L’Impatto della pandemia su redditi, fiducia e risparmio


Articolo
Domenico Salerno
impatto

L’impatto della pandemia di Covid-19 ha avuto un effetto devastante sull’economia mondiale e, in particolare, sul già fragile tessuto produttivo del nostro Paese. Nel periodo di lockdown enti nazionali e internazionali rilasciavano previsioni catastrofiche a proposito degli effetti della pandemia su Pil e debito pubblico. Oggi che i momenti più difficili dell’emergenza sembrano essere passati e siamo finalmente entrati nella fase di ripresa, si fa la conta dei danni subiti, cercando un modo per mitigare le perdite.

Nell’ultima versione del “Conto trimestrale delle Amministrazioni Pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società” l’Istat ha fotografato la situazione vissuta dalle tre principali componenti della società, ovvero lo Stato, le imprese e i cittadini, nel primo trimestre di quest’anno. L’istituto ha evidenziato una crescita dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione in rapporto al Pil pari al 10,8%, in crescita del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Sia il saldo corrente che il saldo primario delle pubbliche amministrazioni sono risultati negativi, entrambi con un’incidenza complessiva sul prodotto interno lordo del -7,8%.

Ma l’impatto dell’emergenza è stato pesante anche per le tasche dei cittadini: il reddito disponibile delle famiglie è diminuito dell’1,6% rispetto al trimestre precedente mentre la spesa per consumi finali si è ridotta del 6,4. Un calo, questo, che inevitabilmente ha avuto ripercussioni pure sul loro potere d’acquisto, in diminuzione rispetto al trimestre precedente dell’1,7% a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi.

La grave situazione d’incertezza ha spinto verso l’alto la crescita della propensione al risparmio, che è aumentata di ben 4,6 punti percentuali rispetto al quarto trimestre del 2019, attestandosi al 12,5%. Stesso discorso per le società, il cui tasso di investimento pari al 20,9% è diminuito di 0,4 punti percentuali in confronto al trimestre precedente. Nonostante ciò, la pressione fiscale è risultata in aumento dello 0,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, attestandosi al 37,1%.

Con la fase più acuta dell’emergenza alle spalle, il clima di fiducia delle persone sembra però in lieve miglioramento. Le stime dell’Istat su giugno 2020 indicano un miglioramento rispetto al mese di maggio: l’indice di fiducia dei consumatori è passato da 94,3 a 100,6 mentre quello composito delle imprese da 52,7 a 65,4. Le componenti del clima di fiducia dei consumatori risultano tutte in crescita, seppur con intensità diverse. L’aumento risulta più marcato per il clima economico, che è passato da 72,9 a 87,2, e per le previsioni future, aumentate di oltre 12 punti.

Spostando l’attenzione sulle imprese possiamo notare come le stime evidenzino una crescita della fiducia diffusa a tutti i settori (anche se i livelli rimangono ancora piuttosto bassi). Da quello manifatturiero, in cui si é passati da 71,5 punti a 79,8, a quello delle costruzioni, in cui si è arrivati a 124 punti. E ancora, per il comparto dei servizi si è registrata una risalita dell’indice sia in quelli di mercato (da 38,9 a 51,7), sia nel commercio al dettaglio (dal 68,0 a 79,1). In quest’ultimo caso risulta inoltre utile sottolineare come le aspettative sulle vendite future questo mese siano tornate in positivo per la prima volta dall’inizio dell’emergenza per la grande distribuzione e per quella tradizionale .

Direttore Area Digitale dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Nato ad Avellino nel 1990. Ha conseguito una laurea triennale in “Economia e gestione delle aziende e dei servizi sanitari” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e successivamente una laurea magistrale in “International Management” presso la LUISS Guido Carli. Al termine del percorso accademico ha frequentato un master in “Export Management & International Business” presso la business school del Sole 24 Ore.

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