Il consumo di antibiotici e la resistenza antimicrobica. La fotografia dell’AIFA: situazione ancora critica


Articolo
Maria Rosaria Della Porta
credit: pixabay

Gli antibiotici sono un’arma fondamentale contro le infezioni batteriche e la loro scoperta e il loro utilizzo nella pratica clinica hanno contribuito in modo determinante a migliorare la salute della popolazione mondiale. Tuttavia, il consumo eccessivo e inappropriato di questi farmaci sta contribuendo ad accelerare la diffusione della resistenza antimicrobica, fenomeno per cui il trattamento delle infezioni batteriche diventa sempre più difficile e talvolta inefficace, contribuendo pertanto ad un aumento dei rischi per la salute pubblica nonché all’incremento dei costi sanitari.
Solo in Italia, le stime parlano di circa 12 mila decessi l’anno e un danno economico per il SSN che si aggira intorno ai 2,4 miliardi di costo annuo.

INIZIATIVE PER IL CONTRASTO DELLA RESISTENZA ANTIMICROBICA

Nel corso degli anni, numerose iniziative a livello mondiale, europeo e nazionale si sono susseguite per contrastare la resistenza antimicrobica.
Recentemente, in occasione della 79esima riunione di alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) sulla resistenza antimicrobica tenutasi a New York il 26 settembre 2024, i leader dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite (ONU) hanno affrontato per la seconda volta in otto anni tale tema approvando una dichiarazione politica che stabilisce un obiettivo ancora più ambizioso per quanto riguarda l’utilizzo degli antibiotici in ambito umano: almeno il 70% dei consumi negli esseri umani a livello globale dovrebbe essere rappresentato da antibiotici del gruppo Access, ossia quelli con uno spettro di attività ristretto e a basso rischio di indurre resistenze. L’Assemblea ha inoltre riconosciuto il ruolo dell’ambiente nello sviluppo, nella trasmissione e nella diffusione della resistenza antimicrobica, sostenendo la necessità di azioni più incisive anche in materia ambientale per la prevenzione e il contrasto delle principali fonti di inquinamento da antibiotici.
Tuttavia, l’impegno nel contrastare la minaccia dei batteri resistenti è ormai da anni nell’agenda politica mondiale. Già nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in collaborazione con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale aveva elaborato un Piano d’Azione Globale contro l’antimicrobico-resistenza (AMR) (Global Action Plan on Antimicrobial Resistance) incentrato sull’approccio integrato “One Health” per promuovere l’uso appropriato degli antibiotici in ambito umano, veterinario e ambientale. A supporto di questo piano, l’OMS lanciò successivamente il sistema globale di sorveglianza dell’AMR (Global Antimicrobial Resistance Surveillance System, GLASS), con lo scopo di favorire l’istituzione di sistemi di sorveglianza nazionali per il monitoraggio delle resistenze e del consumo degli antimicrobici e di supportare un approccio standardizzato alla raccolta, analisi e condivisione dei dati. Nel 2017 la Commissione Europea, riconoscendo l’antibiotico-resistenza una priorità in ambito sanitario, ha adottato il Piano d’Azione Europeo “One Health” contro la resistenza antimicrobica (A European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance), con il duplice obiettivo di ridurre il divario tra gli Stati membri per quanto riguarda l’uso degli antibiotici e di incoraggiare l’adozione e l’attuazione di piani nazionali di contrasto all’antimicrobico-resistenza.
A tale proposito, seguendo l’invito della Commissione Europea, l’Italia ha approvato in Conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 30 novembre 2022, il Piano nazionale di contrasto dell’antibiotico resistenza 2022-2025 (PNCAR), che fa seguito al precedente PNCAR 2017-2020 e ha il fine di fornire al Paese le linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare l’emergenza della resistenza agli antibiotici nei prossimi anni, seguendo un approccio multidisciplinare e una visione “One Health”.
Tra gli obiettivi generali del Piano per ridurre l’incidenza e l’impatto delle infezioni resistenti agli antibiotici c’è la promozione di un uso appropriato di tali farmaci sia in ambito umano che veterinario nonché una corretta gestione e smaltimento degli antibiotici e dei materiali contaminati.

IL CONSUMO DEGLI ANTIBIOTICI IN ITALIA: IL REPORT AIFA

Eppure, l’ultimo report dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), pubblicato lo scorso 4 marzo, sottolinea che la situazione italiana è ancora molto critica sia per la diffusione dell’antibiotico-resistenza sia per il consumo degli antibiotici, rendendo pertanto urgenti le azioni di prevenzione e controllo. Nello specifico, il consumo di antibiotici in ambito umano continua a essere superiore alla media europea, con una grande variabilità tra le regioni e valori che nel 2023 superano quelli pre-pandemici. Inoltre, nel confronto europeo relativo alla distribuzione dei batteri resistenti in Europa, l’Italia detiene, insieme alla Grecia, il primato per diffusione di germi resistenti.
Sempre nel rapporto AIFA si legge che nel 2023 il consumo complessivo di antibiotici per uso sistemico, pubblico e privato è aumentato del 5,4% rispetto all’anno precedente. Parallelamente all’incremento dei consumi si registra un aumento delle prescrizioni delle molecole ad ampio spettro, quelle a più alto rischio di generare resistenze microbiche, rispetto a quelle a spettro più ristretto.
Nel dettaglio, emerge che solo il 54,4% delle prescrizioni totali ha riguardato antibiotici appartenenti al gruppo Access, sebbene secondo la recente Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea, la percentuale di antibiotici appartenenti a tale categoria usati a livello nazionale dovrebbe essere pari al 65%.

La valutazione dell’andamento mensile e la variazione stagionale dei consumi consentono ulteriormente di affermare che molto spesso tali farmaci sono utilizzati in modo inappropriato. Infatti, i dati evidenziano che nei mesi invernali il consumo di antibiotici raggiunge picchi anche del 40% facendo presumere che molto spesso vengono prescritti per infezioni respiratorie di prevalente eziologia virale per le quali sono tuttavia inefficaci.
Infine, l’analisi per area geografica conferma consumi più elevati al Sud rispetto alle altre aree del Paese e inoltre, si registra un’impennata delle prescrizioni in età pediatrica e un aumento dei consumi in ambito ospedaliero, dove più che altrove circolano i batteri resistenti alle terapie antimicrobiche.

Dunque, i dati del recente report AIFA restituiscono la fotografia di un Paese in cui il consumo di antibiotici è ancora eccessivo e soprattutto inappropriato e la strada per combattere la pandemia silente dei batteri sempre più resistenti alle terapie farmacologiche è ancora tutta in salita. Infatti, il Drug Resistance Index (DRI) – indicatore che combina in un’unica misura il consumo di antibiotici e la resistenza ai farmaci – nel 2023 è aumentato nella maggior parte delle regioni per Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae ed Enterococcus faecium. Inoltre, per Acinetobacter species, il DRI continua ad essere particolarmente elevato (>60%) superando l’80% in molte Regioni del Centro-Sud.

QUALI AZIONI PER IL CONTRASTO DELL’ANTIMICROBICO RESISTENZA

Il contrasto dell’antimicrobico resistenza richiede la necessità di un approccio strategico multisettoriale che secondo gli addetti ai lavori da un lato deve promuovere un uso consapevole degli antibiotici, anche in ambito veterinario mediante campagne di informazione e sensibilizzazione e dall’altro rafforzare l’azione di prevenzione soprattutto in ambito ospedaliero, dove i batteri resistenti agli antibiotici sono ampiamente più diffusi, senza tuttavia trascurare, attraverso incentivi e semplificazioni sul piano regolatorio, la ricerca di nuovi farmaci antimicrobici capaci di aggirare le attuali resistenze. A tal proposito, in Italia la Legge di Bilancio 2025 ha previsto un fondo di 100 milioni di euro per incentivare lo sviluppo e l’accesso a nuovi antibiotici innovativi.
Inoltre, come ricorda anche l’Organizzazione mondiale della Sanità nelle azioni complessive di contrasto all’antibiotico resistenza non può mancare la vaccinazione, la quale potrebbe sensibilmente ridurre le terapie antibiotiche specie in età pediatrica.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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