Non sono passati molti anni da quando, all’alba della nascita delle pay-tv in Italia, i due operatori del panorama televisivo nazionale, Stream e Telepiù, si contendevano spettatori a suon di diritti strapagati sul campionato di Serie A. Una novità assoluta per gli spettatori, che potevano assistere in diretta alle partite domenicali dal divano di casa, ma un sistema che, non potendo reggere a lungo, portò nel 2003, dopo varie vicissitudini, alla fusione dei due operatori in un’unica entità, Sky Italia.
Oggi, a distanza di 15 anni, Sky è il primo operatore italiano per fatturato. In un panorama audiovisivo enormemente cambiato, grazie all’ingresso dei competitivi OTT, le offerte VOD e le serie tv a farla da padrona, il calcio è tuttavia ancora oggetto di ingenti investimenti da parte delle emittenti. Tre anni fa Mediaset sbaragliò la concorrenza con un’offerta inarrivabile, 230 milioni l’anno, per i diritti di trasmissione del campionato, una cifra enorme rispetto ai 130 offerti da Sky nel triennio precedente, che ha provocato non pochi problemi al ramo pay del Biscione, mai rientrato nell’investimento inziale. Hanno seguito varie strategie, quali la trasmissione delle partite più importanti in chiaro per recuperare attraverso la vendita degli spot e il tentativo di cessione ai francesi di Vivendi per la formazione di una grande pay-tv europea, finito per tribunali.
Clamorosa invece la notizia di qualche giorno fa, ovvero l’accordo con gli ex rivali di Sky. L’intento fa seguito alle intenzioni dell’operatore DTT di concentrarsi sulla televisione in chiaro, per la quale ha provveduto all’acquisto dei diritti dei mondiali di calcio in Russia orfani degli Azzurri, e l’apertura del canale 20, acquistato da Rete Capri e inaugurato in grande stile con la partita di Champions League Juventus-Real Madrid lo scorso 3 aprile.
Sky accrescerà la propria offerta su satellite acquisendo i titoli di film e serie tv detenuti da Premium a seguito di accordi in esclusiva con Warner e Universal – in tutto 9 canali – che si vanno ad aggiungere alle due competizioni europee per il prossimo triennio, all’inevitabile accordo con gli spagnoli di MediaPro per la Serie A, all’intesa con Open Fiber, che dovrebbe combinare la propria offerta in esclusiva con la migliore velocità di connessione disponibile, e a quella con Netflix i cui contenuti, dal 2019, saranno disponibili sul nuovo decoder SkyQ.
Allo stesso tempo Mediaset noleggerà le frequenze di El Towers all’operatore satellitare, che in tal modo si appresta a diventare una tv sempre più multipiattaforma, dando vita ad un ramo pay su digitale terrestre. Il nuovo pacchetto potrebbe includere i 9 canali di cinema e serie tv di Premium già ceduti al satellite (Premium Joi, Premium Stories, Premium Crime e Premium Action, Premium Cinema, Premium Cinema +24, Premium Cinema Energy, Premium Cinema Emotion, Premium Cinema Comedy), una selezione di canali Sky e Fox e alcuni eventi sportivi ora in esclusiva per gli abbonati al satellite.
La pace ritrovata permetterebbe a Sky di allargare la propria offerta di 14mila titoli e a Mediaset di allargare il bacino di utenza dei propri canali, riportando su satellite le tre reti ammiraglie bandite qualche anno fa a causa degli screzi tra i due gruppi.
È presto per stabilire le conseguenze dell’accordo sulla tv in chiaro e sugli altri operatori, ma sicuramente non mancheranno ripercussioni, come quelle che potrebbero esserci sul rafforzamento di Timvision che contava su Premium per rimpolpare il proprio catalogo o un inevitabile effetto sui prezzi dei pacchetti offerti da Mediapro.
L’accordo ha una sua logica ed è coerente con le strategie di rafforzamento sempre più aggressive messe in campo a livello internazionale dagli operatori media (vedi le strategie adottate da Disney nell’ultimo anno e le mire su Fox/Sky) per reggere la sfida delle Internet company.
Articolo scritto in collaborazione con Monica Sardelli