La transizione energetica dell’Europa passa inevitabilmente attraverso la decarbonizzazione della generazione elettrica, riducendo progressivamente l’uso di combustibili fossili e aumentando la quota di energie rinnovabili. Tuttavia, questa trasformazione presenta una sfida strategica fondamentale: la dipendenza dall’estero per molte delle tecnologie e delle materie prime necessarie alla produzione di energia pulita.
IL MIX COMPLESSIVO DI GENERAZIONE E L’INTENSITÀ DI EMISSIONE
Fra le diverse fonti di elettricità disponibili nell’UE, svetta il nucleare come prima fonte di approvvigionamento elettrico, sebbene in calo, seguito da eolico, gas naturale e idroelettrico. Per la prima volta si è assistito al “sorpasso” dell’energia solare sul carbone, fonte che ha visto il suo declino più significativo nel periodo considerato. Notevoli sono stati gli aumenti di eolico e solare, mentre, allo stesso tempo, il gas e l’idroelettrico mostrano valori variabili ma in media pressoché costanti nel periodo.
Fig. 1: Mix di generazione elettrica, per fonte (2000-2024)
Fonte: EMBER, 2025
Il dato medio europeo, che vede come prime due fonti utilizzate delle tecnologie a zero emissioni, è senza dubbio positivo. Il 71,1% dell’energia elettrica proviene da fonti rinnovabili o da nucleare, con un residuo 28,9% ancora dipendente dalle fonti fossili. Tuttavia, la situazione fra i diversi Stati Membri è molto disomogenea. Il mix elettrico italiano nel 2024 ha visto ancora prevalere le fonti fossili (50,6%) rispetto alle fonti rinnovabili o a zero emissioni (49,4%). Un dato nettamente peggiore rispetto ai grandi paesi europei come Germania, Spagna e Francia, che possiedono una porzione di energie pulite nel proprio mix elettrico rispettivamente del 57,5%, 76,8% e 94,3%.
Il settore elettrico europeo nel 2024, considerando sia le fonti rinnovabili che fossili, ha emesso circa 585 Megatonnellate di C02 e ha raggiunto un’intensità media annuale di 231,10 gCO2e per kWh prodotti.
Fig.2: Intensità di emissioni della generazione elettrica europea (gen 2015-dic 2024)
Fonte: EMBER, 2025
Nel periodo 2015-2024, l’intensità minima è stata raggiunta nel maggio 2024. Dopo il picco strutturale nei mesi invernali dell’ultimo trimestre del 2024, si auspica in un altro minimo nella primavera del 2025. Esistono differenze significative nell’intensità delle emissioni degli Stati membri, dovute al diverso grado di adozione delle tecnologie pulite. I paesi che ottengono i migliori risultati sono quelli che riescono a combinare una quota molto elevata di generazione da fonti rinnovabili con la capacità nucleare. Quelli che ottengono i risultati peggiori mostrano ancora un forte uso di combustibili fossili solidi, relativamente poche fonti di energia rinnovabile e fonti nucleari limitate o inesistenti nei loro mix elettrici nazionali. Si può fare di più, ma allo stesso tempo la decarbonizzazione della produzione di elettricità ci espone a una forte dipendenze estere. L’Italia, a dicembre 2024, di fronte a un valore medio europeo di intensità di emissione pari a 249 gCO2 per kWh, presentava un valore di 345.
UN SETTORE FORTEMENTE ESPOSTO ALLE DIPENDENZE ESTERE
Se da un lato l’Europa sta investendo massicciamente in impianti eolici, solari e in nuove tecnologie per lo stoccaggio dell’energia, dall’altro si trova in una posizione vulnerabile a causa della forte dipendenza dalle importazioni di materiali critici. Elementi come il litio, il cobalto e le terre rare, essenziali per le batterie e per le turbine eoliche, provengono in larga misura da paesi extraeuropei, in particolare dalla Cina e da altri stati asiatici. Anche nella produzione di pannelli fotovoltaici, l’Europa dipende fortemente dall’industria cinese, che domina il mercato globale.
Fig.3: Esportazioni di pannelli fotovoltaici cinesi, per MW esportato e destinatario (2017-2024)
Fonti: elaborazioni I-Com su dati EMBER, 2025
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Visti i recenti accadimenti geopolitici, oltre alla strutturale dipendenza energetica dell’UE, decarbonizzare il mix elettrico è una scommessa sia sul piano economico che su quello geopolitico internazionale. La dipendenza eccessiva da fornitori esterni può rendere la transizione energetica vulnerabile a crisi internazionali, guerre commerciali e restrizioni sulle esportazioni sia da parte degli USA che della Cina, facendo sì che tutto si regga su un precario equilibrio. Dal punto di vista europeo, specialmente per l’industria, si attende per il 26 febbraio la pubblicazione ufficiale del Clean Industrial Deal, che, secondo alcune anticipazioni, punta a favorire il Made in Europe per l’acquisto di tecnologie per la transizione.