Nel corso dell’ultima settimana sono aumentate le voci di coloro che lamentano una mancanza di iniziativa da parte dell’Unione europea. Le prime misure economiche sono arrivate nel corso della settimana, ma quale strategia sta adottando l’Unione per gestire la crisi provocata dal coronavirus in campo sanitario? Sta facendo abbastanza? Oppure può fare di più? È dai giorni scorsi che è cominciata a diffondersi la formula “whatever it takes”, a qualunque costo, anche rispetto alla dimensione della salute. Ma come funziona davvero? Quale la competenza della Commissione europea in materia sanitaria?
La gestione della salute pubblica è una questione essenzialmente riservata alle politiche nazionali, soprattutto per quanto riguarda le scelte relative alla gestione dei sistemi sanitari. L’Unione può di fatto proporre provvedimenti legislativi, coordinare e facilitare lo scambio di buone pratiche tra gli Stati membri e fornire sostegno finanziario. Inoltre, può adottare atti in materia sanitaria ai sensi degli articoli 114 (ravvicinamento delle legislazioni nazionali), 153 (politica sociale) e 168 (tutela della salute pubblica) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Nello specifico, quest’ultimo stabilisce che “l’azione dell’Unione rispetta le responsabilità degli Stati membri per la definizione della loro politica sanitaria e per l’organizzazione e la fornitura di servizi sanitari e di assistenza medica. Le responsabilità degli Stati membri includono la gestione dei servizi sanitari e dell’assistenza medica e l’assegnazione delle risorse loro destinate“.
A partire dai primi giorni di marzo, tali azioni di coordinamento in campo sanitario si sono fatte più decise, coinvolgendo l’intera cornice istituzionale dell’Unione.
Il primo passo intrapreso dal presidente della Commissione Ursula von der Leyen è stato la creazione di un team di risposta all’epidemia, istituito all’interno del Collegio dei commissari. Il gruppo, composto dai commissari Janez Lenarčič (gestione delle crisi), Stella Kyriakides (questioni sanitarie), Ylva Johansson (questioni relative alle frontiere), Adina Vălean (mobilità) e Paolo Gentiloni (questioni macroeconomiche), ha l’obiettivo di fornire un coordinamento di alto livello multi-settoriale, che funga da cornice per tutte le misure e gli interventi più specifici richiesti a livello europeo e nazionale.
Il 16 marzo scorso, la Commissione ha poi introdotto un pacchetto di linee guida per le modalità di gestione delle frontiere, volte a tutelare la salute e a garantire la disponibilità di beni e servizi essenziali, andando a integrare la decisione europea numero 1082 del 2013, relativa alle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero. Inoltre, ad oggi, 26 Paesi hanno attivato il Joint Procurement Mechanism for Medical Countermeasures previsto dalla decisione di cui sopra, che prevede una gestione più stabile e sicura degli approvvigionamenti, oltre a un andamento più equo dei prezzi per i Paesi che vi aderiscono. Il meccanismo si riferisce non soltanto agli approvvigionamenti alimentari e sanitari, ma va a regolare nello specifico la disponibilità di forniture di dispositivi di protezione individuale, quali mascherine, occhiali e visiere protettivi, visiere o schermi facciali, dispositivi per la protezione di naso e bocca e indumenti protettivi. È previsto che le esportazioni di tali dispositivi al di fuori dell’Unione europea siano soggette a un’autorizzazione preliminare all’esportazione da parte degli Stati membri.
Inoltre sono stati introdotti alcuni organismi di sostegno alle istituzioni in vari settori. Il 16 marzo, la Commissione ha creato l’Advisory Panel on Covid, un gruppo di esperti con il compito di assisterla nell’applicazione della legislazione, dei programmi e delle politiche dell’Unione esistenti. Le attività del gruppo andranno a svolgere un lavoro di concerto con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).
Dal punto di vista scientifico, un gruppo consultivo sul COVID-19 è stato formato il 17 marzo. Composto da epidemiologi e virologi di diversi Stati membri, sarà presieduto dal presidente della Commissione e co-presieduto da Stella Kyriakides, commissaria per la Salute e la Sicurezza alimentare. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) parteciperanno in qualità di osservatori.
Sul lato ricerca, gli sforzi richiesti a tutti gli Stati membri sono ingenti e la strada da percorrere è ancora lunga. Le recenti tensioni internazionali che hanno coinvolto gli Stati Uniti e l’UE, con particolare riferimento alla Germania, sono uno dei sintomi della crescente urgenza relativa all’individuazione e alla successiva distribuzione di un vaccino. Il 16 marzo la Commissione ha offerto sostegno finanziario fino a 80 milioni di euro a CureVac, l’azienda sviluppatrice di vaccini protagonista della vicenda, per accelerare lo sviluppo e la produzione di un vaccino contro il coronavirus in Europa.
È di ieri 19 marzo invece la decisione della Commissione di introdurre la rescEU stockpile, una scorta strategica di attrezzature mediche come ventilatori polmonari, dispositivi di protezione personale, vaccini, terapie e forniture da laboratorio. Gli Stati membri che si candideranno a ospitare gli stock saranno responsabili degli approvvigionamenti mentre la distribuzione delle attrezzature sarà gestita dal Centro di coordinamento della risposta alle emergenze. La Commissione coprirà il 90% dei costi finanziari dell’iniziativa e la previsione iniziale relativa allo stanziamento di fondi si attesta a 50 milioni di euro, 40 dei quali sono soggetti all’approvazione delle autorità di bilancio. Inoltre, il coordinamento garantito dal Joint Procurement Agreement offre agli Stati membri una posizione forte nel negoziare con l’industria sulla disponibilità e sul prezzo dei dispositivi. La proposta aggiorna il Meccanismo di Protezione Civile dell’Unione europea, al quale partecipano tutti gli Stati membri, oltre a Islanda, Norvegia, Serbia e Macedonia.
Il prossimo passo sarà la videoconferenza prevista per il 26 marzo, che riunirà per la terza volta i membri del Consiglio europeo per fare il punto sulla gestione della crisi in corso. Lo stesso giorno ci sarà anche il voto dell’Europarlamento sulle misure economiche proposte nei giorni scorsi dalle istituzioni.