Il 12 novembre scorso è stato pubblicato il nuovo Rapporto OsMed di AIFA sull’uso dei medicinali in Italia nel 2023. Tra le novità più rilevanti, e in controtendenza con il collegiale impegno per contrastare l’AMR, la nuova impennata di antibiotici. A migliorare è però l’appropriatezza dell’aderenza terapeutica, nonché l’uso dei farmaci generici.

AUMENTA LA SPESA IN FARMACI

Nel 2023 la spesa farmaceutica totale in Italia è stata pari a €36,2 miliardi, un dato che segna una crescita annua del +6% rispetto al 2022 e lo porta a rappresentare un’importante componente della spesa sanitaria nazionale, che incide per l’1,9% sul PIL. Tale importo è composto per circa il 70% da coperture provenienti dal SSN, mentre il restante 30% è a carico della spesa privata.

La spesa farmaceutica territoriale complessiva ammonta a €23,6 miliardi, segnando un aumento di poco meno del 5% rispetto all’anno precedente. Di questi, circa €13 miliardi sono riconducibili alla spesa territoriale pubblica che, includendo la spesa convenzionata e in distribuzione diretta e “per conto”, registra un incremento del 3% rispetto all’anno precedente. I restanti €10,6 miliardi riguardano la spesa a carico dei cittadini comprendente la quota della compartecipazione. Quest’ultima in un solo anno è crescita del 7,4%, ponendo un serio tema di accessibilità delle cure. In particolare, ad influire su questo andamento sono stati l’aumento della spesa dei medicinali per automedicazione (+10,5%), insieme a quelli dispensati negli esercizi commerciali (+12,7%), e della spesa dei farmaci di classe C con ricetta (+9,0%), mentre l’acquisto privato dei farmaci di classe A registra un incremento minore (+5,9%). Si registra, invece, una lieve riduzione della spesa per la compartecipazione del cittadino (-1,3%) che, in termini pro-capite, equivale a €25 a cittadino e un’incidenza sulla spesa farmaceutica convenzionata lorda del 15%. Inoltre, nel 2023 il 67% degli assistiti ha ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, con una spesa pro capite di €207.

I FARMACI PER IL SISTEMA CARDIOVASCOLARE SI CONFERMANO I PIÙ RICHIESTI. BOOM DEI MEDICINALI CHE FANNO PERDERE PESO

Oltre agli aspetti relativi alla spesa, l’aggiornamento dell’AIFA fa luce sul livello dei consumi che, per il 2023, ha raggiunto quasi 1.900 dosi giornaliere di farmaci ogni 1.000 abitanti, un terzo delle quali acquistate direttamente dal cittadino. Per quanto riguarda l’assistenza territoriale pubblica e privata, sono state erogate confezioni di farmaci per quasi 2 miliardi, con un andamento stabile rispetto all’anno precedente.

Sul podio dei farmaci più acquistati dagli italiani, i prodotti per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per consumi (circa 514 dosi giornaliere per 1.000 abitanti) e al secondo posto come categoria terapeutica a maggior spesa farmaceutica pubblica con oltre €60 di spesa pubblica annua pro capite. Al secondo posto per consumi si collocano i farmaci dell’apparato gastrointestinale e del metabolismo (298,6 dosi giornaliere per 1.000 abitanti), che sono invece terzi in termini di spesa farmaceutica pubblica con una spesa pro capite pari a €56, in aumento del 2,2% rispetto all’anno precedente. I farmaci del sangue e degli organi emopoietici si sono collocati al terzo posto in termini di consumi (144,5 dosi giornaliere per 1.000 abitanti), sebbene siano solo in quinta posizione in termini di spesa farmaceutica pubblica (€44). Una distanza notevole in termini di consumi separa queste tre aree terapeutiche dalle altre: difatti, al quarto posto per consumi si trovano i farmaci del sistema nervoso centrale con 98 dosi giornaliere per 1.000 abitanti. Il primato in termini di spesa pubblica spetta invece ai farmaci antineoplastici e immunomodulatori, con un esborso pubblico pro capite di €120.

Tra le principali novità rilevate nel 2023, viene evidenziato l’aumento del ricorso agli antidiabetici (+5% nei consumi arrivando al valore complessivo di 71 dosi per 1000 abitanti e +8% nella spesa su base annua che, così raggiunge €1.450 milioni, pari al 5,6% della spesa farmaceutica comprensiva della convenzionata e degli acquisti da parte delle strutture pubbliche). Il consumo di questi farmaci sia aumentato considerevolmente negli ultimi 10 anni (nel 2013 erano 62 le dosi giornaliere), con una variazione media annuale (CAGR) dell’1,4%. In particolare, tale incremento è dovuto all’aumento di consumi dei due sottogruppi di prodotti in grado di ridurre in modo significativo il peso corporeo: gli analoghi del Glp-1 che registrano un aumento di spesa del 18% e dei consumi del 26%, tra cui figura la semaglutide che registra, da sola, rispettivamente +52 e +76%.

Infine, in aumento è anche l’utilizzo dei cosiddetti farmaci generici, passati in termini di spesa dal 9% nel 2011 al 23% del 2023 e in termini di consumi dal 16% al 31%. La tendenza di crescita negli ultimi 5 anni è tuttavia limitata (solo 3%), e l’AIFA evidenzia come tali consumi siano in Italia ancora bassi, soprattutto se confrontati a quello di altri Paesi europei. Difatti, secondo i dati IQVIA, l’Italia è terz’ultima in Europa con una media UE relativa al consumo di generici che raggiunge invece il 51% (e il 60% in Gran Bretagna).

PREOCCUPA L’AUMENTO DEGLI ANTIBIOTICI

Nell’analisi dei consumi di farmaci svolta dal rapporto OsMed, un dato che desta preoccupazione è quello relativo al nuovo aumento nel consumo di antibiotici. Nel 2023, infatti, questa categoria di farmaci ha registrato un aumento dei consumi del 6,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente, arrivando a oltre le 17 dosi giornaliere per 1.000 abitanti. Questo incremento conferma e rafforza il trend degli ultimi due anni: dopo la lenta riduzione nei consumi registrata dal 2014 al 2019, e una forte contrazione attribuibile agli effetti della pandemia da Covid-19 nel 2020 e nel 2021 (anno in cui si è registrato il livello minimo di consumi, con 13 dosi), dal 2022 il dato è tornato a crescere con un andamento crescente. Complessivamente dunque, se sull’arco dei dieci anni si registra una lieve contrazione di consumi del 13,6%, dal 2021 ad oggi l’aumento segna un preoccupante +33,2% che, se confermato anche nei prossimi anni, porterà l’utilizzo di antibiotici a raggiungere e superare il record registrato nel 2014 (19,9 dosi giornaliere per 1.000 abitanti).

Parallelamente ai consumi, aumenta anche la spesa in antibiotici. Per il 2023 si registra una spesa pubblica complessiva pari a €823 milioni, in aumento del 5,8% rispetto all’anno precedente, con una spesa media pro capite di €14. Secondo i dati di AIFA, 2 persone su 5 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici nel corso degli anni, con livelli d’uso più elevati nei bambini fino a 4 anni di età e nelle persone con più di 75 anni.

Queste tendenze destano non poca apprensione sugli effetti di tali consumi nella lotta all’antimicrobico resistenza (AMR), una sfida globale causata anzitutto da un uso eccessivo e, spesso, incorretto degli antibiotici. L’AMR rappresenta infatti uno dei principali temi per il futuro globale, tanto da essere inserita dell’OMS tra le 10 principali minacce dei prossimi anni e dall’UE tra le tre principali minacce prioritarie per la salute nell’Unione. Si stimano infatti, ogni anno, tra gli 1,5 e i 2 milioni di decessi nel mondo attribuibili direttamente a batteri AMR, un dato che sale a circa 5 milioni se si considerano tutte le morti dovute a infezioni causate da batteri resistenti.

Delle morti direttamente legate ai batteri AMR, oltre 35.000 decessi sono registrati nella sola UE, di cui circa un terzo in Italia – numeri che rendendo l’impatto delle infezioni da batteri resistenti agli antibiotici pari a quello di tubercolosi, influenza e HIV/AIDS messe insieme. Secondo le stime OMS, tali valori potrebbero inoltre aggravarsi ulteriormente se le tendenze recenti non dovessero subire un’inversione di rotta, con previsioni di raggiungere 10 milioni di decessi l’anno a livello mondiale entro il 2050.

CONCLUSIONI

Tale scenario indica chiaramente come in tutte le parti del mondo le malattie infettive stiano sviluppando una crescente resistenza agli antibiotici e ad altri antimicrobici, evidenziando l’esigenza di un cambio di approccio non solo nel consumo di tali farmaci, che tutt’ora vede un uso in molti casi spropositato e privo di supporto medico. In Italia, ad esempio, si stima che il 23% degli antibiotici sia ancora venduto senza prescrizione. Come evidenziato anche dall’AIFA, emerge pertanto la necessità di implementare urgentemente programmi di “Antimicrobial Stewardship” in particolar modo nelle popolazioni ad alta prevalenza d’uso per ottimizzarne il consumo e ridurre la resistenza antimicrobica.

Dopo la laurea triennale in Economics and Business all’Università LUISS, ha conseguito la laurea magistrale in Economics presso l’Università di Roma Tor Vergata con una tesi sperimentale in Economia del Lavoro su come l’introduzione di congedi di paternità influenzi gli esiti occupazionali ed economici delle madri.