Il nuovo Rapporto I-Com sull’innovazione energetica, giunto ormai all’ottava edizione, ha messo in luce che l’attività innovativa nel campo energetico continua a crescere e proporzionalmente di più rispetto ad altri settori. Evidenti sono gli obiettivi su cui si sta concentrando l’impegno sia del settore pubblico che delle imprese: le tecnologie dove maggiormente si concentra l’attività innovativa, infatti, sono l’energy storage e il fotovoltaico, seguiti – ma solo ad una certa distanza – da eolico e solare termodinamico. Restano marginali i settori relativi a cogenerazione, smart grid e geotermia, dove ancora solo poche centinaia di brevetti sono stati depositati a livello mondiale. Si confermano Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud quali Paesi più attivi; tra quelli europei, solo la Germania riesce a farsi notare, specie nei settori eolico e della cogenerazione, dove primeggia.
Ancor più importante sta diventando l’energy storage nell’ambito della mobilità sostenibile, dove è in grado di catalizzare oltre il 50% dell’attenzione globale: sono più di 7.000 le richieste di brevetto totali depositate, più del doppio di quelle relative ai veicoli ibridi. l’Italia di certo non brilla. I settori dove si intravede una certa spinta innovativa sono quelli dei veicoli ibridi, dell’accumulo, dei veicoli elettrici plug-in e delle stazioni di ricarica, con Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna a portare avanti il grosso dell’attività innovativa. Certo, la differenza con gli altri Paesi europei non è abissale: l’unica a mostrarsi all’altezza delle maggiori economie del mondo è, ancora una volta, la Germania, terza nella classifica mondiale; per il resto, solo la Francia si dà da fare, specie nell’ambito dell’energy storage.
Tornando all’analisi dell’attività brevettuale complessiva, la scarsa rilevanza del nostro Paese nel contesto globale viene confermata anche in questo caso e confermato resta anche il focus su fotovoltaico ed eolico, dove comunque la quota nazionale rispetto al totale rimane molto residuale, largamente al di sotto dell’1%. L’Italia è nona nella top ten, con 114 richieste, superata anche dalla Spagna. Il fatto che, con quasi un quarto dei brevetti, il Lazio occupi il primo posto, grazie alla presenza di numerosi e importanti centri di ricerca pubblici, sottolinea come la dominanza nel tessuto produttivo di PMI riduca, rispetto agli altri Paesi sviluppati, la capacità di innovare delle imprese private.
E’ inoltre interessante notare come lo stesso Lazio, mentre risulta essere più attivo sul fronte brevettuale, resti invece più indietro in quanto a capacità di trasformare l’”idea” in una nuova iniziativa imprenditoriale. Nonostante resti, infatti, tra le principali regioni, il numero di start-up energetiche presenti sul suo territorio (52) è ben lontano da quello di Lombardia (112) ed Emilia Romagna (86). Degno di nota anche il ruolo della Campania che, nonostante arranchi sul fronte innovativo, si afferma invece tra le principali regioni in grado di valorizzare e stimolare adeguatamente la nascita di nuove realtà imprenditoriali nell’ambito energetico: con le sue 41 start-up innovative in ambito energetico, infatti, ospita il 7% del totale delle start-up energetiche presenti in Italia, piazzandosi sesta nella graduatoria nazionale.