Economia e lavoro, ecco le aspettative delle famiglie italiane. L’indagine della Banca d’Italia


Articolo
Giorgia Pelagalli
Aspettative

Le aspettative sull’economia e sul mercato del lavoro tornano a migliorare, anche se le famiglie italiane non si aspettano il superamento della pandemia in tempi brevi e ben il 60% dei nuclei dichiara di avere difficoltà ad arrivare a fine mese.

L’impatto del Covid-19 sul nostro Paese non si esaurisce nel solo ambito sanitario, ma, modificando le abitudini di consumo e risparmio dei cittadini e le dinamiche occupazionali, influenza le tendenze di mercato di medio e lungo periodo. A rivelarlo è la quarta edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane pubblicata dalla Banca d’Italia, che raccoglie informazioni sulle dinamiche delle loro condizioni economiche e le aspettative per il futuro. La ricerca è stata condotta su un campione di 2.800 nuclei familiari tra la fine del mese di febbraio e l’inizio di marzo 2021, ovvero prima del nuovo inasprimento delle misure di contenimento del contagio.

Migliorano le prospettive a 12 mesi sulla situazione economica italiana e sul mercato del lavoro che, pur rimanendo ad un tasso di crescita negativo, si collocano sul livello più alto raggiunto da aprile 2020. Il 22,5% delle famiglie italiane si aspetta un netto peggioramento dell’economia nell’anno a venire, percentuale più bassa di circa 9 punti rispetto a quella rilevata nell’edizione precedente dell’indagine. Sono invece più pessimiste le famiglie il cui capofamiglia è un lavoratore autonomo o un disoccupato, che ritengono rispettivamente per il 30 e il 26,3% di dover affrontare una drastica contrazione dell’economia.

In media il 70% delle famiglie pensa di poter beneficiare nel 2021 dello stesso reddito familiare percepito durante l’anno precedente, mentre poco meno di un quarto ne attende una riduzione. Tuttavia, anche qui lo stato occupazionale del capofamiglia incide sul sentiment, tanto che la quota sale al 37,3% nel caso dei disoccupati e al 30,9 per i lavoratori autonomi.

Ciò che preoccupa di più è l’aumento della quota di famiglie che dichiara di avere difficoltà ad arrivare a fine mese (10 punti percentuali in più rispetto al pre-pandemia), giunta questa volta al 60% del totale. Circa il 30% del campione ha percepito tra febbraio e marzo 2021 un reddito più basso rispetto alla situazione antecedente l’emergenza sanitaria. Tuttavia, il peggioramento reddituale è stato mitigato da misure di sostegno quali la Cassa integrazione guadagni, l’assegno ordinario del Fondo di integrazione salariale e dei Fondi di solidarietà, l’indennità di disoccupazione, il reddito di cittadinanza, il reddito di emergenza, le misure di sostegno agli autonomi e ai professionisti, il bonus per servizi di baby-sitting e altre tipologie di sostegni. Tra il dicembre 2020 e il febbraio 2021 avrebbe beneficiato di questi aiuti circa un quarto delle famiglie.

Le conseguenze del rallentamento dell’economia hanno avuto un impatto anche sulle scelte di consumo, che in generale si sono contratte per motivazioni diverse a seconda delle famiglie: peggiori disponibilità economiche per i nuclei che hanno avuto difficoltà a coprire le spese mensili o la paura del contagio e le misure di contenimento per i più abbienti. Il settore più colpito è quello alberghiero e della ristorazione, presso il quale l’80% delle famiglie ha ridotto i consumi rispetto ai mesi pre-Covid. Tuttavia, le prospettive di consumo sono in miglioramento. Sono al di sotto di un quarto i nuclei che dichiarano di voler spendere meno in beni non durevoli nel prossimo trimestre, una quota ridotta rispetto a quanto registrato nell’edizione di novembre dell’indagine, quando erano circa un terzo.

Parallelamente, sono aumentate le possibilità di risparmio. Circa il 40% delle famiglie ha affermato di essere riuscita ad accumulare risorse, un aumento significativo rispetto al 30% registrato nel 2016. Ciononostante, è importante sottolineare come questa dinamica sia sostenuta dai soli nuclei che non hanno riscontrato difficoltà nel sostenere le spese mensili. Inoltre, solo un terzo del risparmio accumulato nel 2020 verrebbe consumato nel corso del 2021, mentre poco più della metà sarebbe detenuto sotto forma di depositi o altre forme di investimento e il rimanente verrebbe impiegato per ripagare il debito.

Nata a Formia nel 1996 e adottata da Roma nel 2015, ha conseguito la laurea triennale in Scienze economiche presso La Sapienza di Roma con una tesi sperimentale sull’Indice di Sviluppo Umano. Attualmente è borsista presso il Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” e studentessa del Master of Science in Economics presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

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