Nel 2019 è aumentato del 4,7% il numero delle compravendite nel mercato immobiliare di Roma. Un dato che conferma la crescita del settore iniziata già nel 2013 e che fa guadagnare alla capitale il primo posto in Italia, con oltre 30.000 transazioni anche, ovviamente, in virtù del numero di abitanti della città eterna. Nonostante le quotazioni degli immobili dell’Urbe continuino in media a diminuire, le zone centrali e più prestigiose della città cominciano a dare segni di ripresa. La stessa tendenza al rialzo è stata registrata anche per le case di nuova costruzione.
I dati emergono dal report condotto da Nomisma sul mercato immobiliare romano che è stato presentato a Roma presso la sede dell’Acer, la costola romana dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance). Lo studio si concentra in particolare sulle abitazioni di pregio e sulle nuove costruzioni. Un interesse giustificato dal fatto che questo segmento di mercato si è spesso dimostrato anticipatore del comportamento dell’intero comparto. Soprattutto a Roma le nuove dinamiche nel settore del lusso si concentrano tutte nel centro storico e in altre zone di pregio piuttosto centrali come, ad esempio, Parioli, Monte Mario, Aventino e il quartiere Trieste, dove le abitazioni si caratterizzano per vista panoramica e vicinanza a parchi e servizi.
Dal confronto con altre tredici grandi città italiane, il luxury real estate romano si posiziona al di sopra della media in termini di prezzi delle abitazioni: nel 2019 la crescita media annua è stata dell’1,2% nelle zone di pregio e dello 0,5% nel centro, contro la stazionarietà degli altri comuni. Nonostante questi dati si riferiscano alle sole abitazioni usate, valori positivi in termini di quotazioni si registrano in queste zone anche per gli edifici di nuova costruzione. Tuttavia questi trend positivi non riescono ancora a bilanciare la media urbana, che si presenta ancora con valori negativi a causa della spinta al ribasso proveniente dalle periferie. Percentuali in linea con le tendenze della domanda di acquisto, in crescita principalmente nelle zone di pregio: da questo punto di vista la maggior parte riguarda la prima casa o gli investimenti in immobili di piccole o medie dimensioni con vista sui siti monumentali o sulla città.
I prezzi medi per metro quadro hanno una variabilità molto alta: dagli 8.500 euro per gli immobili sull’Aventino fino ai 14.000 di quelli al Colosseo o ai 16.000 di piazza di Spagna. Inoltre, la domanda ha una struttura tutta nuova: l’attenzione è sempre di più rivolta a una moderna concezione dell’edilizia che integri servizi abitativi allo stesso tempo all’avanguardia e sostenibili (qui un nostro articolo sull’efficienza energetica nel mercato immobiliare). La tipologia di appartamenti richiesta è molto varia e spazia tra monolocali, quadrilocali e attici. Si tratta di immobili che si caratterizzano per architettura e design contemporanei, per la possibilità di accedere a spazi comuni come piscina, cinema o area spa, per l’offerta di servizi condominiali di concierge e vigilanza. Inoltre, l’opportunità di acquistare pacchetti premium per le finiture si aggiunge a una localizzazione comoda, in prossimità di aree verdi, servizi e trasporti e con vista e a certificazioni di qualità in termini di sostenibilità ambientale.
Tuttavia, il settore residenziale romano è frenato dalle condizioni dello stock abitativo preesistente, dal momento che si compone per buona parte di immobili obsoleti e datati: oltre il 40% delle abitazioni è stata costruita tra il 1947 e il 1970, il 32 tra il 1971 e il 1990 mentre solamente il 3,9% dopo il 2006. A rallentare ulteriormente la ripresa del settore c’è una riduzione dei permessi a costruire concessi nella provincia di Roma, passati da 9.000 nel 2010 a 3.778 nel 2018. Inoltre, è da considerare l’investimento in progetti di sviluppo immobiliare: gli 1,8 miliardi di euro generati dal settore immobiliare romano risultano non sufficienti a colmare il disallineamento economico con la città di Milano, in cui questo valore arriva a 3,1 miliardi.
Il presidente dell’Acer Nicolò Rebecchini ha sottolineato come il rilancio del settore del pregio immobiliare si verifichi parallelamente a una sofferenza delle periferie per la mancanza di infrastrutture e servizi. Inoltre, ha evidenziato che in un’ottica di crescita “occorre coinvolgere anche le zone non di pregio nella ripresa immobiliare, attraverso progetti di rigenerazione utilizzando modelli innovativi, che consentano, in tempi rapidi, il superamento dell’attuale stato di degrado di importanti porzioni di territorio, restituendo ai cittadini migliori condizioni di vita, favorendo i processi di integrazione sociale“.