Italia: troppi batteri resistenti agli antibiotici

antibiotic-Resistance-662x375Proprio la settimana scorsa pubblicavamo un articolo sui pacchetti informativi realizzati da EMA insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) per promuovere l’uso responsabile degli antibiotici. A distanza di una settimana, ritorniamo sul tema della resistenza antimicrobica, che cresce a ritmi vertiginosi in tutti i Paesi europei, con una conseguente perdita di efficacia delle terapie e gravi rischi per la salute pubblica.  Infatti, semplici infezioni della pelle, interventi chirurgici e altre circostanze che ad oggi non presentano particolari criticità, domani potrebbero diventare addirittura situazioni tali da mettere in pericolo la vita di molti pazienti, se non si interviene mettendo in atto due strategie fondamentali ovvero, l’utilizzo responsabile dei farmaci e la prevenzione.

Oltre all’impatto epidemiologico, che si riflette in un aumento della morbosità e della mortalità associate alle infezioni causate da patogeni resistenti, a destare preoccupazione è anche l’impatto economico legato alla perdita di vite e di giornate lavorative e al maggior utilizzo di risorse sanitarie per il prolungamento delle degenze, al maggiore utilizzo di procedure diagnostiche e di antibiotici spesso più costosi, quando disponibili. Alcune stime affermano che l’AMR potrebbe portare, nei Paesi OCSE, ad una perdita economica cumulativa compresa tra i 20 e i 35 miliardi di dollari.

Questa settimana, vogliamo fornire dei dati interessanti elaborati dall’Ecdc e contenuti all’interno del rapporto intitolato “Surveillance of antimicrobial resistance in Europe 2016”. In particolare, l’intento è quello di mostrare i casi di resistenza antimicrobica in Italia, relativamente a determinati batteri molto comuni: Escherichia coli, Acinetobacter, Klebsiella pneumoniae e Staffilococco aureo. Purtroppo i livelli registrati nel nostro Paese sono molto elevati se confrontati con il resto del continente e preoccupanti, pertanto meritano particolare attenzione.

L’Escherichia coli è un batterio che può provocare infezioni del sangue e del tratto urinario e intestinale e può essere causa di meningite neonatale. In Italia, si registrano percentuali molto alte di resistenza di questo batterio alle opzioni farmacologiche. In particolare, se si considera l’Aminopennicillinis, i batteri Escherichia coli di due pazienti su tre sono in grado di resistere a tale antibiotico. Scende, ma resta comunque alta la resistenza registrata rispetto al fluoroquinolones, che è presente nel 43% dei quasi 6mila test effettuati nel 2016 in Italia. Il nostro Paese, in questo caso, presenta la situazione peggiore in Europa, subito dopo Cipro.

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Il quadro italiano peggiora ulteriormente se si considera il batterio Acinetobacter, che risulta resistente in oltre il 70% dei pazienti testati relativamente alle tre classi di antibiotici Aminoglycosides, Carbapenems, Fluoroquinolones.

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Per quanto riguarda, invece, lo Klebsiella pneumoniae, responsabile di polmoniti e altro, i dati parlano di una stabilizzazione dei casi di resistenza a livello continentale nonostante in alcune nazioni il fenomeno continua a crescere. Tra queste anche l’Italia: i casi di resistenza, infatti, sono aumentati, raggiungendo il 56% relativamente al fluoroquinolones e al Cephalosporins.

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Infine, riguardo al batterio Stafilococco aureo, 1 terapia su tre di meticillina nel nostro Paese purtroppo fallisce.

L’Italia si è tristemente conquistata la maglia nera per l’incidenza delle infezioni resistenti agli antimicrobici, con una diffusione superiore alle medie europee per alcuni dei principali super batteri. È necessario, dunque, ridurre il consumo degli antibiotici sia per uso umano sia veterinario e il nuovo Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020 del Ministero della Salute è intento a raggiungere tale obiettivo.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Economia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi in Finanza Aziendale Internazionale. Successivamente ha conseguito un master di II livello in “Concorrenza, economia della regolamentazione e della valutazione”, presso la medesima università.

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