La fattura energetica italiana rappresenta un indicatore fondamentale per comprendere l’impatto economico delle importazioni di energia sul Paese e la sua capacità di adattamento. I dati per il 2024 forniti dall’ISTAT presentano un netto miglioramento del saldo commerciale energetico italiano rispetto agli anni precedenti a partire dal picco del 2022. Questo risultato è stato raggiunto grazie alla concomitanza di più fattori, sia di tipo strutturale che di mercato.

SPESA RIDOTTA PER L’ENERGIA NEL 2024

Il termine fattura energetica fa riferimento alla spesa nazionale per l’energia. Nello specifico, indica il costo totale che il Paese paga per importare energia dall’estero, al netto del valore delle esportazioni, per fonti quali petrolio, gas, energia elettrica e altre. Questa misura riflette quindi la dipendenza dell’Italia dalle fonti estere in termini monetari ed è un indicatore chiave per valutare la vulnerabilità del paese e lo stato della bilancia commerciale. Ad esempio, una posizione molto negativa del saldo implica maggiore dipendenza dalle importazioni e più esposizione alla volatilità internazionale. Un miglioramento del saldo è possibile grazie alla maggior efficienza energetica e all’incremento della produzione domestica in particolare tramite rinnovabili.
Secondo quanto emerso dall’analisi condotta da Unem, il valore della fattura energetica italiana è calato significativamente nel 2024. Il costo totale per le importazioni energetiche nette si è fermato a €51,1 miliardi, con €16 miliardi risparmiati rispetto all’anno scorso che segnano un calo del 24% sul 2023.
Questo miglioramento è stato causato da tre fattori principali: il calo dei prezzi dell’energia a livello globale, la riduzione dei consumi per alcune fonti energetiche chiave e un modesto rafforzamento dell’euro sul dollaro.
Nel 2024, il saldo per la fattura energetica è diminuito drasticamente rispetto al picco storico del 2022, quando si sono raggiunti i €114,4 miliardi. Durante quel periodo, infatti, la guerra in Ucraina aveva comportato un rapido innalzamento del prezzo delle fonti fossili, in primis il gas naturale. Da quel momento, la fattura energetica è scesa del 40% nel 2023 (corrispondente a un calo di circa €48 miliardi) e del 55% nel 2024 (o di €63,3 miliardi).

Fig. 1: Fattura energetica italiana (2014 – 2024)

La minor spesa totale è stata possibile grazie ad una riduzione generalizzata nell’esborso sostenuto per le varie fonti energetiche. Le importazioni nette di gas, che rappresentano una componente cruciale nel contesto italiano, sono costate €22 miliardi nel 2024, ovvero €6,3 miliardi in meno rispetto al 2023. In questo caso, il prezzo ha giocato un ruolo primario in quanto l’indice TTF per gran parte del 2024 è stato inferiore al 2023, anche se in aumento per tutto l’anno.
Anche la spesa legata all’energia elettrica è diminuita di €1,3 miliardi (-21%) fermandosi a €4,8 miliardi. La fattura energetica legata alle fonti petrolifere è la componente dove si è visto un netto miglioramento. La spesa petrolifera ammontava a €22,2 miliardi nel 2024, in calo di €6,6 miliardi (-23%) sull’anno precedente. Questo risultato è stato raggiunto grazie alla minor quantità importata di greggio ma anche a causa del calo del prezzo medio.
Tramite la riduzione delle importazioni di greggio avvenuta tra il 2023 e il 2024 (-8%), le importazioni nette nello stesso periodo sono scese del 9%. Inoltre, anche il prezzo pagato si è ridotto del 2% nello stesso periodo. Infine, il prezzo segnava i 72 $ a barile a maggio 2025, indicando una possibile futura riduzione su tutto l’anno rispetto al 2024. L’effetto determinato dalla dinamica del prezzo dipenderà anche dal cambio dell’euro sul dollaro, che nel 2024 è stato particolarmente favorevole grazie ad un rafforzamento che ha permesso di tradurre il calo del prezzo in euro in un -3%.

Fig. 2: Importazione nette e prezzo del petrolio greggio (2014-2024)

Fonte: Elaborazione I-Com su dati Eurostat, EIA e en2x

Queste dinamiche impattano significativamente sugli indicatori economici italiani. Il peso della spesa energetica sul PIL si è discretamente ridotto, passando dall’1,7% nel 2022, all’1,4%% nel 2023 per raggiungere l’1%% del 2024.

CONCLUSIONI
Il risultato del 2024 per la riduzione della fattura energetica fornisce un segnale positivo per l’economia italiana, così come un’opportunità da consolidare. La riduzione della spesa per le importazioni nette energetiche, dovuta in particolare a prezzi più bassi, minori importazioni ed euro più forte sul dollaro, ha anche comportato un peso minore della spesa energetica sul PIL, migliorando la resa economica del Paese. Gran parte del risultato dipende però da dinamiche congiunturali, legate ai prezzi o al cambio. Per questo motivo occorre concretizzare gli sforzi per rendere questo minor esborso strutturale, grazie alla maggior efficienza energetica e all’aumento dell’energia prodotta internamente tramite rinnovabili.

 

 

Note:
– Foto di Maksym Kaharlytskyi su Unsplash