L’estate, con le sue temperature elevate e le ondate di calore sempre più frequenti, intense e anticipate, non è solo stagione di vacanza e di tempo libero, ma anche un periodo di crescenti sfide e preoccupazioni per la salute pubblica. Questo è particolarmente vero in Italia, dove l’insieme di temperature medie in forte crescita, invecchiamento della popolazione e stili di vita ancora non ottimali, rischiano di ampliare rischi per gli individui e aggravare la pressione sul SSN e il sistema di welfare nel suo insieme.

TEMPERATURE IN AUMENTO E I RISCHI PER LA SALUTE

Il cambiamento climatico sta rendendo le ondate di calore un fenomeno strutturale, con impatti significativi, ormai noti e ampiamente analizzati in letteratura, sulla mortalità, la morbilità e sul generale benessere fisico e psicologico della popolazione.

In tale contesto, a destare particolare preoccupazione durante i mesi estivi sono soprattutto le ondate di calore, definite come periodi prolungati di temperature eccezionalmente elevate. Difatti, queste rappresentano una minaccia diretta e indiretta per la salute umana, con rischi immediati in particolare per i bambini, gli anziani, e la popolazione affetta da condizioni acute e croniche. Il rischio più immediato è dato dai cosiddetti “colpi di calore”, che avvengono quando la fisiologica capacità di termoregolazione è compromessa. In questi casi, infatti, la temperatura corporea aumenta rapidamente fino anche a 40-41 °C e la pressione arteriosa diminuisce repentinamente. Il grado di sopportazione del corpo è estremamente variabile in base alle condizioni dell’individuo e infatti anche le conseguenze presentano un’ampia gradazione di segni e sintomi a seconda della gravità della condizione: possono andare da generali sensazioni di nausea e malessere fino ad arrivare a severi stati d’ansia e stati confusionali.

Tuttavia, le alte temperature possono mettere a dura prova il corpo umano anche in altri modi, andando ad interferire con il funzionamento dei sistemi cardiovascolari, respiratori e renali, e portando all’aggravamento di patologie preesistenti come malattie cardiache, respiratorie (ad esempio BPCO, asma), diabete e insufficienza renale. Tra i disturbi più frequenti legati al caldo, la SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) identifica infatti non solo la più diretta insolazione, spesso accompagnata dalla comparsa di eritemi o ustioni, ma anche casi di crampi e dolori fisici, causati da perdite di sodio e minerali dovute alla sudorazione e ad una conseguente modificazione dell’equilibrio idrico-salino, o di edema, dovuta ad esempio dalla ritenzione di liquidi negli arti inferiori.

DISIDRATAZIONE, ALIMENTAZIONE E STILI DI VITA DA FAVORIRE

La disidratazione è un rischio particolarmente elevato, specialmente per gli anziani, i bambini piccoli e le persone con patologie croniche, e può portare a gravi squilibri elettrolitici e compromettere le funzioni vitali se non gestita tempestivamente. La gestione dei liquidi corporei e dello stimolo della sete è pertanto uno dei pilastri della prevenzione degli effetti del caldo: è fondamentale bere abbondantemente e regolarmente, anche in assenza di sete, prediligendo acqua e bevande non zuccherate né alcoliche, le quali possono al contrario aumentare il rischio di disidratazione.

A ciò si legano, in modo complessivo, una serie più ampia di indicazioni riguardanti l’alimentazione. Anzitutto, è consigliato il consumo regolare di frutta, verdura, e alimenti che possono contribuire al corretto apporto di liquidi e sali minerali essenziali. Sono invece sconsigliati cibi grassi e molto elaborati, che richiedono un maggiore impegno digestivo e aumentano la produzione di calore corporeo, così come anche le spesso sottovalutate bevande ghiacciate. Queste ultime, infatti, se assunte in un organismo esposto al calore e surriscaldato, possono causare congestioni anche gravi, con conseguenti sudorazioni, dolori toracici e sensazioni di mancamento.

GLI EFFETTI DEL CALDO SULLA SALUTE MENTALE

Oltre ai rischi fisici, il caldo eccessivo può avere effetti sulla salute mentale, aumentando sensazioni di malessere psicologico e persino esacerbando disturbi psichiatrici preesistenti e aumentando i livelli di irritabilità e stress nella popolazione generale. Le temperature eccessive sono spesso vissute soggettivamente dagli individui come condizioni emotivamente spiacevoli, faticose, stancanti e stressanti. In particolare, al di là delle sensazioni soggettive delle persone, alcuni studi (Noelke et al., 2016) suggeriscono che vi sia un peggioramento dei sintomi ansiosi in condizioni di temperature elevate, in particolare all’insorgenza di fenomeni che seguono una prolungata esposizione al sole come la tachicardia, l’aumento della frequenza respiratoria, la sudorazione eccessiva, fino alle sensazioni di svenire, di nausea e di generale confusione.

Altri studi, invece, evidenziano come l’aumentare delle temperature porti ad un innalzamento dei livelli di cortisolo e di altri ormoni dello stress. Elevati livelli di questi sono spesso correlati all’aumento dei sintomi ansiosi e possono influenzare negativamente i processi cognitivi, tra cui l’attenzione e la concentrazione, rendendo più difficile la regolazione emotiva ed esacerbando un senso di sovraccarico e frustrazione.

Infine, non sono da sottovalutare gli effetti dovuti alla difficoltà nel mantenere un buon sonno a causa delle elevate temperature: la deprivazione di sonno e/o una sua cattiva qualità rendono infatti più vulnerabili gli individui alla disregolazione emotiva e a una non adeguata gestione delle emozioni, oltre che ad un indebolimento fisico.

L’ITALIA TRA I PAESI PIÙ COLPITI

L’Italia si trova ad affrontare un rischio amplificato dalle ondate di calore a causa della sua struttura demografica caratterizzata da un elevato invecchiamento della popolazione. Questo fattore rende il nostro Paese particolarmente vulnerabile agli impatti sulla salute e, di conseguenza, sul sistema economico e sanitario. Gli anziani, come evidenziato, sono infatti tra la fasce più colpite, e in un paese con una delle età medie più alte d’Europa, l’onere in termini di morbilità e mortalità diventa proporzionalmente più significativo: basti pensare che dei 60.0000 morti per caldo registrati in Europa nell’estate del 2022, circa 18.000 sono stati registrati in Italia. Questo dato sottolinea la persistenza del problema, nonché il suo crescente impatto: a livello europeo, si stima che i morti per caldo ogni estate diventeranno circa 95.000 entro il 2040, con costi sanitari e di assistenza per far fronte al fenomeno più che raddoppiati in Italia così come negli altri stati più colpiti.

Il crescente impatto del calore estivo si ritrova anche nell’incremento di morti registrate, negli ultimi anni, proprio nei mesi di luglio e agosto. I dati del 2024 mostrano infatti un numero pari a 54.670 decessi nel mese di agosto e a 52.681 nel mese di luglio, rispettivamente pari 3629 (+7%) e 870 (+2%) decessi in più rispetto alla media pre-pandemia 2015-2019.

LE ISOLE DI CALORE NELLE CITTÀ ITALIANE

Interessante notare come nel contesto italiano si è osservata una particolare esposizione al rischio per le persone che vivono nelle città rispetto a coloro che vivono in ambiente sub-urbano o rurale. Tale fenomeno è denominato “effetto isola di calore urbana” e vede le città esposte a temperature ben superiori (fino a 3 °C) rispetto a quelle delle aree rurali circostanti (da qua la metafora dell’isola). L’effetto è stato recentemente approfondito in una ricerca coordinata dal Cnr che ha quantificato il fenomeno nei diversi capoluoghi di regione.

La presenza di verde urbano emerge come principale fattore di mitigazione del fenomeno: un aumento del +5% della copertura arborea a livello comunale può ridurre la temperatura media superficiale di oltre mezzo grado. Tuttavia, fondamentale è anche la distribuzione del verde: a soffrire maggiormente del fenomeno delle isole di calore sono infatti le città che presentano le differenze più accentuate nella quantità di verde tra le zone centrali e quelle periferiche. È il caso di città come Genova e Torino, caratterizzate da una crescente quantità di verde nelle zone periferiche ma da una scarsità nelle zone centrali. Al contrario, le città con una distribuzione più uniforme, mostrano un’intensità delle isole di calore più contenute, seppur sempre evidenti.

IL PIANO CALDO 2025 DEL MINISTERO DELLA SALUTE

Per affrontare in modo strutturato l’emergenza caldo, il Ministero della Salute ha reso operativo il Piano Caldo 2025, un sistema nazionale di prevenzione degli effetti negativi delle alte temperature sulla salute, con un focus particolare sulle persone più fragili. Questo programma si basa sull’elaborazione giornaliera di bollettini sulle ondate di calore specifici per ogni città, con quattro livelli di rischio graduato, dall’assenza di rischio (Livello 0) fino a condizioni di rischio elevato persistenti (Livello 3). Questi bollettini vengono trasmessi ai Centri di riferimento locali per gli interventi socio-sanitari e pubblicati sul portale del Ministero della Salute per informare la popolazione generale. Il sistema si avvale anche di una sorveglianza quotidiana della mortalità (SiSMG) e degli accessi ai pronto soccorso in 55 città, permettendo un monitoraggio costante degli eventi sanitari associati alle ondate di calore.

A supporto di queste iniziative, il Ministero ha attivato anche il servizio di pubblica utilità 1500, un numero verde gratuito disponibile dal 23 giugno, che fornisce consigli utili per la prevenzione, orientamento ai servizi territoriali attivati da Regioni e Comuni, e informazioni per la tutela della salute dei lavoratori all’aperto.

ANCHE PER FRONTEGGIARE IL CALDO OCCORRE PIÙ PREVENZIONE

Le ondate di calore estive sono un chiaro segnale di come il cambiamento climatico stia già incidendo sulla salute pubblica e sulla sostenibilità del SSN. La gestione di questi rischi richiede infatti sforzi considerevoli per tutto il sistema di cura, con interventi integrati che vanno oltre la mera risposta emergenziale, abbracciando una visione di lungo termine incentrata sulla prevenzione, sull’adattamento e sulla costruzione di una sanità più resiliente.

Anche in questo caso, quindi, risultano centrali gli interventi di prevenzione, come evidenziato nel corso dei recenti Stati Generali della Prevenzione organizzati dal Ministero della Salute. Investire in sistemi di allerta, campagne informative efficaci, adattamento urbano e potenziamento dei servizi territoriali non è solo necessario per salvaguardare la salute e far fronte alla crescente esposizione al rischio della popolazione italiana, ma una strategia necessaria per la sostenibilità del sistema sanitario nel suo insieme. Ridurre l’impatto delle ondate di calore significa infatti non solo salvare vite e migliorare la qualità della vita, ma anche alleggerire il carico sul Servizio Sanitario Nazionale, garantendone la sostenibilità per le sfide future.

Dopo la laurea triennale in Economics and Business all’Università LUISS, ha conseguito la laurea magistrale in Economics presso l’Università di Roma Tor Vergata con una tesi sperimentale in Economia del Lavoro su come l’introduzione di congedi di paternità influenzi gli esiti occupazionali ed economici delle madri.