Barriere nei mercati dell’energia al dettaglio, a che punto siamo secondo l’Europa


Articolo
Michele Masulli
Credit: Pixabay

Il processo di liberalizzazione dei mercati europei dell’energia al dettaglio si avvicina ormai a compiere i trent’anni di vita. I clienti dell’energia elettrica e del gas naturale sono ora liberi di scegliere i propri fornitori in quasi tutti i mercati degli Stati Ue. La Commissione europea, le istituzioni e le autorità nazionali di regolazione hanno posto le basi, attraverso numerosi provvedimenti, perché l’accesso al mercato non sia discriminatorio per i fornitori di energia: almeno in linea teorica, pertanto, fornitori di elettricità, gas naturale e di servizi al dettaglio possono entrare nel mercato europeo dell’energia e competere per guadagnarne i clienti.

Ciononostante, permangono barriere a una completa apertura del mercato. Queste ultime sono oggetto del progetto “European Barriers in Retail Energy Markets”, di cui la Commissione europea ha recentemente diffuso un rapporto di sintesi dei lavori. Nel documento, in particolare, si stima la distanza tra previsioni di legge e stato delle cose, ovvero si indaga la misura in cui i fornitori di energia affrontano una serie di ostacoli per entrare e competere nei mercati al dettaglio, identificano la tipologia di barriere esistenti e suggeriscono soluzioni affinché possano essere superate. A questo proposito, viene altresì calcolato un indice di sintetico che classifica i Paesi in base alla facilità con cui è possibile “fare business” nel segmento retail dell’energia.

L’Italia, a 22 anni dal decreto Bersani, non sfigura, né brilla particolarmente. È tra i mercati più aperti ai nuovi entranti e vanta un numero tra i più alti in Europa di venditori di energia, un dato non necessariamente positivo. L’Italia si colloca, quindi, all’undicesimo posto per il mercato elettrico su ventotto Stati considerati e al dodicesimo per il mercato del gas su ventiquattro Paesi. I limiti dei mercati italiani dell’energia al dettaglio sono noti, almeno quelli di portata maggiore. Da una regolazione di prezzo di ampia portata, che frena la concorrenza tra fornitori, all’incertezza sul quadro regolatorio e sui suoi sviluppi, da un vantaggio competitivo più consistente per i fornitori che operano nel regime tutelato o verticalmente integrati a un’elevata complessità e specificità dei sistemi e dei processi all’obbligo per i venditori di riscuotere oneri non riguardanti i mercati dell’energia, fino alla carenza di dati per lo sviluppo di prodotti innovativi.

Più che alle questioni aperte, pertanto, è interessante guardare alle raccomandazioni di policy che vengono indirizzate al nostro Paese. Alcune di queste combaciano con quanto si sta effettivamente facendo. Si pensi, ad esempio, ancorché per le sole piccole imprese, al percorso di superamento del regime di maggior tutela attraverso le tutele graduali, alla messa all’asta dei clienti che non avranno scelto un fornitore sul mercato libero e alla previsione di una quota massima (pari al 35%) assegnabile a un singolo operatore. Si rivela necessario, inoltre, stabilizzare il contesto normativo e regolatorio.

Il riferimento immancabile, anche qui, è al phasing out dalle tutele di prezzo, soggetto da anni a procrastinazione (l’ultima, riguardante il mercato domestico, disposta con l’ultimo Milleproroghe), e agli adempimenti che questo percorso richiede, come disposto dalla legge sulla concorrenza del 2017. Si raccomanda, poi, di alleggerire la responsabilità dei fornitori di riscuotere oneri estranei al settore energetico (il canone Rai è l’esempio più eclatante), prevedendo meccanismi alternativi di raccolta o non esponendo i venditori ai rischi della mancata riscossione. Se è vero, poi, che l’Italia rappresenta un’avanguardia nell’utilizzo degli smart meter nel mercato dell’elettricità, limiti tecnologici e vincoli normativi frenano una diffusione più ampia dei contatori intelligenti nel mercato del gas. Da questo punto di vista, si può fare di più per accelerare la sostituzione dei contatori tradizionali, così come, dopo aver messo in campo diversi progetti pilota, è necessario passare a una fase successiva di implementazione per i sistemi di demand response e per l’aggregazione e la partecipazione della domanda al mercato dei servizi ancillari.

Si sollecita al regolatore uno stretto monitoraggio dell’unbundling. Soprattutto il rebranding della distribuzione viene considerato inefficace. Il rapporto, che annovera tra le sue fonti questionari e interviste presso venditori e operatori, riporta alcune delle preoccupazioni dei fornitori di energia. Tra queste, quella per il trattamento asimmetrico degli operatori nel mercato dei servizi ausiliari e la sensazione per i nuovi entranti di essere trascurati dagli organi preposti nel processo di ingresso, che si distingue per la complessità delle procedure e la disomogeneità tra mercato elettrico e mercato gas. In questo caso, l’introduzione di procedure one-window per ottenere dati statistici di mercato è vista come una soluzione per ridurre il numero di soggetti coinvolti e aumentare la qualità del servizio. Sempre nell’ambito dei processi, si spinge per una standardizzazione di sistemi e procedure a livello europeo, oltre che con la facilitazione dell’accesso ai dati, per favorire l’ingresso e l’attività di nuovi operatori sul mercati al dettaglio. Viene richiesta, inoltre, maggiore facilità nelle informazioni raccolte dal Sistema Informativo Integrato, che da settembre 2018 costituisce l’interfaccia unica e ufficiale per l’acquisizione e la diffusione dei dati di misura dell’elettricità e del gas naturale e un elemento strategico per il rafforzamento della competitività dei mercati dell’energia al dettaglio.

D’altra parte, in un mercato come quello italiano, dove gli incentivi a permanere con il fornitore storico e/o nel campo regolato sono elevati, è necessario investire maggiormente in iniziative volte a rafforzare la consapevolezza del consumatore e la sua capacità di reazione agli stimoli competitivi del mercato. Bollette comparative e valutazioni sulle prestazioni di consumo dei clienti, così come un ampliamento delle informazioni precontrattuali e dell’offerta di servizi aggiuntivi, possono accrescere la sensibilità del cliente al mercato libero. Allo stesso tempo, risulta opportuno ridurre i tempi di switching a 24-48 ore.

Ricopre attualmente il ruolo di Direttore dell’area Energia presso l’Istituto per la Competitività (I-Com), dove è stato Research Fellow a partire dal 2017. Laureato in Economia e politica economica presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, successivamente ha conseguito un master in “Export management e sviluppo di progetti internazionali” presso la Business School del Sole24Ore. Attualmente è dottorando di Economia applicata presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Roma Tre. Si occupa principalmente di scenari energetici e politiche di sviluppo sostenibile, oltre che di politiche industriali e internazionalizzazione di impresa.

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