) ritiene che salute mentale e fisica siano trattate allo stesso modo dal sistema sanitario. Quasi la metà (46%) sostiene, invece, che il sistema sanitario dia priorità alla salute fisica. Eppure il 6% degli adulti italiani, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), riferisce sintomi depressivi, specie nella fascia d’età 18-34 anni.
Particolarmente allarmanti sono i dati relativi alla salute mentale, soprattutto nelle popolazioni più giovani, resi noti da un’indagine condotta da I-Com nell’ambito dell’Osservatorio in Salute. Nello specifico, nella fascia d’età 26-35 anni, solo il 41% considera buona la propria salute mentale, mentre oltre il 22% la valuta come scarsa o pessima. E tra gli under 25, più del 10% considera scarso il proprio benessere mentale. Diversi fattori potrebbero, però, contribuire a migliorare la salute mentale dei giovani italiani: il 37% di loro vorrebbe un migliore equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, mentre il 30% vorrebbe relazioni sociali più soddisfacenti. Il 20% degli intervistati sottolinea invece l’importanza di una maggiore disponibilità di assistenza psicologica, rimarcando il bisogno di politiche proattive come i servizi di assistenza psicologica nei presidi sanitari territoriali e nelle scuole, oltre che l’introduzione di nuove figure come lo psicologo di base.
LA SALUTE MENTALE PERINATALE. IL PRIMO STUDIO DELL’ISS
In molti casi, sono soprattutto le donne a dichiarare sintomi depressivi, molto comuni anche durante la gravidanza e il post-parto, in cui ne soffre una donna su cinque. Se non riconosciuti e trattati adeguatamente, questi disturbi hanno un impatto negativo a breve, medio e lungo termine sulla salute della donna e pure del bambino. Pertanto, è fondamentale rendere disponibili nei servizi di salute mentale formazione specifica e personale per la presa in carico dei disturbi mentali perinatali, contribuendo a promuovere e tutelare la salute di almeno due generazioni.
Proprio su questo aspetto, un recentissimo studio dell’ISS mette in evidenza le carenze dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) italiani nel garantire assistenza alle donne con disturbi mentali perinatali. In particolare, con una partecipazione pari al 94% dei DMS presenti sull’intero territorio nazionale, i risultati dello studio evidenziano che:
– soltanto il 58% dei DSM offre un counselling preconcezionale alle proprie utenti in età riproduttiva e solo il 5% dispone di materiale informativo per questo scopo;
– il 54% dei DSM non è dotato di un’équipe o di un professionista di riferimento per la psicofarmacoterapia durante la gravidanza e l’allattamento;
– l’80% dei DSM non ha definito un percorso diagnostico terapeutico assistenziale per i disturbi mentali perinatali.
Dunque, appare chiara l’inadeguatezza dei DSM nel tutelare la salute mentale perinatale e la necessità di uniformarsi alle buone pratiche raccomandate dalle linee guida internazionali per supportare le donne in un periodo delicato della loro vita.
MAGGIORI RISORSE E PERSONALE PER LA SALUTE MENTALE IN ITALIA
In Italia, servono 2 miliardi in più e un aumento del 30% del personale. Questo, è l’appello del Collegio Nazionale dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale per dare assistenza a quei due milioni di persone che sono senza cura.
Attualmente in Senato è in discussione il Disegno di legge Zaffini che mira a risistematizzare l’offerta dei servizi di salute mentale, puntando sulla valorizzazione dell’attività di prevenzione al fine di evitare che il disturbo mentale assuma il carattere della cronicità, nonché di assicurare alle persone affette da disagio e disturbo mentale l’accesso a una assistenza sanitaria e sociosanitaria che tenga conto delle loro specifiche esigenze, garantendo la tutela della loro sicurezza e incolumità, nonché quella dei loro familiari e di tutti i professionisti sanitari.
L’auspicio, dunque, è che l’interesse dei decisori politici sul tema si traduca in un impegno concreto alla tutela della salute mentale.