Innovare il credito al consumo intervenendo sull’e-commerce. Questa è la sfida lanciata dal Rapporto DIGIFIN presentato lo scorso 17 febbraio in occasione del convegno pubblico “THE POWER OF INNOVATION. Finanza digitale e benefici per il sistema Paese”.
La lunga fase di recessione economica ha inciso negativamente sul ricorso al credito al consumo che ha perso, a livello di consistenze, circa il 5% rispetto al 2011. Parallelamente alla crisi dei finanziamenti, si è assistito ad un vero e proprio boom delle vendite on-line in tutti i Paesi dell’Unione Europea e l’Italia, seppure in valore assoluto non sia ancora ai livelli dei grandi colossi nordeuropei, presenta uno dei più alti tassi di crescita delle vendite in rete (13,2 miliardi di euro nel 2014; +17% rispetto all’anno precedente). A fronte di questo trend estremamente positivo, però, solo l’1% del delle vendite online è stato finanziato attraverso prodotti di credito al consumo, contro una media del 7% per il settore retail nel suo complesso; ne deriva un alto potenziale inespresso dei finanziamenti on-line, che I-Com ha stimato essere pari, ad oggi, a 817 milioni di euro.
Come cogliere appieno questa opportunità per rilanciare il credito al consumo?
Condividere dati fra tutti i soggetti coinvolti nella catena del valore per l’analisi del rischio di credito è un primo tassello su cui lavorare per velocizzare il processo e allo stesso tempo creare economie di scala e di scopo, massimizzando il valore dei dati stessi. Questo tema dovrebbe essere accompagnato da una serie di interventi volti sia alla semplificazione dei processi di concessione del credito al consumo, sia all’adozione di processi differenziati di verifica dei clienti e concessione di finanziamenti basati su un approccio “risk-based”. In quest’ultimo caso, alla luce del fatto che gli acquisti online hanno un valore medio più basso rispetto agli acquisti offline, si potrebbe dare la possibilità ai consumatori di accendere finanziamenti sugli acquisti in rete prevedendo una semplificazione del processo di richiesta per bassi importi, cosa che l’attuale legislazione non prevede.
Intervenire sullo snellimento e la maggiore fruibilità dell’informativa precontrattuale, anche in un’ottica web-friendly, è di certo un altro tema da considerare per rilanciare il credito al consumo online, cercando, allo stesso tempo, di migliorare il processo di educazione finanziaria del cliente, con l’obiettivo di evitare il sovra-indebitamento. Velocizzare e semplificare il sistema di riconoscimento è un altro fattore che agevolerebbe il consumer lending online: a tale riguardo, è venuto in aiuto lo SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale nato lo scorso gennaio in seno all’AgID, con l’obiettivo di creare un unico ecosistema di riconoscimento ed accettazione dell’identità digitale dei cittadini italiani. E’ però opinione comune, fra gli addetti al settore, che uno dei fattori che frenano la diffusione dell’identità digitale e in generale lo sviluppo del consumer lending online, è la resistenza culturale tipica del consumatore italiano; in questo senso sarebbe auspicabile un intervento delle istituzioni volto ad ovviare a questo problema anche attraverso la promozione di progetti di formazione nelle scuole. C’è inoltre da considerare un altro aspetto: lo SPID può rappresentare la base per lo sviluppo di strumenti flessibili di credito al consumo che rispondono meglio alle esigenze del cliente e-commerce: pensiamo, ad esempio, delle carte opzione e revolving che potrebbero trasformarsi in veri e propri wallet di credito virtuali utilizzabili dai clienti per finanziare i propri acquisti online in maniera facile e veloce. La normativa italiana attuale, però, non consente il collocamento di questo tipo di strumenti tramite reti terze, così come avviene in altri Paesi dell’Unione Europea, limitando fortemente il loro potenziale: è quindi auspicabile un intervento del legislatore per ovviare a questo problema e permettere anche ai merchant online di poter promuovere e collocare tali strumenti, come già accade in altri Paesi.
Interventi migliorativi del credito al consumo online dovrebbero provenire non solo dalle istituzioni ma anche dall’industria del credito alla quale si richiede maggiore attenzione circa la tutela della risoluzione delle controversie, maggiore chiarezza e trasparenza delle modalità di “interruzione” del processo di finanziamento per l’utente finale e strategie di comunicazione più orientate al web e al linguaggio dell’e-commerce.